stefano feltri giorgia meloni

ANCHE L’ANPI MANIFESTA SOLIDARIETÀ A GIORGIA MELONI MA CI SONO GLI IRRIDUCIBILI CHE NON NE VOGLIONO SAPERE - NON SOLO SELVAGGIA LUCARELLI, ANCHE IL DIRETTORE DI “DOMANI” STEFANO FELTRI: “GLI INSULTI DI UN PROFESSORE SGUAIATO E VOLGARE NON SONO EQUIPARABILI ALLA SISTEMATICA CAMPAGNA DI RANCORE VERSO OGNI TIPO DI MINORANZA (E VERSO PERSONE COME LILIANA SEGRE) CHE LE DESTRE HANNO ALIMENTATO E LEGITTIMATO IN QUESTI ANNI” - DALL'EX BRIGATISTA ETRO FINO AD ASIA ARGENTO, TUTTE LE OFFESE ALLA MELONI

selvaggia lucarelli

1 - SOLO I GIORNALISTI GIUSTIFICANO LE OFFESE DELIRIO DELLA LUCARELLI: «È IL LORO LINGUAGGIO»

Fabrizio Boschi per “il Giornale”

 

Eppure ci dovremmo essere abituati. Viviamo in una società dove l' odio impera. Basti leggere i commenti alle foto su Instagram di una qualunque persona mediamente famosa. E più il livello di notorietà sale, più gli insulti aumentano e diventano aggressioni verbali. Hater anonimi (spesso sorprendentemente donne) si scagliano contro il secondo bambino di Harry e Meghan, il vaccino alla Segre o la positività al Covid di Sallusti.

 

La verità è che all' odio non ci si abitua mai. Per fortuna. Ed un uomo qualunque come Giovanni Gozzini, sconosciuto professore di Storia dell' università di Siena, riesce pure a far parlare di sé per le sue aggressioni vergognose contro Giorgia Meloni su una radio altrettanto sconosciuta, come la sinistroide fiorentina Controradio (senza, tra l' altro, che nessuno dei conduttori lo riprendesse). E anche Selvaggia Lucarelli si accoda.

 

IL POST DI STEFANO FELTRI CONTRO GIORGIA MELONI

Pur conoscendo bene l' odio in rete, su Facebook sente il bisogno impellente di scrivere un lungo sproloquio per dire che non esprime alcuna solidarietà alla Meloni perché è proprio il linguaggio della leader di Fdi «quello su cui fanno leva molti rappresentanti del suo partito, spesso autori di post razzisti, sessisti, omofobi». Strampalata teoria a cui si accoda il direttore di «Domani» Stefano Feltri.

 

La polemica che ne scaturisce riattizza il fuoco mai spento delle offese alla Meloni che prima di essere parlamentare, è donna e mamma, da sempre uno dei politici più bullizzati.

gli insulti a giorgia meloni di gozzini

Nell' agosto 2019 l'ex brigatista Raimondo Etro, che partecipò all' organizzazione del sequestro Moro, in un post su Facebook (condiviso più di 10.000 volte) descrisse la presidente di Fdi come una «nana, coatta, sgraziata, fascia», utilizzando vigliaccamente una foto del 2016 in cui era incinta. Nel 2017, invece, Asia Argento immortalò Giorgia al ristorante e infierì senza alcuna remora: «La schiena lardosa di una ricca e senza vergogna. Fascista sorpresa a brucare».

 

GIORGIA MELONI

Gli attacchi sulla «Meloni fascista» ormai non si contano più tanto che hanno stancato pure chi li fa. Gad Lerner, ad esempio, è uno che di tanto in tanto tira fuori lo spauracchio del fascismo che fa sempre presa sui suoi compagnucci: «Non si dà in natura un partito politico che sia contemporaneamente di destra democratica e fascista. Le due cose sono incompatibili perché il fascismo è una dottrina che nega la democrazia», una delle sue celebri sparate. Il babau è sempre utile per demonizzare l' avversario magari quando è in crescita nei consensi.

GAD LERNER

 

Citiamo, in proposito, quanto pubblicato dalla Stampa diretta da Massimo Giannini, lo scorso 7 febbraio, in un lungo ritratto condito di sarcasmo spicciolo: «Comprensivo di sensi di colpa perché la politica la tiene lontana dalla figlia piccola, Ginevra, prodotta con la collaborazione del compagno autore Mediaset di quattro anni più giovane e mai sposato (però è curioso: tutti questi campioni della famiglia tradizionale ne hanno una irregolare, almeno davanti a Dio. Lei però ribatte che è colpa di lui, che non vuole sposarsi)». Un'espressione, «prodotta con la collaborazione...» che non ha bisogno di commenti.

In questi giorni, infine, è stato pubblicato un vecchio post di Eric Gobetti, storico e autore di un singolare libro sulle foibe, in cui dava della «zoccola» alla Meloni. Di questo, però, nessuno ha sentito il bisogno di parlare.

raimondo etro

 

2 - PURE L'ANPI STA CON MELONI LA SOLIDARIETÀ DI DRAGHI

Fabrizio de Feo per “il Giornale”

 

L'odio politico, la violenza verbale confusa e sessista, l' insulto misogino questa volta non scivola via nell' indifferenza generale, ma si scontra contro un muro di indignazione diffuso e bipartisan che coinvolge le massime cariche dello Stato. Dopo i volgari insulti subiti da Giorgia Meloni da parte del docente di Storia dell' Università di Siena Giovanni Gozzini durante una diretta radiofonica, insulti peraltro figli non di un momento di rabbia ma inseriti all' interno di un ragionamento, scatta una reazione vibrante da parte della politica e della società civile.

 

asia argento 2

Lo scatto rispetto al passato viene dettato dalla telefonata di Sergio Mattarella alla leader di Fratelli d' Italia. È quella la scintilla che fa uscire da logiche antiche e consente di affrontare un fatto grave senza i meccanismi, tante volte sperimentati, dell' indignazione a targhe alterne, della tifoseria a ogni costo anche a scapito di elementari principi di civiltà.

La telefonata del Colle viene resa nota dalla stessa Giorgia Meloni.

 

«Ringrazio il Presidente che mi ha telefonato per esprimermi personalmente la sua solidarietà in seguito agli insulti osceni ricevuti. È un gesto che ho apprezzato molto, e che ribadisce con fermezza il limite invalicabile, in una democrazia, tra critica e violenza». Una chiamata che era stata preceduta da un messaggio scritto sui social da Giovanni Grasso, il portavoce del presidente della Repubblica: «Gli auguri di morte a Liliana Segre che si vaccina. Ora questo qui contro l' on. Meloni. Contro le donne è sempre più facile...Non sarebbe ora di smetterla?».

 

GIOVANNI GOZZINI

A suggellare il nuovo clima è Mario Draghi che telefona alla leader di Fdi. «Gliene sono grata. Mi auguro che questo brutto episodio sia utile a difendere uno dei pilastri della democrazia: il rispetto», aggiunge la Meloni. Telefonate di vicinanza erano arrivate in giornata dai presidenti di Camera e Senato Fico e Casellati. Se si alza forte la voce delle istituzioni, anche la politica fa il suo dovere. «Parole vergognose, insulti inauditi, autentico odio politico. Altro che scuse, questo professore merita il licenziamento.

 

Tutta la mia solidarietà e il mio abbraccio a Giorgia Meloni», dice Matteo Salvini. Silvio Berlusconi pubblica una foto che lo ritrae insieme alla presidente di FdI, con il commento: «Forza Giorgia, siamo con te!». Ma c' è soprattutto il tweet dell' Associazione Nazionale Partigiani Italiani a far percepire il cambio di passo. «L' Italia democratica non può tollerare da parte di chiunque il linguaggio dell' odio e della miserabile offesa sessista». Vicinanza arriva anche da Nicola Zingaretti. «Solidarietà totale. Su queste cose bisogna essere netti e chiari. Non si scherza con odio e violenza».

ANNAMARIA FURLAN

 

Da donna a donna, Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl, stigmatizza «gli insulti sessisti, un fatto inaccettabile e vergognoso. Ancor più grave è che questi insulti siano arrivati da un insegnante su cui è doveroso che l' università assuma provvedimenti. È il frutto di un clima insopportabile di odio e della pessima cultura del nemico che circola nel paese, alla quale dobbiamo porre fine con il concorso di tutti».

 

Intervengono anche Emma Bonino e Virginia Raggi. E mentre Maurizio Gasparri si rivolge al ministro dell' Università Cristina Messa - che ha fissato una riunione urgente per valutare azioni disciplinari - per chiedere la rimozione del professore, la virologa Ilaria Capua ricorda «ai tanti che insultano con volgarità le donne ricordo che anche le loro madri, figlie e sorelle sono donne». Infine le parole, comprensibilmente segnate dall' amarezza del giornalista Mediaset Andrea Giambruno, il compagno di Giorgia Meloni. «Spiegherò a mia figlia quanto sua madre sia valorosa e meritevole per ciò che ha fatto nella sua vita. Io mi auguro, professore, ammesso che lei abbia dei figli, che i suoi figli possano dire altrettanto dei suoi commenti misogini, indegni e vergognosi».

MAURIZIO GASPARRI

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