COME BERGOGLIO HA AFFOGATO IL NARCISO IN ABITO TALARE

Marco Ansaldo per "la Repubblica"

«Evangelizzazione». «Periferie esistenziali». «Pericolo di autoreferenzialità». «Mondanità spirituale». Sul foglio semplice ci sono quattro punti sottolineati a penna. Intorno, un discorso. Abbozzato in spagnolo. È quello tenuto dall'arcivescovo Jorge Mario Bergoglio ai cardinali riuniti nelle Congregazioni generali che hanno preceduto il Conclave.

Un intervento apprezzato a tal punto da far confluire i voti degli eminentissimi verso il porporato argentino. Questo manoscritto è il discorso che ha convinto i cardinali a eleggere Bergoglio come nuovo Papa. Un documento consegnato dallo stesso Bergoglio all'arcivescovo dell'Avana, il cardinale Jaime Lucas Ortega.

«L'evangelizzazione - si legge in testa - è la ragion d'essere della Chiesa». Poi una citazione: «"La dolce e confortante gioia di evangelizzare" (Paolo VI)». La Chiesa è chiamata uscire da sé stessa e ad andare verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali: quelle del mistero del peccato, del dolore, dell'ingiustizia, quelle dell'ignoranza e dell'indifferenza religiosa».

Sono gli stessi concetti che Francesco sta usando in questi suoi primi 15 giorni di pontificato. «Quando la Chiesa non esce da sé stessa per evangelizzare diviene autoreferenziale e allora si ammala. I mali che affliggono le istituzioni ecclesiastiche hanno una radice nell'autoreferenzialità, in una sorta di narcisismo teologico». E ancora: «La Chiesa, quando è autoreferenziale, crede di avere luce propria; smette di essere il "mysterium lunae" e dà luogo a quel male così grave che è la mondanità spirituale».

Infine, una sorta di manifesto: «Pensando al prossimo Papa: un uomo che, attraverso la contemplazione di Gesù Cristo e l'adorazione di Gesù Cristo, aiuti la Chiesa a uscire da sé stessa verso le periferie esistenziali, che la aiuti a essere la madre feconda che vive "della dolce e confortante gioia dell'evangelizzare"».

Tutta la giornata di ieri del nuovo Papa è stata all'insegna delle sorprese. Ha baciato e lavato i piedi a 12 giovani carcerati in occasione della tradizionale lavanda del giovedì santo, nella prigione minorile di Casal del Marmo, a Roma. Lo ha fatto, per la prima volta nei riti pontifici, nei confronti di una donna, anzi di due donne, e una era una ragazza musulmana di origine serbo-bosniaca.

Si è piegato con entrambe le ginocchia a terra, lavando, asciugando e baciando i piedi dei giovani detenuti. Ha abbracciato i ragazzi uno per uno: «Non lasciatevi rubare la speranza. Dobbiamo aiutarci. Aiutarci l'un l'altro: questo è ciò che Gesù ci insegna ed è quello che io faccio. E lo faccio di cuore, perché è mio dovere. Come prete e come vescovo devo essere al vostro servizio».

Al mattino ha annunciato 63 nuovi beati martiri. Tra loro, un teologo vittima del nazismo nel campo di Dachau, un seminarista assassinato dai partigiani, e un sacerdote nato a Istanbul e ucciso a Bucarest «in odio alla fede». Quindi ha proceduto alla sua prima nomina amministrativa: il proprio successore a Buenos Aires.

Ha nominato arcivescovo monsignor Mario Aurelio Poli, 65 anni, trasferendolo dalla periferica provincia di La Pampa. Poli non figurava nella lista delle persone designate a prendere la guida dell'arcidiocesi. «È stata una sorpresa assoluta perché si pensava ad altri ma mai a lui - ha detto Josè Maria Poirier, direttore della rivista cattolica Criterio - è un uomo poco pubblico, poco conosciuto. Tanto meno dal governo e dalle forze politiche».

 

PAPA FRANCESCO JORGE BERGOGLIO papa feticista bergoglio nel penitenziario di casal del marmo

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