BANANA DA SCHIACCIARE - LA “GUERRA SPORCA” DEGLI AMERICANI A GHEDDAFI, BERLUSCONI E PUTIN

Il 15 febbraio 2011 Medvedev arriva a Roma per firmare un accordo Eni-Libia-Gazprom di impatto mondiale - Lo stesso giorno a Milano viene depositato il rinvio a giudizio per Berlusconi per il caso-Ruby e Bengasi si ribella al Colonnello - Il dispaccio riservato della segreteria di Stato… - -

Condividi questo articolo


Gian Micalessin per "Il Giornale"

obama berlusconiobama berlusconi

Se vivete di pane e complotti, il 15 febbraio 2011 vi sembrerà una congiunzione fatidica e fatale. Se non ci credete, godetevi le bizzarrie del destino e della storia. Quel giorno tra Mosca, Bengasi e Milano si compiono tre avvenimenti chiave, apparentemente slegati tra loro.

Nella capitale russa, il consigliere del Cremlino Sergei Prikhodko annuncia l'arrivo a Roma del presidente Dmitry Medvedev per la firma di uno storico contratto con l'Eni,destinato ad aprire le porte della Libia al gigante del petrolio russo Gazprom.

A Milano, nelle stesse ore, il giudice per le indagini preliminari Cristina Di Censo deposita il rinvio a giudizio per gli imputati del processo Ruby. A Bengasi, invece, scoppiano i disordini che spingeranno la Nato all'intervento militare e all'eliminazione di Gheddafi.

OBAMA BERLUSCONIIOBAMA BERLUSCONII

Nessuno quel giorno può intravvedere la minima correlazione fra i tre eventi, destinati a determinare l'emarginazione internazionale dell'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e portarlo alle dimissioni.

OBAMA BERLUSCONIOBAMA BERLUSCONI

Le conseguenze del processo Ruby e della rivolta di Bengasi sono ormai chiare. Quelle dell'annuncio di Mosca, seppure meno trasparenti, sono fondamentali per comprendere perché i legami intessuti dal governo Berlusconi con Mosca e Tripoli fossero un ostacolo agli interessi di alcuni importanti «alleati» dell'Italia.

L'accordo firmato dal presidente Medvedev, a Roma il 17 febbraio 2011, mentre a Bengasi già infuriano gli scontri, garantisce il passaggio a Gazprom della metà dei diritti di sfruttamento, detenuti per il 33 per cento da Eni, del pozzo libico di El Feel. Quel giacimento non è una risorsa come le altre.

Scoperto nel 1997 da un consorzio internazionale partecipato dall'Eni, e battezzato Elefante per le sue dimensioni, il pozzo, situato a 800 chilometri a sud di Tripoli, custodisce circa 700 milioni di barili di greggio. È insomma una delle più importanti riserve della nostra ex colonia.

Berlusconi e PutinBerlusconi e Putin

La cessione di un sesto di quel greggio a Gazprom, la compagnia petrolifera considerata il braccio armato di Mosca nella guerra per l'energia tra Russia e Stati Uniti, viene visto come uno sgarro dell'Italia alle politiche energetiche dell'Europa e della Casa Bianca.

Uno sgarro frutto degli stretti legami d'amicizia in¬tessuti da Silvio Berlusconi con Vladimir Putin e Muhammar Gheddafi. Per capire perché l'accordo sul pozzo di El Feef diventa la goccia capace di far traboccare il vaso spingendo i nostri alleati a eliminare Gheddafi e a ridimensionare Berlusconi, bisogna far un salto indietro al 3 novembre 2003.

GHEDDAFI IN ITALIAGHEDDAFI IN ITALIA

Quella notte un'operazione organizzata dal Sismi di Niccolò Pollari, d'intesa con Cia e MI6 britannico, porta alla scoperta nelle stive del portacontainer «Bbc China», da po¬co attraccato nel porto di Taranto, di un importante carico di frequenziometri, pompe, tubi di alluminio e altre parti essenziali per assemblare le centrifughe destinate all'arricchimento dell'uranio.

Quel carico destinato a Tripoli diventa la «pistola fumante» sufficiente a provare i tentativi del Colonnello libico di dotarsi di armi nucleari. La «pistola fumante» viene subito usata da Cia e MI6 per mettere Gheddafi con le spalle al muro e convincerlo a rinunciare ai suoi programmi nucleari garantendogli, in cambio, la fine delle sanzioni e la ripresa dei rapporti commerciali con l'Occidente.

MEDVEDEV A CIPROMEDVEDEV A CIPRO

La capacità dell'Italia di assicurarsi le più importanti commesse libiche, grazie ai rapporti tra Berlusconi e il Colonnello, finisce con il mettere in crisi il patto siglato tra le banchine di Taranto. I primi a soffrire e a lamentarsi sono gli inglesi. Sir Mark Allen, l'uomo dell'MI6 mandato a fine 2003 a gestire la resa di Gheddafi, si ritrova a dover garantire la liberazione dello stragista di Lockerbie, Abdul Baset Ali al Meghrai, per assicurare alla Bp un contratto da 54 milioni di sterline.

Berlusconi nel frattempo inanella accordi assai più fruttuosi, usando esclusivamente il rapporto personale con l'estroso dittatore libico. Il malessere di Londra resta confinato finché la Casa Bianca resta nelle mani di un George W. Bush e di un'amministrazione repubblicana disposti ad accettare le politiche «parallele» dell'alleato italiano in cambio della collaborazione a livello internazionale, dell'impegno in Iraq e Afghanistan e degli stretti rapporti intessuti con Israele.

HILLARY CLINTON BOTOXATA PREMIA GLI STILISTIHILLARY CLINTON BOTOXATA PREMIA GLI STILISTI

Lo scenario cambia bruscamente agli inizi del 2009, quando lo Studio Ovale passa nelle mani di Barack Obama e dell'amministrazione democratica. Con il cambio d'inquilino, cambiano anche strategie e obbiettivi. Le costanti frizioni con il premier israeliano Benjamin Netanyahu spingono gli strateghi democratici a definire un'ardita politica di avvicinamento ai Fratelli Musulmani.

Dopo averli frettolosamente identificati come la forza emergente pronta ad abbracciare la democrazia e ad accettare, grazie all'aiuto del Qatar, le politiche di Washington, i teorici liberal di Obama scommettono su di loro per sostituire quei dittatori fulcro delle strategie americane in Medio Oriente e Nord Africa.

La nuova alleanza, oltre a rendere marginale il ruolo d'Israele, sancisce una svolta nell'ambito dello scontro energetico con la Russia. Il Qatar, nemico dell'Iran sciita e quinto produttore mondiale di gas, diventa - nei piani messi a punto dai think tank democratici - uno dei tanti tasselli destinati impedire a Gazprom e a Mosca di egemonizzare le forniture energetiche all'Europa.

Nell'ambito di questa nuova strategia anche l'Italia di Berlusconi si trasforma in un ostacolo da spianare. E a farlo capire, sollecitando inchieste segrete capaci d'innescare accuse di corruzione e interesse privato ben peggiori di quelle piovute su Berlusconi un anno dopo, ci pensa il segretario di stato democratico Hillary Clinton. «Preghiamo di fornire qualsiasi informazione sulle relazioni personali tra il primo ministro russo Vladimir Putin e il premier Silvio Berlusconi. Quali investimenti personali, potrebbero aver indirizzato le loro politiche economiche ed estere», scrive un lungo cablogramma segreto, diventato pubblico grazie a Wikileaks , in¬dirizzato a fine di gennaio 2010 dalla segreteria di stato di Washington alle ambasciate di Mosca e Roma.

NETANYAHUNETANYAHU

La Clinton chiede insomma a diplomatici e a servizi segreti di fornirgli delle prove da usare contro l'«alleato » Berlusconi e contro il «nemico» Putin. Cosa vuole fare con quelle informazioni il capo della diplomazia americana? Come intende utilizzarle? A chi vuole passarle? Forse non lo sapremo mai. Ma sappiamo che, in quel gennaio 2010, all'assalto giudiziario contro Berlusconi si aggiunge la guerra internazionale.
(3- continua)

 

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…

DAGOREPORT – PARTITI ITALIANI, PERACOTTARI D'EUROPA - L’ASTENSIONE “COLLETTIVA” SUL PATTO DI STABILITÀ È STATA DETTATA SOLO DALLA PAURA DI PERDERE CONSENSI IL 9 GIUGNO - SE LA MELONA, DOPO IL VOTO, PUNTA A IMPUGNARE UN PATTO CHE E' UN CAPPIO AL COLLO DEL SUO GOVERNO, IL PD DOVEVA COPRIRSI DAL VOTO CONTRARIO DEI 5STELLE – LA DUCETTA CONTINUA IL SUO GIOCO DELLE TRE CARTE PER CONQUISTARE UN POSTO AL SOLE A BRUXELLES. MA TRA I CONSERVATORI EUROPEI STA MONTANDO LA FRONDA PER IL CAMALEONTISMO DI "IO SO' GIORGIA", VEDI LA MANCATA DESIGNAZIONE DI UN CANDIDATO ECR ALLA COMMISSIONE (TANTO PER TENERSI LE MANINE LIBERE) – L’INCAZZATURA DI DOMBROVSKIS CON GENTILONI PER L'ASTENSIONE DEL PD (DITEGLI CHE ELLY VOLEVA VOTARE CONTRO IL PATTO)…

DAGOREPORT – GIUSEPPE CONTE VUOLE LA DIREZIONE DEL TG3 PER IL “SUO” GIUSEPPE CARBONI. IL DG RAI ROSSI NICCHIA, E PEPPINIELLO MINACCIA VENDETTA IN VIGILANZA: VI FAREMO VEDERE I SORCI VERDI – NEL PARTITO MONTA LA PROTESTA CONTRO LA SATRAPIA DEL FU AVVOCATO DEL POPOLO, CHE HA INFARCITO LE LISTE PER LE EUROPEE DI AMICHETTI - LA PRECISAZIONE DEL M5S: "RETROSCENA TOTALMENTE PRIVO DI FONDAMENTO. IN UN MOMENTO IN CUI IL SERVIZIO PUBBLICO SALE AGLI ONORI DELLE CRONACHE PER EPISODI DI CENSURA INACCETTABILI, IL MOVIMENTO 5 STELLE È IMPEGNATO NELLA PROMOZIONE DEGLI STATI GENERALI DELLA RAI..."