A CHE SERVE VOTARE? - FERRARA: “IL CASO DELLA GRECIA DIMOSTRA CHE LA SOVRANITÀ NON ESISTE PIÙ IN EUROPA. I RISULTATI DELLE ELEZIONI NON CONTANO PIÙ”

CLAUDIO CERASA E GIULIANO FERRARA CLAUDIO CERASA E GIULIANO FERRARA

Giuliano Ferrara per “il Foglio”

 

La ricerca di un compromesso su debito e riforme tra Europa e Grecia è in corso, entra oggi nella sua fase più intricata, procede fra trappole verbali e micidiali alternative sostanziali. L’impressione generale è che il governo Tsipras stia cercando di mascherare la resa con l’aiuto della Commissione di Bruxelles e la spinta degli americani, dei francesi e degli italiani in qualità di spettatori interessati a vario titolo.

 

Ma non è ancora detto che finisca con un Germania-Grecia 2 a 0. Non è detto che, cambiate le parole “memorandum” e “troika”, cioè le condizioni del salvataggio e gli arbitri incaricati di sorvegliarlo, resti intatta la sostanza del bail out: disciplina di bilancio e radicali modifiche strutturali nell’economia e nella società greca come viatico per una crescita sostenibile, magari in cambio di qualche marginale allentamento flessibile della morsa dell’austerità (proprio nella logica rifiutata dal governo di estrema sinistra eletto ad Atene, il meccanismo “extend and pretend”, malleabilità spicciola dei creditori contro tenuta dell’obiettivo essenziale a carico dei debitori).

tsipras tsipras

 

E’ probabile che finisca così, ma può andare anche peggio o meglio. Molti lavorano per un crac, per un trauma. Vedremo. Una cosa importante si è già vista. La sovranità democratica in senso tradizionale non esiste più, l’Europa monetaria e finanziaria è il laboratorio di sperimentazione di una democrazia “depoliticizzata” in cui, fatta salva la forma della rappresentanza parlamentare, le cifre che contano di più non sono i risultati delle elezioni.

 

tsipras merkeltsipras merkel

Non è votando che si definisce una politica economica e fiscale. E noi italiani questa depoliticizzazione della democrazia, di cui qui parlammo all’epoca del governo Monti, la conosciamo bene, visto che non abbiamo un vero autogoverno popolare dal 2011. Dopo due commissari eurotecnici, Monti e Letta, con Renzi è in atto un tentativo di ripoliticizzazione democratica, che tuttavia procede entro limiti strettissimi e sotto sorveglianza, malgrado l’exploit del Pd alle elezioni europee.

 

Con un sistema-euro chiuso, da cui è traumatico uscire e nel quale si può stare solo a certe condizioni contabili, gli elettori greci contano e non contano. Ovvio, esistono anche gli elettori tedeschi, ed è l’argomento palmare che la ragione oppone alle pretese manovriere dei furbetti di Syriza.

tsipras per mano con junckertsipras per mano con juncker

 

Ma se ci pensate anche gli elettori tedeschi, e tutti gli altri, sono oggetto di negoziati in cui sulla sovranità democratica della politica prevalgono tecnica e mercati. Nella politica estera e di sicurezza è sempre stato così, più o meno, ma per la prima volta è così anche nella politica economica e sociale. C’è qualcosa che mostra il tramonto delle nazioni e della sovranità democratica tradizionale.

 

tsipras varoufakis tsipras varoufakis

Il partito che spinge per il trauma non è il popolo greco debitore, che vuole tenersi l’euro con l’80 per cento del consenso. Né il popolo dei creditori. Lo scontro è tra modelli di crescita e salvaguardia dei mercati, è scontro interno al capitalismo finanziario, ai suoi gruppi di interesse che non hanno nazione, ai suoi guru, economisti, tecnocrati. Debitori e creditori vogliono un compromesso. City e Wall Street una puntata sul collasso la fanno.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…