I NUOVI CORSI DI FORMAZIONE PER MANAGER? LI TIENE UN ILLUSIONISTA CHE INSEGNA “A SUPERARE L’IMPOSSIBILE” CAMMINANDO SU VETRI ROTTI E GIOCANDO CON LE CORDE - PER INSEGNARE A NON RUBARE, INVECE, SERVE UN MIRACOLO

Franco Giubilei per “la Stampa”

 

Walter Rolfo  Walter Rolfo

Se la magia è l’arte di realizzare l’impossibile o, più prosaicamente, «il modo di trovare vie d’uscita là dove le persone vedono solo muri insormontabili», allora si capisce come un illusionista per vocazione sia diventato un esperto di formazione per manager, richiesto anche dalle multinazionali. Walter Rolfo, torinese di 43 anni, ingegnere, ha iniziato a fare giochi di prestigio da bambino dopo aver letto i manuali di Silvan e Paperinik.

 

Da allora non ha più smesso, diventando un mago fra i più apprezzati del pianeta, tanto che a luglio organizzerà a Rimini il World Championship of Magic, con 5mila illusionisti da tutto il mondo. Nel 2006 Rolfo ha riportato in tv l’illusionismo, che latitava dal piccolo schermo fin dai tempi di “Sim Sala Bim” nel 1980, poi ha fondato la società Masters of Magic con cui realizza show e performance. Oggi la sua attività principale è l’opera di consulenza rivolta a dirigenti di società ed esperti di marketing, ai quali insegna «a pensare come maghi».

Walter Rolfo Walter Rolfo

 

ADDIO CONIGLI

Dai conigli estratti dal cilindro alle tecniche di problem solving il passo può essere brevissimo, come dimostra l’esperienza di Rolfo: «Per me la magia è uno strumento evoluto di soluzione dei problemi: Copperfield nel ’90 ha fatto sparire la statua della libertà, ma in realtà si è messo al lavoro con dieci ingegneri. Il pensiero illusionistico consiste nel trovare soluzioni la dove la gente vede ostacoli impossibili da superare».

 

Da quando, all’età di 12 anni, si è messo a fare trucchi alle recite scolastiche, è rimasto affascinato dalle regole del meccanismo nascoste in ogni gioco di prestigio: «Col passare degli anni la passione è aumentata, ma anche quando ho fatto uno spettacolo davanti a Gianni Agnelli, a Cervinia, mia madre, che mi cuciva i foulard per i miei show, continuava a ripetermi che ero solo un guitto».

 

Walter RolfoWalter Rolfo

Ora Rolfo non usa più bacchetta e cilindro, fa volare una donna su una Suzuki per promuovere la moto e dice che il suo sogno è reinventare la magia, togliendole di dosso polvere e vecchiume: «E’ l’arte di realizzare l’impossibile, il mezzo per raccontare storie fantastiche, e su questo ho costruito il lavoro che sto facendo con le aziende».

 

ILMESSAGGIO

Qualche esempio pratico di performance messe in scena davanti a un pubblico di manager? «Parto da una premessa: Houdini andava a liberarsi da una camicia di forza dopo essersi appeso a 30 metri d’altezza davanti alla sede di un giornale, per farsi pubblicità, forse il primo caso di guerrilla marketing della storia. Anch’io mi faccio legare, con addosso una giacca, poi entro in una cabina e dopo tre secondi ne esco ancora legato, ma con la giacca indossata sopra le corde. Il messaggio forte è che “si può fare”».

 

IllusionistaIllusionista

Fra i corsi tenuti da Rolfo, ci sono quelli in cui i professionisti imparano a camminare scalzi su un tappeto di cocci di bottiglie, «prova molto più insidiosa» delle braci ardenti: «E’ importante camminare molto lentamente senza esitazioni. Il segreto della magia è la fisica e l’equilibrio degli oggetti».

 

Ai dirigenti di una multinazionale che dovevano abituarsi a lavorare in totale autonomia rispetto al passato, l’illusionista ha insegnato il gioco delle tre corde di lunghezza diversa che diventano uguali: «Ho spiegato il trucco in modo che lo facessero anche ai loro figli, allo scopo di trasmettere il messaggio che, se si conosce il meccanismo, uno riesce a fare l’impossibile. Un periodo di crisi come questo è pieno di false premesse, e il mago è il soggetto giusto per scardinarle».

 

All’Emirate Stadium di Londra, per un evento rivolto a manager della Wind, Walter Rolfo ha riunito mille persone davanti a 12 maghi, «per radicare un’emozione al termine dello stage di formazione. Oggi, o pensi strano e lavori sull’unicità, o non se ne esce».

 

 

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