NON SIETE STATO, VOI - NELLE MOTIVAZIONI DELL’ERGASTOLO A CARLO MARIA MAGGI E MAURIZIO TRAMONTE PER LA STRAGE DI PIAZZA DELLA LOGGIA A BRESCIA, I GIUDICI AFFONDANO IL COLPO: “AVEVANO LA CONSAPEVOLEZZA DI ESSERE SPALLEGGIATI DA APPARATI DELLO STATO E DEI SERVIZI NAZIONALI E ESTERI”

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Piero Colaprico per “la Repubblica”

PIAZZA DELLA LOGGIA PIAZZA DELLA LOGGIA

 

Forse bisognerebbe, per esigenze di chiarezza, cominciare a chiamarla «strategia dell'insabbiamento» e non più «strategia della tensione». Viene da pensarla così, a leggere le motivazioni appena uscite della sentenza della seconda Corte d' assise d'appello milanese sulla strage bresciana di piazza della Loggia.

 

Sono molto chiare sui due ergastoli comminati nel luglio dell' anno scorso: «Tutti gli elementi evidenziati convergono inequivocabilmente nel senso della colpevolezza di Carlo Maria Maggi», medico e nazista, uno dei vertici dei neofascisti di Ordine Nuovo per il Nord-Est. Il quale aveva, continuano i giudici, «la consapevolezza» di sentirsi spalleggiato dalle «simpatie e coperture», se non dall'«appoggio diretto», di «appartenenti di apparati dello Stato e dei servizi di sicurezza nazionali ed esteri».

 

CARLO MARIA MAGGI CARLO MARIA MAGGI

Mani nere, dunque. E mani sporche, anche. E come il dottor Maggi è l' ingranaggio principale della catena di comando che porterà la gelignite da una trattoria di Venezia sino a un bidone di piazza della Loggia, il 28 maggio del 1974, così con lui viene condannato «la fonte Tritone» dell' Ufficio Affari Riservati del ministero dell' Interno, e cioè l' informatore retribuito Maurizio Tramonte, frequentatore di stragisti e poliziotti.

PIAZZA DELLA LOGGIA PIAZZA DELLA LOGGIA

 

Due ergastoli per una strage, lo si sapeva. Come però ammette senza finzioni la stessa corte presieduta da Anna Conforti, nelle aule di giustizia i depistatori e i loro mandanti non hanno perso. A rispondere degli otto morti e oltre cento feriti, infatti chi c' è? «Un leader ultraottantenne e un non più giovane informatore dei servizi (...), mentre altri, parimenti responsabili, hanno da tempo lasciato questo mondo o anche solo questo Paese, ponendo - scrivono i giudici - una pietra tombale sui troppi intrecci che hanno connotato la mala-vita anche istituzionale all' epoca delle bombe».

MAURIZIO TRAMONTE PIAZZA DELLA LOGGIA MAURIZIO TRAMONTE PIAZZA DELLA LOGGIA

 

Questo concetto della «mala-vita anche istituzionale», però, entra in una sentenza.

Ci entra tardissimo, anche se per l' incrollabile Manlio Milani, ferito nella strage in cui perse la moglie Livia, «questa sentenza è di estremo valore. Ci dà due dei colpevoli e ci mostra l' intreccio, che è ancora tutto da scoprire, tra apparati dello Stato. I processi non serviranno, va bene, ma almeno sapremo.

PIAZZA DELLA LOGGIA PIAZZA DELLA LOGGIA

 

C'è stata una "direttiva Renzi", c' è finalmente l' ordine tanto atteso di aprire gli armadi con il materiale dei servizi sulle stragi italiane. Sono già stati stanziati 600mila euro per la digitalizzazione dei documenti, con bando di gara europeo. Tutto il materiale, che andrà catalogato all' archivio centrale di Stato a Roma, sarà messo a disposizione degli archivi periferici, sarà reso pubblico. Massimo diciotto mesi - su questo confida Milani - e potremo leggere».

 

vinciguerra vincenzo vinciguerra vincenzo

Che cosa? A pagina 471 delle motivazioni l' amarezza dei giudici è evidente. Sta in un riferimento all' ex terrorista nero Vincenzo Vinciguerra, responsabile della strage di Peteano, 1972, tre carabinieri ammazzati. Né pentito, né collaboratore, l' ergastolano Vinciguerra è sembrato molto credibile quando ha parlato «dell' opera sotterranea portata avanti con pervicacia da quel coacervo di forze» che oggi, parole dei giudici, sono «individuabili ormai con certezza in una parte non irrilevante degli apparati di sicurezza dello Stato, nelle centrali occulte di potere, che hanno prima incoraggiato e supportato lo sviluppo dei progetti eversivi della destra estrema, ed hanno sviato l' intervento della magistratura, di fatto rendendo impossibile la ricostruzione dell' intera rete di responsabilità».

 

PIAZZA FONTANA PIAZZA FONTANA

E se i giudici evidenziano il risultato «devastante per la dignità dello Stato e della sua irrinunciabile funzione di tutela delle istituzioni», per i cronisti s' impone una domanda: ma quanto è realistico ipotizzare di trovare oggi le tracce di chi, decenni fa, era stato capace, perché protetto da una parte dello Stato, di aggrovigliare la catena di sangue che comincia con la madre di tutte le stragi, con i 17 morti di piazza Fontana a Milano, 12 dicembre 1969? Chi, votato al male, può aver lasciato tracce utili ai detective, agli storici, ai familiari? E a noi tutti?

 

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