maurizio palmulli

E MO’ ME BUTTO A FIUME – LA TRADIZIONE ROMANELLA DI MISTER OKAY E DEL TUFFO DI CAPODANNO NEL TEVERE DA PONTE CAVOUR – “CE VOLE UN GRAN CORE PE’ FALLO” – IN PRINCIPIO FU IL BELGA RICK DE SONAY, OGGI A RINNOVARE LA MITOLOGIA E’ IL BAGNINO MESCIATO MAURIZIO PALMULLI – L’OMAGGIO DI SORRENTINO E CHARLES SPRAWSON, IL MISTICO EROICO ROMANTICO NUOTATORE INGLESE - VIDEO

Stefano Ciavatta per Dagospia

 

MAURIZIO PALMULLI

"Ce vole un gran core pe' fallo" ha detto Maurizio Palmulli in un'intervista a Leggo. Ma ogni capodanno il suo primo pensiero è sempre lo stesso: tuffarsi nel Tevere dai 18 metri di Ponte Cavour per rendere omaggio alla città e al suo fiume. E’ la tradizione di Mister Okay. Per quelli stanchi di qualsiasi mitologia della Città Eterna: il rito è folk e primitivo ma laico e tutto novecentesco, un tuffo che dura un attimo ma un attimo che solo Roma sa dare, da un ponte che in fondo ha solo 120 anni e manco un’iscrizione latina. E non è il caso di fare tragedie, pur con la città in crisi.

 

“E mo’ me butto a fiume” cantava accorato e amaro Venditti in “Sora Rosa”, ma non è questo il caso. Buttarsi a fiume è diventato rito propiziatorio e popolare, a san Silvestro si tuffano anche dalle banchine dei circoli, come il Canottieri Lazio. Il resto dei giorni, invece, nel Tevere ci si getta ancora la disperazione, e non riemerge.

 

 

Al principio del gioco fu Rick de Sonay, eccentrico cinquantenne, nato nel 1899 per paradosso nella città delle terme, a Spa in Belgio, folgorato poi nel 1918 “dal bagno d’acqua fredda, quella di fiume” durante la traversata a premi della Senna a Parigi. Chi dice fosse fotografo chi caricaturista, per l’anagrafe da Hollywood sul Tevere nulla esclude nulla.

 

rick de sonay

Nei video dell’istituto Luce de Sonay si toglie il maglione pesante, un po’ fuori forma gonfia il petto davanti “ai ragazzetti di Prati”, lancia giù il cilindro (per poi recuperarlo, show must go on), si butta, fa il gesto di OK, nuota di gusto, poi risale, festeggia con una torta e del vino rosso, perché “l’acqua del Tevere cancella le ingiurie delle età” e perché poi ogni volta è anche il suo compleanno. Il big bang avviene nel 1946, da lì il Forrest Gump del Tevere battezza tre decadi. Fioccano le multe, una gliela pagò Antonio Pala, il re degli assessori capitolini. Nel ‘73 venne assolto per “balneazione abusiva” perché il fatto non costituiva reato. 

 

 

Il suo Sessantotto è il cameo muto in “Straziami, ma di baci saziami” di Risi. Il tuffo del 1969, mentre l’uomo forgiato da esperti qualificatissimi e strumenti intelligenti sbarca sulla Luna, è liquidato dal Corriere della Sera come “patetico, arcaico, episodio di colore rionale”. Certamente l’esibizione di Mister Ok arrivata fin qui è nuda e casereccia (ma non spoglia d’esperienza), priva di qualsiasi tecnologia, quasi un affronto per il mondo che ci vorrebbe tutti Baumgartner. Ma fuori dal b/n delle immagini di repertorio il tuffo di capodanno spalancato sulla Roma teverina può essere letto oggi come il sogno proibito di comunione felice, la tentazione di sposare Roma al volo -i tramonti non hanno mai bagnato nessuno- da parte di chi ha sempre dragato la città in lungo e largo, archeologi, cronisti, cantanti e via dicendo, sogni ripagati invece solo dall’affanno dei tempi magri e impietosi.

 

tevere

Quando iniziarono a tuffarsi gli eredi del pioniere belga gli argini del Tevere erano desolati, vuoti, lontanissimi dal presidio eroico della folla salutista di runner e bikers. E il fiume era il posto più insultato e mortificato di Roma, “anvedi quanto è zozzo!”, forse per vendetta per essere stato più volte infimo traditore della città moderna. C’erano però i fiumaroli incalliti, quelli “col Tevere nelle vene” ed è qui che la storia svalvolata di Mister Ok si unisce al ventre cittadino.

 

Arriva Spartaco Bandini classe 1912, trasteverino di San Cosimato, ex camionista poi gestore dei “cavallucci di Villa Pamphili”, qualcuno si ricorderà i pony a noleggio, a mollo dal 1961 (“le multe? ma chi le ha mai pagate”), il primo del 1989 si tuffò che aveva 76 anni, l’acqua segnava 4 gradi, morì poco dopo a giugno. Arriva Aldo Corrieri nato nel 1953, vigile del fuoco testaccino e “cascatore” a Cinecittà, Aveva iniziato ventenne: “era il capodanno del 1973, avevo sotto di me un baratro di sedici metri e poi altri quattro metri d'acqua”. A gennaio 2000 festeggiò il suo 28° tuffo. 

 

 

I fiumaroli conosco bene anche il pericolo sempre scongiurato di sbattere contro un tronco portato dalla corrente o calcolare male la profondità. O di prendere la leptospirosi per via dei topi. Di Tevere si può morire così, successe al produttore cinematografico Gianni Buffardi. Estate 1979, prendeva il sole su una banchina e volle farsi un bagno, fatale fu un crampo, finì a bere l’acqua di fiume come de Sonay. Caso raro di infezione batterica, morì atrocemente a fine agosto.

marco fois mister ok 2

 

Dal 2005 su ponte Cavour è arrivato pure Marco Fois, 57enne, tecnicissimo, il più pulito nell’ingresso in acqua, pluricampione europeo master di tuffi, si allena nella piscina del Foro Italico, quella di Costantino Costantini. Anni fa lo intercettarono di notte, nel suo furgone ambulante, a fare i panini per le strade di Roma, pare sia un’attività ventennale.

 

 

E poi ovviamente è arrivato il biondo mesciato di Maurizio Palmulli, romano di Castro Pretorio ma cresciuto nuotando tra Acilia, Ostia, Fiumicino, tra spiagge libere, scogli, fossi, marane, canali, attraversamenti arditi del Tevere più selvaggio. Bagnino nei luoghi sacri del litorale, Kursaal, Urbinati, Capanno, Tibidabo, sette anni di Capocotta. Dall’89 spalanca le braccia da ponte Cavour, da metà anni 90 regge lo scettro di Mister Ok. Da bambino conobbe il vecchio De Sonay, barba bianca da Signore degli Anelli, ridotto sotto il pontile di Ostia a fare le cozze. Da bagnino insegnò a nuotare a Fois. “Il cuore ha più stanze di un bordello” scriveva Garcia Marquez, così le grinze sulla pelle e i tatuaggi spossati sui muscoli sono le tacche oneste del tempo sul corpo del generoso Palmulli, oggi 67enne. La pelle che la gente corre a toccare quando Maurizio rimette piede sull’argine, perché “porta fortuna”. Sorrentino gli ha accorciato il tuffo ne “la Grande Bellezza”, apparizione senza pathos né epopea. Charles Sprawson, il mistico eroico romantico nuotatore inglese, quello del libro di culto "L'ombra del massaggiatore nero" (Adelphi), gli ha reso l’omaggio più bello. Nell’ultimo viaggio a Roma si è tuffato e ha nuotato nel Tevere proprio dove Mister Ok prova a rinnovare l’incanto che non c’è più.

 

 

marco fois mister ok

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