giuseppe conte

CONTE ALLA RESA DEI CONTI – L’AVVOCATO DI PADRE PIO (TUTTO) HA SMESSO DI ESSERE CIARLIERO E DA UN PO’ DI TEMPO SI È INABISSATO: MEGLIO NON ESPORSI TROPPO PRIMA DELLA SEMPRE PIÙ PROBABILE BATOSTA ALLE REGIONALI – IL CORPACCIONE DEI GRILLINI È STUFO DEL PERSONALISMO E IL COLPO DI MANO SUI SERVIZI È STATA LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO – INTANTO NEL PD TIRA UNA FORTE CORRENTE: SE SE SALVINI SI PRENDE LA TOSCANA SALTA LA TESTA DI ZINGA (E ANCHE IL GOVERNO)

 

 

 

GIUSEPPE CONTE NON LAVORA CON IL FAVORE DELLE TENEBRE

Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”

 

C oncentrato sull'emergenza migranti e sui miliardi del Recovery fund, Giuseppe Conte appare lontano dai sussurri e dalle grida di Montecitorio. Così lontano che ormai nei capannelli tra l'aula e il cortile fioriscono le interpretazioni sul perché l'avvocato, di solito assai prodigo di apparizioni e dichiarazioni, abbia deciso di «inabissarsi».

 

giuseppe conte gennaro vecchione 1

C'è chi lo descrive deluso dal calo personale di consensi e chi spiega la scomparsa dai radar con la paura che una batosta alle regionali possa buttare giù il suo governo. Conte insomma non vuol più metterci la faccia e il ministro Francesco Boccia, parlando in Puglia, lo fa capire: «Non tiriamo il premier per la giacca...».

 

fotomontaggi brutti nelle fanfiction erotiche con giuseppe conte 2

Il presidente del Consiglio ha incassato sul decreto Covid una fiducia stiracchiata, una delle più basse del suo doppio mandato. E la cosa allarmante, che rischia di aprire un problema politico, è che le assenze più vistose sono state nelle file del M5S. A palazzo Chigi tranquillizzano, osservano che il 2 settembre è «normale» che si registrino defezioni, eppure in politica i numeri parlano.

 

E, se pure i 28 assenti ingiustificati in un paio d'ore si sono ridotti a 7, i tabulati della Camera descrivono un Movimento in preda a contorsioni e veleni, che non promette nulla di buono per la tenuta dell'esecutivo. Lo ha capito per primo il sottosegretario Stefano Buffagni, che già venerdì aveva fiutato il rischio e si era messo a chiamare uno per uno i firmatari dell'emendamento incriminato, congegnato per far saltare i piani del premier sui vertici dei servizi segreti: «Ma che fate, siete pazzi? Con le tensioni che ci sono su scuola e regionali è folle buttare altra benzina sul fuoco. Quell'emendamento è una bomba sotto la seggiola di Conte».

stefano buffagni giuseppe conte

 

Se l'ordigno non è esploso è perché sia palazzo Chigi che i vertici del Movimento si sono affrettati a disinnescarlo. Prima la telefonata di chiarimento tra il capo del governo e Luigi Di Maio e poi la nota, con cui lo staff di Conte ha provato a spazzare via «i sospetti sull'operato del ministro degli Esteri». Una smentita che uno dei tanti sottosegretari, corsi a votare per puntellare il governo, ha definito «moscia, per nulla convinta».

FEDERICO D'INCA' GIUSEPPE CONTE

 

I sospetti dunque restano, prova ne sia la spasmodica attenzione con cui, tra Montecitorio e Palazzo Chigi, sono stati compulsati i nomi degli assenti, con il comprensibile obiettivo di capire quanto pesi la fronda antigovernativa e se davvero il regista sia di casa alla Farnesina.

 

matteo renzi foto di bacco (15)

«La geografia è molto variegata, solo alcuni nomi sono riconducibili a di Maio» spiega una fonte e racconta che la ex ministra Giulia Grillo, altro voto mancato, si è avvicinata ad Alessandro Di Battista. Ma il ministro Federico D'Incà, in contatto continuo con Conte, sparge ottimismo: «Non c'è nessuna preoccupazione per la tenuta del governo. È stata una normale fiducia».

 

ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO

Sarà, ma tanti ritengono un errore di sottovalutazione o una forzatura inutile la scelta di porre la fiducia sul provvedimento. Nella maggioranza la tensione sale e aumenta il timore che il fronte del No al referendum per il taglio dei parlamentari possa crescere contro ogni pronostico, al punto da rappresentare un'altra minaccia per Conte.

 

eugenio giani gel mascherina e pallone

Se in un Movimento senza guida è ormai guerra tra bande, nel Pd c'è aria di congresso. E come se non bastasse l'umiliazione subita dal Nazareno con la calendarizzazione della legge elettorale al 28 settembre, in barba ai piani di Nicola Zingaretti, adesso sull'onda dei sondaggi monta la grande paura di perdere la Toscana, storico fortino di voti a sinistra.

 

MARIO DRAGHI E GIUSEPPE CONTE

«Conte è solido e in Toscana vinciamo», incrocia le dita il vicesegretario del Pd Andrea Orlando. Mentre l'ex ministro Luca Lotti quasi si prepara a parare il colpo: «Giani e Ceccardi sono testa a testa e comunque è un voto locale, non ci saranno conseguenze sul governo».

 

Un governo dal quale i renziani si sentono lontani al punto da pregustare «la botta» alle regionali, come minimo quel 4 a 2 che farebbe vacillare Conte. «Se salta lui arriva Draghi», è il ritornello dentro Italia Viva. E Pier Luigi Bersani avverte: «Una crisi o una congiura di Palazzo non portano a Draghi, ma alla destra. L'ex presidente della Bce arriva solo se lo chiama il presidente Mattarella e non certo perché lo invocano Renzi o quattro grillini».

 

GIUSEPPE CONTE E MICHELE EMILIANOgiuseppe conte mejo di andrea damante by eman rus

 

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