carabinieri cocaina piacenza giuseppe montella

NEI SECOLI FETENTE – CHE COSA È SUCCESSO IN QUESTI ANNI A PIACENZA? C’È UN MISTERO CHE RISALE AL 2013: DUE MILIONI DI DOLLARI FALSI SEQUESTRATI A UNA BANDA DI TRAFFICANTI E POI SPARITI NEL NULLA – QUALCUNO FECE ARRIVARE LA NOTIZIA ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA, CHE FECE PARTIRE UN’INDAGINE CONTRO IGNOTI, POI SUBITO ARCHIVIATA – L’ARMA AZZERÒ LA CATENA DI COMANDO NEL SILENZIO TOTALE E DI QUEI SOLDI NON SI È SAPUTO PIÙ NULLA…

 

 

Luca Fazzo per “il Giornale”

 

carabinieri piacenza e pusher

Vengono da lontano, i veleni che si respirano intorno ai carabinieri di Piacenza, e che fanno un po' da motore e un po' da sfondo all' inchiesta che ha spedito in galera per tortura e traffico di droga quasi l' intero organico della stazione Levante.

 

È da anni che qualcosa non va, nell' Arma. Il repulisti con cui due giorni fa il Comando generale ha cacciato via d' urgenza l' intera linea gerarchica ha un precedente identico, pochi anni fa. Anche allora la Procura indagava sui carabinieri, anche allora Roma azzerò i comandi. La differenza è che allora l' inchiesta rimase segreta, nessuno ne seppe niente, i trasferimenti furono presentati come normali avvicendamenti.

 

Col senno di poi, fu forse un errore. Perché quel segreto ha continuato a circolare sotto traccia, ad ammorbare l' aria, a tenere vivi odi tra colleghi. Fino al big bang di sei giorni fa.

il maggiore rocco papaleo

Insieme ai veleni, aleggia sull' Arma piacentina un mistero. Che fine hanno fatto i due milioni di dollari falsi sequestrati nel 2013 a una banda di trafficanti italiani ed africani e spariti da un ufficio del comando provinciale? Era questo il tema della prima inchiesta, quella condotta lontano dai riflettori. Tutto comincia il 6 novembre 2013, quando i carabinieri arrestano diciannove persone per «associazione a delinquere finalizzata alla introduzione nello Stato e alla spendita di banconote falsificate».

 

Ci sono anche facce pulite: commercianti, ristoratori, proprietari di locali notturni, che annegavano un fiume di dollari falsi tra il contante dei loro esercizi. Dollari di ottima fattura, realizzati partendo da biglietti veri da un dollaro e ristampati come cento. A condurre l' inchiesta, il maggiore Rocco Papaleo: lo stesso ufficiale che ora è in servizio a Cremona e che all' inizio di gennaio ha dato il via all' inchiesta sulla stazione Levante, consegnando i file con i racconti scioccanti dei confidenti dell' appuntato Peppe Montella e dei suoi colleghi.

 

giuseppe montella

Quel giorno di novembre, la retata dei trafficanti di dollari (coltamente ribattezzata E unum pluribus) finisce su tutti i giornali e tg, poi non se ne parla più. Ma nei giorni successivi accade qualcosa di cui invece non c' è traccia, e che può essere ricostruito solo grazie al passaparola che in questi sei anni ha continuato ad agitare le caserme della Benemerita.

 

Il passaparola dice che la parte più consistente della massa di soldi falsi sequestrata dal Nucleo investigativo viene portata nella caserma del Comando provinciale, in via Beverora. E qui, a un certo punto, sparisce nel nulla. Qualcuno, dall' interno dell' Arma, fa arrivare la notizia alla Procura della Repubblica, che ovviamente deve aprire una indagine. Che però non arriva da nessuna parte. Il fascicolo viene aperto contro ignoti, e contro ignoti viene archiviato.

il maggiore rocco papaleo

 

L' Arma però non può restare ferma, e reagisce come reagirà sei anni dopo: azzera la catena di comando, il rimedio consueto e inevitabile quando ci si rende conto che qualcosa si è rotto nei meccanismi di controllo.

 

I CARABINIERI DI PIACENZA E LE BOTTE A UN PUSHER

La vicenda viene inghiottita dal silenzio. Dei due milioni di dollari falsi non si è più saputo nulla. Chi li aveva presi, si è fatto le sue idee sul Giuda che lo ha denunciato. Chi ha avuto senza colpe la carriera rovinata, difficilmente ha perdonato.

 

E ora la nuova inchiesta sulla Levante butta sale su quella ferita mai davvero ricucita. E così diventa inevitabile tornare a chiedersi: cosa è successo in questi anni a Piacenza? Come è possibile che nel cuore del profondo nord si susseguano storie che vedono gli uomini delle forze dell' ordine, i «buoni» per antonomasia, nel ruolo dei «cattivi»?

piacenza carabinieri

 

Ad aprile 2013 la retata dei poliziotti corrotti e spacciatori, sei mesi dopo la storia dei dollari spariti, adesso le botte, i festini, la droga nella caserma di via Caccialupo. E c' è chi ricorda che anche a Palazzo di giustizia non tutto è filato sempre liscio: nel 2009 arrestarono per corruzione una cancelliera della Procura che vendeva i segreti d' ufficio, le trovarono un diario con la storia di dieci anni di magheggi. Che fine ha fatto quel diario?

carabinieri piacenzale auto e le moto di proprieta' del carabiniere giuseppe montella giuseppe montella giuseppe montella con la fidanzatala ducati di giuseppe montella piacenza carabinierigiuseppe montellaGiuseppe Montella con la fidanzata Mery Cattaneoi carabinieri di piacenzagiuseppe montellagiuseppe montellaI CARABINIERI DI PIACENZA E GLI ORDINI PER LA DROGAgiuseppe montella I CARABINIERI DI PIACENZA E LA FOTO CON UNO SPACCIATOREpiacenza carabinieripiacenza carabinieri

Ultimi Dagoreport

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")