SMART WORKING SI’, MA NON COSI’!  VIETATI BEVANDE, MESSAGGI E CIBO. ECCO COME IL CALL CENTER "TELEPERFORMANCE" PREVEDE DI MONITORARE IL COMPORTAMENTO DEI SUOI 380MILA DIPENDENTI CHE LAVORANO DA CASA - NEL REGNO UNITO IL VIDEOCONTROLLO SARA’ ATTIVATO DAL PROSSIMO MESE - LA BATTUTA DI BORIS JOHNSON CHE HA INVITATO GLI IMPIEGATI A RITORNARE IN UFFICIO PERCHÉ LAVORANDO DA CASA HANNO GIÀ AVUTO ABBASTANZA GIORNI LIBERI…

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Caterina Belloni per "la Verità"

 

Telecamere nel computer per controllare che gli operatori dei call center che lavorano da casa non perdano tempo. È la nuova frontiera dello smart working e a varcarla è stata una società francese che ha dipendenti in 34 Paesi, Italia compresa. A rivelare che Teleperformance si servirà di telecamere per verificare il comportamento dei suoi 380.000 dipendenti è stato il Guardian, in un'inchiesta che sta facendo discutere. Secondo il quotidiano inglese, la società francese ha deciso di installare delle videocamere nei computer dei dipendenti che lavorano da casa per controllare che lavorino secondo le regole.

 

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Questo sistema di videoriprese, usato anche per i meeting interni e per le chiamate, eseguirà dei controlli a campione e grazie a un programma di intelligenza artificiale rileverà i comportamenti sbagliati, segnalandoli ai superiori, che poi avranno il compito di valutare ogni singolo caso con il dipendente. Ma quali sono le azioni non ammesse mentre si lavora da casa? Bere, guardare il telefonino, lasciare la scrivania, ma anche mangiare, visto che durante il turno non sono previste pause per i pasti. Tutte queste azioni vanno ridotte al minimo e comunque devono essere registrate dal dipendente, che se ha bisogno di «distrarsi» dal lavoro per compiere uno dei questi gesti deve segnalare che sta prendendo una pausa attraverso una specifica app e spiegare anche per quale ragione lo fa.

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Secondo il Guardian, quando il sistema di monitoraggio si rende conto che la tastiera e il mouse non vengono utilizzati per un certo tempo invia un segnale all'ufficio centrale, che registra la durata della inattività e la segnala al supervisore, incaricato di capire come mai ci sia stato un periodo di non produttività. Modalità spiegate anche dal video che i dipendenti inglesi della società hanno ricevuto per capire meglio come funzionerà questo strumento di controllo e di cosa devono preoccuparsi.

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Nel Regno Unito, dove la società conta circa 10.000 dipendenti impegnati a fare da call center per enti e aziende importanti, dai ministeri della Salute e dell'Istruzione fino a Nhs, il servizio sanitario pubblico, il videocontrollo sarà attivato a partire dal prossimo mese, ma l'azienda ha precisato al Guardian che non sarà usato in ogni Paese e che regole e tempi saranno diversi. L'unica certezza sembra essere che il sistema di controllo a distanza verrà attivato in diversi momenti, senza preavviso, per controllare se il dipendente sta lavorando secondo le regole definite oppure no.

 

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Una verifica in tempo reale, per stabilire che chi lavora da casa non perda tempo e non venga pagato senza compiere davvero il suo dovere fino in fondo. Peccato che questo sistema assomigli un po' al Grande fratello di George Orwell e che non tenga conto del fatto che, nella maggior parte dei casi, per completare una prestazione lo smart working richiede più tempo di quanto ne serva quando si sta in ufficio. L'azienda francese, invece, sostiene che gli obiettivi sono altri: il video monitoraggio serve da un lato a proteggere i dipendenti dal rischio dell'isolamento connesso allo smart working e dall'altro a verificare che l'ambiente in cui svolgono la loro professione mantenga gli standard richiesti dai clienti e dalla società.

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Ma il sospetto che si tratti soprattutto di un metodo di controllo rimane, soprattutto dopo che due giorni fa il primo ministro inglese Boris Johnson si è lasciato scappare una battuta infelice, quando ha invitato gli impiegati a ritornare in ufficio, perché - lavorando da casa - «hanno già avuto abbastanza giorni liberi».

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