maurizio martina

CHI E’, CHI NON E’ E CHI POTREBBE ESSERE IL BERGAMASCO MAURIZIO MARTINA, TRAGHETTATORE DEL PD - LA SUA CARRIERA È COSTELLATA DA INSUCCESSI MA HA IL MERITO DELL' INVISIBILITÀ: QUANDO PERDE NESSUNO LO NOTA - NEL 2010 SBATTE IL MUSO CONTRO LA SCONFITTA ALLE REGIONALI DEL SUO MENTORE PENATI - SOSTIENE LA CANDIDATURA DI STEFANO BOERI ALLE PRIMARIE PER IL SINDACO E PERDE…

Salvatore Dama per “Libero Quotidiano”

 

carlo calenda tessera pd con maurizio martina

Braccia mai strappate all' agricoltura, in un certo senso. Perché Maurizio Martina era uno dei pochi ministri del governo Gentiloni che poteva vantare competenze tecniche sulla delega di propria pertinenza. Non che il vicesegretario del Pd abbia mai zappato la terra. Da ragazzo ha frequentato l'istituto agrario. A livello teorico, perciò, ne sapeva di semine, maggese e allevamenti. Ora, però, tutta questa scienza non gli basterà nella gestione del bestiario democratico.

 

Con le dimissioni di Matteo Renzi, toccherà a Martina traghettare il partito verso nuove primarie. E non sarà un affare da poco. In questo frangente il quarantenne bergamasco prende a mezzadria un movimento spompato, conflittuale, indeciso sulla strategia delle alleanze o dell'isolamento. Saranno cachi amari. Fortuna che Maurizio ha una dote che in politica lo ha sempre aiutato: l'invisibilità.

 

maurizio martina carlo cracco

GIOVANE VECCHIO

Nella sua carriera oramai quasi ventennale, Martina è stato capace di grandi insuccessi senza che mai nessuno gliene abbia chiesto conto. Ma anche di tradimenti mai imputati. Passa per uno serio, un lavoratore. Probabilmente è entrambe le cose. E questo suo profilo così composto lo rende impermeabile alle risse e agli agguati. Le avanguardie si scannano. Poi, quando saltano le teste, arriva lui, dalle retrovie. È sopravvissuto alla caduta di Walter Veltroni, di Pier Luigi Bersani, di Enrico Letta.

 

MAURIZIO MARTINA

Ora si lascia alle spalle anche il renzismo. Una spoon river dalla quale ha sempre tratto vantaggi. Adesso, per esempio, si trova alla guida del partito. Martina l' introverso. È sempre stato così fin da ragazzo. Matteo Pandini, bergamasco come lui, ha raccontato su Libero gli anni delle superiori.

 

Quando gli altri andavano a tacchinare le ragazze della scuola per parrucchiere ed estetiste e Maurizio alternava riunioni politiche e il lavoro in pizzeria. Alla foto di fine anno, i compagni di corso mostravano goliardicamente le chiappe, lui si faceva immortalare con il pugno chiuso. Un secchione. L'unico ad avere 9 in agraria. Prendeva la parola alle riunioni di istituto e ben presto è diventato il leaderino della locale Sinistra giovanile.

maurizio martina e renzi al lingotto

 

La prima candidatura risale al 1999 quando viene eletto consigliere a Mornico al Serio.

Nel frattempo finisce gli studi e si laurea in scienze politiche. I vertici dell'allora Ds lo notano e iniziato a puntare su di lui. Ma Bergamo è una piazza difficile, fortemente egemonizzata dalla Lega. Così come la Lombardia è terreno di caccia del centrodestra.

BERSANI E MAURIZIO MARTINA ALLA FESTA DELL UNITA

 

La carriera di Martina procede rapida, però è costellata di flop. Nel 2002 diventa il responsabile regionale della gioventù gauchista, due anni dopo il capo del partito bergamasco. Nel 2007 è il leader lombardo del Pd. Nel 2010 sbatte il muso contro la sconfitta alle Regionali. Vince Roberto Formigoni. Filippo Penati, suo mentore, si ferma al 30 per cento. A Milano Martina sostiene la candidatura di Stefano Boeri alle primarie per il sindaco. Primeggia Giuliano Pisapia. Gran figuraccia del Pd, che organizza i gazebo e poi non riesce a far eleggere i suoi uomini. Ciononostante il nostro agronomo schiva il cetriolo. Non paga dazio. Anzi: Bersani lo chiama a Roma, entra a far parte della segreteria nazionale.

michelle obama maurizio martina a milano 4

 

SOPRAVVISSUTO

Nei palazzi capitolini riesce a mimetizzarsi altrettanto bene. Sopravvive alla caduta del governo Letta. Di più: viene promosso. Da sottosegretario a ministro delle Politiche Agricole. Inizia l' opera di seduzione renziana. Martina, come altri giovani turchi, molla Bersani e si allea con il presidente del Consiglio. In un empito di esuberanza fonda i comitati di sinistra per il sì al referendum. Finisce malissimo. Ma per Renzi.

 

Maurizio torna a fare pendant con gli arazzi del ministero e si garantisce la conferma del mandato anche con Paolo Gentiloni. Il resto è storia recente. Matteo lo indica come suo vice alle primarie. Scelta situazionista. In passato il fiorentino si era accompagnato con Civati, Delrio, Richetti.

MAURIZIO MARTINA

 

Ma solo per accerchiare meglio l' avversario, che in questo caso è un altro "giovane turco", Andrea Orlando. Il ticket vince. Ma dura poco. In seguito alla disfatta del 4 marzo, il segretario dem si dimette, lasciando a Martina l' onere di riportare ordine in un partito devastato. Stavolta il cetriolo ha centrato il bersaglio.

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?