migranti carovana marcia trump

CONTINUA LA MARCIA MINACCIOSA DEI 7.233 CHE VOGLIONO ARRIVARE NEGLI USA DAL CENTRO AMERICA E TRUMP ALLERTA LA GUARDIA DI FRONTIERA E L’ESERCITO: “È UN’EMERGENZA NAZIONALE. LA POLIZIA E L’ESERCITO DEL MESSICO NON SONO IN GRADO DI FERMARLI. LE LEGGI DEVONO CAMBIARE” – “THE DONALD” GODE: IL SUO TASSO DI APPROVAZIONE È AL 47%, IL MASSIMO DA QUANDO È PRESIDENTE, E PER LE MIDTERM… – FOTO E VIDEO

 

Valeria Robecco per “il Giornale”

 

donald trump

La carovana di migranti partita dal Centro America prosegue la sua marcia minacciosa verso gli Stati Uniti e Donald Trump allerta la guardia di frontiera e l' esercito. È «un' emergenza nazionale», tuona il presidente americano su Twitter. Nonostante le minacce del tycoon e la promessa di inviare le forze armate per proteggere il confine meridionale, il numero delle persone in cammino secondo le autorità di Guatemala e Messico è cresciuto a oltre 7mila.

 

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Per la precisione 7.233, affermano i dati dell' Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni), forniti dal portavoce dell' Onu. La maggior parte dei migranti proviene dall' Honduras e ha raggiunto Tapachula, nel sud ovest del Messico, dopo aver superato il confine con il Guatemala. «Purtroppo sembra che la polizia e l' esercito del Messico non siano in grado di fermare la carovana - scrive Trump - Vi si sono mescolati criminali e sconosciuti mediorientali. Ho allertato la guardia di frontiera e l' esercito che si tratta di un' emergenza nazionale».

 

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«Le leggi devono cambiare», twitta ancora il Commander in Chief, annunciando che Washington «comincerà a tagliare o a ridurre sostanzialmente gli imponenti aiuti regolarmente forniti a Guatemala, Honduras ed El Salvador», da dove è partita la carovana. Paesi che The Donald accusa nuovamente di «non essere stati capaci di fermare il flusso di persone che vogliono entrare illegalmente negli Usa».

 

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A rincarare la dose è il segretario di Stato Mike Pompeo (appena rientrato dal Messico): «Siamo profondamente preoccupati per la violenza provocata da alcuni membri del gruppo, e per l' apparente motivazione politica di alcuni organizzatori della carovana», dice, ribadendo che gli Stati Uniti non permetteranno ai clandestini di entrare o rimanere entro i loro confini.

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Il presidente messicano Enrique Pena Nieto, intanto, chiede un intervento dell' Onu per aiutare a stabilire se i migranti sono in possesso di valide domande di asilo o se devono essere rimandati nelle nazioni d' origine. E il suo successore Andres Manuel Lopez Obrador, che sarà in carica dal 1 dicembre, assicura come uno dei suoi principali obiettivi sia quello di raggiungere un accordo con Trump e con il premier canadese Justin Trudeau su un' iniziativa di cooperazione per lo sviluppo del Centro America e del Messico sudorientale.

 

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E mentre il Palazzo di Vetro ribadisce che la situazione va gestita «in conformità alle leggi internazionali», pur sottolineando il «diritto dei paesi di gestire le proprie frontiere», il tycoon torna a puntare il dito contro gli avversari politici. Affermando che la colpa è dei democratici, i quali non hanno consentito di cambiare le «patetiche leggi sull' immigrazione».

 

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«Ricordate le elezioni di Midterm», chiosa il presidente, che continua a fare campagna per i repubblicani in vista del voto del 6 novembre. Nelle scorse ore è stato ad Austin, in Texas, per sostenere la riconferma del senatore Ted Cruz, secondo i sondaggi avanti solo di pochi punti sul rivale Beto O' Rourke, astro nascente dem, che ha rivelato un forte carisma e una grande capacità di raccolta fondi. Perdere un seggio nello stato tradizionalmente conservatore del Texas sarebbe un segnale pericoloso per il partito, e così Trump ha deciso di mettere da parte ruggini e rivalità con Cruz, duramente criticato durante le primarie del Grand Old Party nel 2016.

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Nel frattempo sono i sondaggi a far esultare il presidente: l' ultima proiezione di Nbc e Wall Street Journal mostra che il suo tasso di approvazione è al 47%, ai massimi da quando è entrato alla Casa Bianca, una percentuale più alta di quella raggiunta dal predecessore Barack Obama nello stesso periodo del 2010 (al 45%). E cresce anche l' interesse degli elettori per il voto di Midterm, arrivato alla percentuale record del 68% tra i repubblicani e del 72% tra i democratici.

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