MORTE CEREBRALE PER LA SECONDA VITTIMA DEL PICCONATORE DI MILANO (21 ANNI) - I 3 AGGREDITI CHE NON HANNO CHIAMATO LA POLIZIA. PERCHE’?

1. AGGRESSIONE A PICCONATE: MORTE CEREBRALE PER 21ENNE
(ANSA) - E' stata dichiarata poco prima delle 11 la morte cerebrale per Daniele Carella, il 21 enne ricoverato all'ospedale di Niguarda dopo essere stato aggredito a picconate, ieri mattina, a Milano, da Mada Kabobo, il ghanese irregolare che ha ucciso un altro uomo e ferito tre persone. Ora si attenderanno 6 ore per dichiarare il decesso.


2. MOLOTOV MILANO:VICINO A LUOGO AGGRESSIONE CON PICCONATE
(ANSA) - Il luogo dove sono state trovate le bottiglie incendiarie, intorno alle 11, è in via Fortunato Stella, in un quartiere, quello di Greco, adiacente a quello di Niguarda dove ieri si è consumata la tragedia delle aggressioni a picconate da parte di un ghanese irregolare colto da un raptus di follia, costata la morte di un uomo e il ferimento di altri quattro.

Al momento non pare siano state lasciate rivendicazioni, ma sul caso sono ancora in corso gli accertamenti dell'Arma. Il centro in questione si occupa di assistenza a rifugiati politici, e gli investigatori stanno cercando eventuali collegamenti con la vicenda dell'omicida ghanese, che era un richiedente asilo.


3. LA PAURA CHE CI SPINGE A NON CHIAMARE IL 112 - UN'ORA E MEZZA PRIMA CHE KABOBO SIA SEGNALATO. PISAPIA: RITARDO INCOMPRENSIBILE. BONOMI: PERSO SENSO DI COMUNITÀ
Annachiara Sacchi e Gianni Santucci per "Corriere.it"


Un'ora abbondante. Tra le 5 e le 6. Con un passaggio chiave: in quell'ora Mada Kabobo, killer di Niguarda, passa da aggressore minaccioso (con in mano una spranga), a killer invasato (che colpisce e uccide con un piccone). L'ossessione omicida degenera e si autoalimenta con i primi tre attacchi, quelli che non hanno avuto conseguenze gravi. In quel lasso di tempo, forse, Kabobo poteva essere fermato. Bastava prendere un cellulare e premere i tasti: 1-1-2.

Le «gazzelle» dei carabinieri sarebbero arrivate in zona cercando un ragazzo di colore con una maglietta grigia e un bastone, o un piccone, in mano. Ma le prime tre vittime, per loro stessa ammissione, ognuna con una storia e una motivazione diverse, non l'hanno fatto. Perché?

Bisogna ascoltare prima le loro risposte. Andrea Carfora, 24 anni, colpito da Kabobo con una sprangata su un braccio in via Terruggia, prima delle 5, è scappato nei giardini; ha atteso, poi è rientrato in casa; si è presentato in pronto soccorso solo molto più tardi. «Sono stati momenti di terrore. Ho pensato solo a fuggire, sinceramente non so perché non mi sia venuto in mente di chiamare le forze dell'ordine».

Antonio Niro, 50 anni, assalito in via Passerini alle 5 e 20, non si è accorto di nulla. Colpito alla testa da dietro: «Sono crollato a terra, ho battuto col volto sull'asfalto, ho perso gli occhiali e mi sono rotto il naso. Sono svenuto e quando ho ripreso conoscenza la strada era deserta», ha raccontato ieri dal citofono della sua abitazione, accanto alla moglie, dopo essere stato dimesso dall'ospedale. «Ho barcollato fino a casa, ho impiegato tempo». Aggiunge la donna: «Non abbiamo neppure realizzato di cosa si trattasse, per questo non abbiamo pensato di avvertire i carabinieri, ma solo l'ambulanza. In ospedale, quando sono arrivati altri feriti, abbiamo capito».

La terza vittima, Antonio Morisco, si salva: seguito alle spalle da Kabobo, riesce a fuggire nel portone del suo palazzo prima che il ragazzo ghanese lo attacchi. Ha spiegato: «Mi aveva spaventato, ma non ho pensato a quello che poteva succedere. Per me era solo un tipo strano con qualcosa che assomigliava un bastone. Come potevo prevedere cosa avrebbe fatto dopo?». A questo punto, sono le 6 del mattino. E si chiude qui l'ora abbondante delle prime tre aggressioni. E delle tre telefonate non fatte.

Finiscono così le possibilità di fermare Kabobo, che da questo momento inizia a picchiare per uccidere. In una sequenza forsennata e ravvicinatissima: tra le 6 e 20 e le 6 e 30, un uomo ucciso e due in fin di vita. La prima chiamata al 112 dei carabinieri è delle 6 e 28. Ieri anche il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, rifletteva con amarezza: «È assolutamente incomprensibile che nessuno abbia avvisato le forze dell'ordine».

E così si ritorna alla domanda chiave: perché? Ernesto Savona, criminologo dell'università Cattolica di Milano e direttore del centro Transcrime , prova fare un'ipotesi: «La paura può provocare comportamenti in qualche modo "omertosi". Credo che queste persone non abbiano messo a fuoco il reale pericolo. Purtroppo viviamo in un contesto di legami labili e, una volta in salvo, non si pensa al rischio che qualcun altro potrebbe correre». Mauro Magatti, che in Cattolica insegna sociologia, aggiunge: «Facciamo parte di una società individualista con uno scarso senso della cosa pubblica, come conferma l'episodio di sabato mattina». E «premesso che, come Kabobo, migliaia di immigrati vivono in condizioni umanamente opprimenti, sospesi nel nulla, impigliati nelle reti della legge», resta il fatto che in Italia la «dimensione che ci vede cittadini attivi a fianco delle forze dell'ordine è ai minimi storici».

Una società dalle maglie troppo larghe, in cui il bene individuale prevale su quello comune e ci si sente al sicuro solo tra le mura di casa. Poco importa che si tratti di Milano o di un paesino di montagna. Ne è convinto un altro sociologo, Aldo Bonomi: «Certe tragedie possono accadere ovunque anche se, ovviamente, nei piccoli Comuni il controllo è più forte».

Bonomi analizza: «Sabato mattina il meccanismo di controllo e di tutela che caratterizza le comunità non è scattato. Non tra gli italiani, che non hanno saputo mobilitarsi, non tra gli stranieri, che non hanno protetto il loro connazionale, visto che Kabobo è del tutto estraneo alla sua gente». Il risultato è evidente: «Due gruppi drammaticamente feriti». In cui prevalgono rabbia e sospetto. «Perché se non c'è una comunità di cura, rimane solo quella del rancore».

Diffidenza, individualismo, sfiducia. Mali contemporanei spiegati dalla sociologia. Anche se psicologi e psichiatri rilevano altri aspetti di questa vicenda. Primo: chi è vittima di un attacco così «imprevedibile e anonimo» subisce uno stress che può impedire di reagire razionalmente. Lo sottolinea Gustavo Pietropolli Charmet: «In questi casi rendersi conto dell'accaduto può non essere immediato». Un dato però è certo: «La liquidità dei legami di oggi rende quasi impossibile identificarsi nel bene comune, nelle ragioni della collettività».

Esclude la responsabilità delle vittime anche lo psichiatra Vittorino Andreoli: «Il centro della questione è la paura: chi corre un pericolo mortale si concentra solo sulla sua sopravvivenza, non pensa a nient'altro. Quando c'è di mezzo la vita prevalgono le dinamiche animali. Queste persone non hanno nemmeno immaginato che altri potessero correre lo stesso rischio». Piuttosto, «dov'erano gli altri?».

Lo studioso non vuole sentirsi dire che era mattina presto, che in giro non c'era nessuno, che era sabato: «Milano è Milano. Siamo sicuri che alle finestre non ci fosse nessuno? Che nessuno abbia visto niente? Qui sì che mancano il senso sociale e la fiducia nelle forze dell'ordine, percepite solo come inquirenti». Il problema è proprio questo: «Viviamo nella società dell' io , incapaci di capire che l'io sta bene solo se gli altri stanno bene. Quello che è successo a Niguarda non va affrontato pensando solo a sei persone, ma guardando in faccia la collettività e i suoi principi. Credo che troppi abbiano voltato lo sguardo». Mentre Kabobo avanzava in strada a caccia di vittime.

 

SANGUE DEI FERITI DAL PICCONATORE MADI KABOBO AGGRESSIONE A MILANO MADA KABOBO CON IL PICCONE BORGHEZIO RACCOGLIE FIRME CONTRO GLI IMMIGRATI DOPO L OMICIDIO DEL PICCONATORE MADA KABOBOSANGUE DEI FERITI DAL PICCONATORE GIULIANO PISAPIA Vittorino Andreoli

Ultimi Dagoreport

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")