rocco casalino luigi di maio giuseppe conte

BENVENUTI ALL’ENNESIMO CASALINO FUFFA SHOW! - MA QUALE SCISSIONE: DI MAIO NON ESCE E CONTE NON PUÒ CACCIARLO DAL M5S PER IL SEMPLICE MOTIVO CHE NON E' STATO ANCORA ISTITUZIONALIZZATO IL COLLEGIO DEI PROBIVIRI. CONTE, PER ESISTERE COME LEADER, PUÒ CONTINUARE AD ATTACCARLO CON LE SUE SUPERCAZZOLE. E MARTEDÌ, VEDRETE, IN PARLAMENTO SI RIMANGERÀ LA RISOLUZIONE POLITICA, CHE PORTA ALL’USCITA DAL GOVERNO, IN UNA SEMPLICE MOZIONE DI COMUNICAZIONE CRITICA SULL’INVIO DI ARMI A KIEV. ALTRIMENTI, CONTE SA BENISSIMO CHE VERREBBE “CANCELLATO” DA MATTARELLA E USA

Dagonota

giuseppe conte e rocco casalino

Benvenuti all’ennesimo Casalino fuffa show! Ma quale scissione: Di Maio non esce e Conte non può cacciarlo dal M5S per il semplice motivo che non è stato ancora istituzionalizzato il collegio dei probiviri (tant’è che Petrocelli non è stato espulso ancora). Conte, per esistere come leader, può continuare ad attaccarlo con le sue supercazzole. E martedì, vedrete, in parlamento si rimangerà la risoluzione politica, che porta all’uscita dal governo, in una semplice mozione di comunicazione critica sull’invio di armi a Kiev. Altrimenti, Conte sa benissimo che verrebbe “cancellato” da Mattarella e Usa. Finirà nella solita manfrina acchiappa-titoli di Tarocco Casalino…

 

FLASH -M5S: AVV. BORRE', 'NON COMPETE A CONSIGLIO NAZIONALE ESPELLERE DI MAIO'

 

CONTE VS DI MAIO

Simone Canettieri per ilfoglio.it

 

DI MAIO CASTELLAMMARE

E'una guerra di nervi, quella che sta vivendo il M5s. Un remake di quanto già visto a gennaio per l'elezione del capo dello stato. A differenza da cinque mesi fa, però, qualcosa questa volta dovrà accadere. Lo dicono, con toni diversi, entrambe le fazioni in guerra  che fanno capo a Luigi Di Maio e a Giuseppe Conte.

 

Alle 21 il capo politico del M5s ha riunito d'urgenza (su Zoom) il Consiglio nazionale dei grillini, l'equivalente della direzione Pd, per trovare un metro di paragone.

 

Statuto alla mano, è impossibile che questo organismo (composto dal capo politico, dai suoi vice, dai capigruppo di Camera e Senato, dal capo delegazione al governo, al Parlamento europeo e dai coordinatori dei principali comitati tematici) possa decidere d'imperio l'espulsione del ministro degli Esteri Luigi Di Maio dal M5s.

rocco casalino e giuseppe conte

 

Lo dice appunto la costituzione bizantina dei pentastellati, ancora in balia di ricorsi e quindi sotto la scure del tribunale di Napoli.

 

Lo statuto, all'articolo 13 comma C, dà al Consiglio nazionale il "potere di esprimere un parere circa la decisione da assumere nei confronti di un eletto che non abbia rispettato la disciplina di gruppo in occasione di uno scrutinio in seduta pubblica o non ottemperi ai versamenti dovuti al MoVimento per lo svolgimento delle attività associative o alla collettività, così come disciplinato dal presente Statuto e dal relativo Regolamento". Non è il caso di Di Maio.

di maio conte

 

Al massimo il Consiglio nazionale pentastellato potrà decidere di deferire ai probiviri il titolare della Farnesina per aver contrastato la linea politica del leader e per avere creato una corrente. Tuttavia, per attivare questa procedura disciplinare servirà l'input di Conte. Ma i tempi, prima di arrivare a un fatto politico, sono lunghi.

 

E comunque, in via molto teorica, dovranno essere i probiviri grillini a emettere la sentenza dopo novanta giorni nei confronti dell'ex capo  del MoVimento.

 

DI MAIO CASTELLAMMARE

Dato di cronaca: Danilo Toninelli, Fabiana Dadone e Barbara Floridia da quando sono si sono insediati ai vertici del tribunale interno del M5s non hanno ancora espulso nessuno. Non solo: nemmeno hanno attivato le procedure propedeutiche per farlo. Basti pensare che il cartellino rosso non è stato sfoderato neanche per Vito Petrocelli, l'ex presidente della commissione Esteri del Senato decaduto per via della sua posizione filoputiniste, il quale è stato solo allontanato sì dal gruppo parlamentare, ma non dal partito.

 

LUIGI DI MAIO - BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE

Perché? Si ritorna sempre alla vicenda legale dello statuto in preda ai ricorsi degli ex iscritti in quel di Napoli. In attesa che la faccenda si chiuda, qualsiasi decisione presa ora se venisse ribaltata dai giudici permetterebbe all'espulso di rifarsi legalmente e civilmente sui probiviri. Un rischio che nessuno si vuole prendere. Ecco perché Petrocelli, il compagno Petrov, fa parte ancora a tutti gli effetti del M5s, inteso come associazione.

 

Finora ad agitare l'espulsione di Di Maio in maniera netta sono stati due dei cinque vicepresidenti del M5s: Riccardo Ricciardi e Michele Gubitosa, con altrettante interviste.

 

conte di maio

Alessandra Todde, invece, ha ribadito la linea pro Ucraina e la vicinanza al patto atlantico del M5s, senza risparmiare dure critiche al titolare della Farnesina, accusato di "inseguire obiettivi personali" 

 

Paola Taverna, al contrario, è l'unica vicepresidente a non essere ancora intervenuta (forse perché in conflitto d'interessi: della compagnia di vertice si trova nella posizione di essere al secondo mandato, altro tema che sarà affrontato a fine mese).

 

Di Maio li chiama "dirigenti" per indicarli come burocrati polverosi, coloro che con "parole d'odio" continuano ad attaccarlo perché "europeista e atlantista". Il Consiglio nazionale M5s però potrebbe sfiduciare politicamente il suo ministro degli Esteri spiegando che interpreta la linea del partito: operazione complicata da spiegare perché porrebbe subito l'ex premier dall'altra parte, quella dei simpatizzanti di Putin.

 

conte casalino

C'è poi un argomento ancora più complesso che fa interrogare i vertici contiani: "Siamo sicuri che se anche riuscissimo a espellere Luigi, Draghi lo toglierebbe da ministro degli Esteri?".

 

La domanda non è peregrina, anzi. Soprattutto in questa fase così delicata della guerra in Ucraina. C'è chi è convinto, infatti, che il premier non muoverebbe comunque il suo ministro degli Esteri nemmeno davanti a una sfiducia formale del partito da cui proviene.

 

Sarebbe una figura barbina davanti agli altri paesi della Nato, un favore alla Russia, a pochi giorni dal viaggio a Kyiv con Macron e Scholz. Una destabilizzazione del quadro istituzionale su un argomento così strategico come la geopolitica, posto che con un premier che si chiama Mario Draghi è naturale che la politica estera sia diretta dal capo del governo.  

giuseppe conte luigi di maio foto di bacco (2)

 

Di sicuro a Palazzo Chigi non entrano nel dibattito interno al M5s, anche se si tratta del partito di maggioranza relativa. Ma va anche detto che il premier è stato informato dal primo giorno delle intenzioni del suo ministro di indicare la rotta sulla risoluzione in programma martedì in Parlamento. Una linea che li accomuna, fino a sovrapporli.

 

Se è forte e forse fuoriluogo dire che ci sia uno scudo di Draghi per Di Maio e altrettanto approssimativo pensare che il governo si faccia trascinare in un rimpasto o "peggio ancora nella guerra interna dei partiti", riflettono nelle stanze di Palazzo Chigi.

 

 Dunque questa sera, al di là di un profluvio di agenzie, difficilmente si arriverà a una svolta. Prima c'è il passaggio parlamentare di martedì. Domani le forze di maggioranza si incontreranno per cercare un'intesa su un documento condiviso. Manca la parte più complicata: quella sull'Ucraina.

 

giuseppe conte e luigi di maio

I grillini spingono per ottenere nel testo "il no alle armi" da inviare a Zelensky.  Sarà quello il primo test per il M5s, propedeutico a seconda della piega che la risoluzione prenderà in Aula, a una scissione. Il giorno dopo, mercoledì, è prevista l'assemblea congiunta dei parlamentari: l'ora del chiarimento, ma forse nemmeno quello definitivo. Giovedì ecco Beppe Grillo, chiamato a Roma per motivi legati al suo contratto da 300mila euro con il Movimento ma costretto a intervenire su un fronte a dir poco infuocato. Con la scissione di Di Maio data ormai come un fatto più che possibile. Nei corridoi della Farnesina si fanno i calcoli: sarebbero una sessantina i parlamentari pronti a seguire di Di Maio.

Roccobello Conte Casalino CONTE CASALINO

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO