eni nigeria claudio descalzi muhammadu buhari

IL "CORRIERE" SPIEGA DA DOVE ARRIVA IL PROCESSO ENI-NIGERIA: "SI E' MOLTO ALZATA L'ASTICELLA DELLE PROVE RICHIESTE ED E' COMPLESSO RICOSTRUIRE IL PUZZLE CON ROGATORIE IN PAESI TUTT'ALTRO CHE COLLABORATIVI. IN QUESTA FRUSTRAZIONE VA RINTRACCIATA LA MOLLA PSICOLOGICA DEI PM MILANESI A IPERVALUTARE TALUNI CONTROVERSI TESTIMONI. SPECIALIZZATI NEL DIRE, SU 10 COSE, UNA RISCONTRATA VERA MA NON IMPORTANTE, UNA RISCONTRATA FALSA MA NON DECISIVA, E OTTO IN TEORIA CRUCIALI MA DETTE APPOSTA IN UN MODO CHE NE RENDA INVERIFICABILE LA VERITÀ O FALSITÀ. UNA SCOMMESSA AD ALTO AZZARDO PER LA PROCURA DI MILANO CHE…"

Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”

 

eni

Siccome «dopo» saranno capaci tutti - di incensare le condanne ottenute dai pm o di saltare sul carro dei vincitori assolti - serietà vorrebbe che sui processi per corruzione internazionale si facessero invece i conti con una verità, e con un fraintendimento, «prima» dell'odierna sentenza del processo milanese Eni/Shell-Nigeria, riguardante quella che l'accusa asserisce essere la più grande tangente di sempre, 1 miliardo e 92 milioni pagati come prezzo al governo nigeriano nel 2011 per la licenza petrolifera Opl 245.

 

Il fraintendimento è di chi manifesta insofferenza già solo per la celebrazione di processi tacciati di frenare l'export italiano in Paesi dove senza ungere i politici non ci si aggiudicherebbe le commesse, e quindi di penalizzare gli interessi nazionali a beneficio di concorrenti esteri più spregiudicati ma meno tarpati dalle rispettive magistrature.

claudio descalzi

 

È un'insofferenza malriposta, perché è la Convenzione Ocse del dicembre 1997 - a tutela della concorrenza internazionale, e a contrasto dei cleptocrati affamatori di nazioni saccheggiate nelle proprie materie prime - che impone agli Stati aderenti di perseguire le tangenti a politici stranieri: se poi l'applicazione di questi trattati appare più «interventista» in Italia, ciò dipende dal fatto che la magistratura non è sottoposta all'esecutivo e agisce in regime di obbligatorietà dell'azione penale, mentre in altri Paesi (ad azione penale discrezionale e controllo più o meno diretto dell'esecutivo) sono le contingenti opportunità politiche a stoppare o aizzare i magistrati.

emmanuel ibe kachiwu

 

E persino questi Paesi, quando ritengono, non lesinano mano pesante anche verso i propri campioni nazionali: l'anno scorso il colosso aerospaziale francese Airbus ha accettato di pagare 2,1 miliardi di euro alla Francia, 984 milioni alla Gran Bretagna e 526 milioni agli Stati Uniti che indagavano congiuntamente su 13 anni di commesse militari a Malesia, Russia, Cina e Ghana.

 

Tuttavia il rosario di processi in Italia conclusi da ricorrenti assoluzioni di tutti i vertici imputati (come nei casi Saipem-Algeria e Agusta/Finmeccanica-India) contiene invece un nucleo di verità, pur al netto dell'amnesia su parziali risultati di segno contrario, quali il patteggiamento (7,5 milioni nel 2014) di AgustaWestland prima del processo ai poi assolti amministratori Finmeccanica, o il pagamento nel 2010 di 365 milioni da Eni agli Stati Uniti propiziato a cascata della prima indagine milanese in Nigeria, o l'intenzione adesso proprio di Eni di patteggiare (anche se non per corruzione ma per induzione indebita) un'altra indagine a Milano sul Congo.

pozzi petroliferi nigeria

 

La pioggia di assoluzioni segnala che struttura della norma e stratificarsi della giurisprudenza hanno molto alzato l'asticella delle prove richieste. Non basta l'enormità magari delle commissioni pagate dalle aziende italiane al mediatore di turno, non potendo valere l'assunto (sensato storicamente ma non giudiziariamente) che pagare il mediatore intimo di un ministro equivalga di per sé a pagare il ministro; a volte neppure il passaggio di denaro dal mediatore al ministro è stato ritenuto prova sufficiente della destinazione al ministro proprio di «quelle» somme stanziate dall'azienda al mediatore; e indispensabile - in multinazionali i cui grandi capitani d'azienda si rimpiccioliscono di colpo fin quasi a semplici passanti tutte le volte che i controlli interni appaiono degni di una bocciofila - resta dare la prova dell'accordo corruttivo stretto dall'azienda con il mediatore nell'interesse del pubblico ufficiale straniero, nonché individuare lo specifico atto d'ufficio compravenduto.

ENI NIGERIA

 

Tutte tessere di un puzzle che, già non semplici da ricostruire in Italia, spesso diventano ardue da recuperare con rogatorie in Paesi tutt' altro che collaborativi. È forse in questa frustrazione che va rintracciata la molla psicologica dei magistrati milanesi a ipervalutare taluni controversi testimoni (come nel processo odierno il coimputato ex manager Eni Vincenzo Armanna o l'ex avvocato esterno Eni Piero Amara), in apparenza in grado di colmare i tasselli mancanti a provare (non più solo per via logica o di indirette mail) un ruolo diretto dei vertici aziendali nella destinazione corruttiva dei soldi finiti ai potentati locali.

 

dan etete

Quando fuori piove, piove anche se lo dice Armanna, hanno argomentato in requisitoria i pm, convinti che sbagli chi, osservando questi tre anni di udienze, ha invece ricavato l'impressione di testimoni specializzati nel dire, su 10 cose, una riscontrata vera ma non importante, una riscontrata falsa ma non decisiva, e otto in teoria cruciali ma dette apposta in un modo che ne renda inverificabile la verità o falsità. Una scommessa ad alto azzardo, quindi.

 

Che la Procura di Milano ha giocato confidando le valga da asso pigliatutto. Ma che può viceversa trasformarsi in un boomerang, finendo per indebolire anche lo sforzo investigativo profuso sulle anomalie dell'iter contrattuale e sui rivoli dei 500 milioni di dollari prelevati in contanti negli uffici di cambio nigeriani.

PIERO AMARApiero amara

muhammadu buhariestrazione di petrolio nel delta del niger in nigeria

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...