gabriel garcia marquez fidel castro

“GARCÍA MÁRQUEZ È UN AGENTE DI PROPAGANDA AL SERVIZIO DELL'INTELLIGENCE DI CUBA” – UNA SERIE DI DOSSIER TOP SECRET DECLASSIFICATI HANNO RIVELATO CHE LO SCRITTORE PREMIO NOBEL ERA FINITO SOTTO LA SORVEGLIANZA DELLA DIREZIONE FEDERALE DELLA SICUREZZA IN MESSICO, A CAUSA DELLA SUA AMICIZIA CON FIDEL CASTRO – IL “LIDER MAXIMO” AVREBBE ANCHE CURATO “CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA”, DOVE SUGGERÌ UN GRAN NUMERO DI CORREZIONI, TRA CUI…

Sara Gandolfi per il "Corriere della Sera"

 

gabriel garcia marquez fidel castro 1

Cronaca di una morte annunciata , capolavoro letterario del XX secolo, deve molto a Fidel Castro. Fu lui l'editor-ombra che suggerì a Gabriel García Márquez un gran numero di correzioni. Perfino il calibro delle armi non piacque al «líder máximo», e il grande scrittore colombiano lo modificò. Poi, cedette tutti i diritti del romanzo a Cuba, come rivela un documento datato 17 marzo 1982 degli 007 messicani. 

 

gabriel garcia marquez fidel castro 7

«Il che conferma che García Márquez, oltre ad essere filocubano e filosovietico, è un agente di propaganda al servizio della direzione dell'intelligence di quel Paese», si legge. Dettagli di una relazione di amicizia personale e politica che ha riempito migliaia di pagine di dossier top secret. Costretto nel 1961 a lasciare gli Stati Uniti, perché nel mirino costante della Cia, «Gabo» finì sotto la sorveglianza della Direzione federale della sicurezza in Messico (DFS) dove si era trasferito e visse fino alla morte. Fatti noti da tempo. 

gabriel garcia marquez fidel castro 6

 

Il Partito rivoluzionario istituzionale, che ha governato il Paese nordamericano per 71 anni ininterrotti, lo considerava una spia al soldo del regime rivoluzionario che aveva preso il potere all'Avana. Dai rapporti declassificati, cui ha avuto accesso il quotidiano El Pais , emergono ora nuovi dettagli sul rapporto fra due dei maggiori protagonisti della storia latino-americana. 

 

gabriel garcia marquez 3

Il futuro premio Nobel della Letteratura era affascinato dal potere, Fidel Castro dai grandi intellettuali. Lo scrittore regalava al rivoluzionario libri per distrarlo dalle fatiche della guerra in Angola - il primo, rivelano gli archivi dei servizi segreti fu Dracula - e il cubano contraccambiava leggendo in anteprima le bozze dei suoi racconti e romanzi. 

gabriel garcia marquez fidel castro 5

 

García Márquez sentì nominare per la prima volta il «rebelde barbudo» nel 1955 a Parigi, dalla voce del poeta Nicolas Guillen. Quattro anni dopo, quando la rivoluzione castrista trionfò, viveva a Caracas dove era redattore di Venezuela Grafico . «Il 18 gennaio, mentre riordinavo la scrivania per tornare a casa, un uomo è apparso ansimante nell'ufficio deserto della rivista alla ricerca di giornalisti che quella stessa sera volevano andare a Cuba. A tale scopo era stato inviato un aereo cubano», raccontò in seguito. 

 

gabriel garcia marquez fidel castro 10

Nella fretta, si presentò all'aeroporto senza passaporto: «Non ce n'era bisogno... l'unica carta che ho trovato in tasca era una ricevuta della lavanderia. L'agente l'ha sigillata sul retro, ridendo, e mi ha augurato buon viaggio». Gabo restò all'Avana sei mesi e ne ripartì come corrispondente a New York dell'agenzia cubana Prensa Latina . Gran parte delle indagini della polizia politica messicana s' inquadra nella cosiddetta «guerra sporca» contro i movimenti di sinistra. 

gabriel garcia marquez fidel castro 4

 

Equivalente della Cia o del Kgb sovietico, la DFS tra il 1947 e il 1991 pose sotto sorveglianza 4 milioni di persone, sia messicane che straniere. Tra queste, anche un altro premio Nobel per la Letteratura: Octavio Paz. «Accumularono da 60 a 80 milioni di carte», assicura il ricercatore Sergio Aguayo. Uno dei capitoli più corposi del «fascicolo Gabo» riguarda il suo ruolo di mediatore fra i movimenti della sinistra latinoamericana e il francese Régis Debray, già compagno di guerriglia di Che Guevara, poi diventato consigliere del presidente François Mitterrand. 

gabriel garcia marquez fidel castro 2

 

Tra alti e bassi Fidel Castro e Gabo restarono amici fino alla fine. Assieme fondarono la Scuola di Cinema a San Antonio de los Baños. Ironia della storia, è la cittadina dov' è esplosa la protesta contro il regime l'11 luglio scorso.

gabriel garcia marquez 2GABRIEL GARCIA MARQUEZ E MERCEDES BARCHAclaudio baglioni copia garcia marquez da tutti poeti con claudiogabriel garcia marquez fidel castro 9GABRIEL GARCIA MARQUEZ E MERCEDES BARCHA gabriel garcia marquez 1gabriel garcia marquez fidel castro 3gabriel garcia marquez fidel castro 8

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…