attilio fontana

PROVACI ANCORA, ATTILIO - IL GOVERNATORE FONTANA, IL 7 GIUGNO SCORSO, AVEVA SOSTENUTO DI NON SAPERE NULLA DELLA PROCEDURA DI ACQUISTO DA PARTE DELLA REGIONE DELLA FORNITURA DI CAMICI E SET SANITARI DALL’AZIENDA DEL COGNATO E DELLA MOGLIE - MA NON È VERO: FU AVVERTITO - IL BONIFICO DI 250 MILA EURO FATTO DA FONTANA ALLA “DAMA SPA” DA UN CONTO SVIZZERO - SU QUEL CONTO, IL LEGHISTA AVEVA FATTO NEL SETTEMBRE 2015 UNO “SCUDO FISCALE” PER 5,3 MILIONI DETENUTI FINO AD ALLORA DA DUE “TRUST” CREATI ALLE BAHAMAS NEL 2005…

Da www.corriere.it

 

andrea dini attilio fontana

Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, è indagato dalla Procura di Milano per «frode in pubbliche forniture». La vicenda è quella della vendita alla Regione, da parte dell’azienda Dama Spa (di proprietà del cognato di Fontana, Andrea Dini, e al 10 per cento della moglie dello stesso Fontana, Roberta), 75.000 camici e 7.000 set sanitari, per 513 mila euro, nelle settimane più dure dell’emergenza-coronavirus.

 

Fontana, il 7 giugno scorso, aveva sostenuto di non sapere nulla della procedura di acquisto da parte della Regione e di non essere mai intervenuto in alcun modo. Ma — come scritto qui — questa sua affermazione stride con due evidenze che vanno in senso opposto.

 

roberto maroni attilio fontana matteo salvini

La prima: ad avvertire Fontana, da subito, fu il suo assessore, Raffaele Cattaneo, capo dell’unità di emergenza che stava cercando - in quelle settimane - camici ovunque fosse possibile recuperarli (In una intervista al Corriere del 9 giugno, Fontana disse: «In quei giorni la Regione ha chiesto camici e mascherine da chiunque li avesse»).

 

La seconda: il 20 maggio, la Dama Spa — con una mail alla centrale acquisti della Regione Lombardia — comunicava che la vendita si sarebbe tramutata in una donazione. Ma il giorno precedente, il 19 maggio, Attilio Fontana aveva deciso di versare 250 mila euro alla Dama Spa, proprio per rifondere alla società gran parte del mancato guadagno: mancato guadagno di cui nessuno, pubblicamente, sapeva ancora alcunché.

 

ATTILIO FONTANA

Il bonifico partì da un conto di Fontana in Svizzera, presso la banca Ubs Ag, del tutto lecito. Su quel conto, Fontana aveva fatto nel settembre 2015 uno «scudo fiscale» per 5,3 milioni detenuti fino ad allora da due «trust» (strumenti giuridici di stampo anglosassone per proteggere il patrimonio da possibili pretese). Il fondo era della madre di Fontana, Maria Giovanna Brunella, dentista, che era morta a 92 anni a giugno del 2015. I trust erano stati creati alle Bahamas nel 2005 (dopo inizio nel 1997) quando Fontana presiedeva il Consiglio regionale. La madre di Fontana era «intestataria» dei due trust; Fontana risultava in uno il «soggetto delegato» e nell’altro il «beneficiario economico».

 

Attilio Fontana

Fontana provò a fare il bonifico andando all’Unione Fiduciaria, che amministra per lui il «mandato fiduciario misto» da 4,4 milioni di euro. Ma il bonifico venne bloccato in base alla normativa antiriciclaggio, perché non c’erano una causale o una prestazione coerenti con il bonifico, e il versamento era disposto da soggetto «sensibile» per l’incarico politico.

 

Il bonifico venne annullato l’11 giugno, da Fontana, dopo che il 9 giugno la Guardia di Finanza, attivata dalla Banca d’Italia (che aveva ricevuto la segnalazione dalla fiduciaria), aveva ascolto come teste il «responsabile della Funzione antiriciclaggio» della fiduciaria stessa.

 

Fino a oggi, Fontana non ha modificato la sua posizione pubblica, relativa alla vicenda: di non averne saputo nulla, e di non essere intervenuto in alcun modo.

 

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