LOTTA CONTINUA TRA GIUSEPPE CONTE E BEPPE GRILLO - MEME BY EDOARDO BARALDI
DAGOREPORT
In attesa della nuova votazione della Costituente, prevista dal Garante Grillo, in calendario per il 5/8 dicembre, la vittoria di Conte è frutto della fine dell’obbligo dei due mandati, supportato dalla realpolitik: “con Conte, si governa”.
Oggi la pentastellata Todde è presidente della Regione Sardegna grazie ai voti del Pd. Da soli, sono irrilevanti e vanno a sbattere. Senza i puri e duri di Grillo, perderanno un po’ di voti. Ma al voto politico del 2027 è probabile che M5s si assesterà al pari di AVS: intorno al 6%.
È la vittoria anche di Casalino, Taverna, Fico, Patuanelli, da sempre favorevoli all’intesa col Pd. E’ la sconfitta, invece, di Marco Travaglio, che il direttore de “Il Fatto” copre con la supercazzola di essere “progressisti indipendenti”. Quello che è certo è che Marcolino non è più il suggeritore di Conte.
Discorso a parte per Chiara Appendino, contraria alla linea del campo largo di Conte per la sua avversione verso il Pd: durante il suo mandato di sindaco è stata massacrata ogni giorno dal suo competitor Lo Russo.
E’ vero che tra Elly Schlein e Giuseppe Conte, c’è di mezzo la guerra ucraina. Ma probabilmente nel 2025 si chiuderà con una trattativa tra Putin e Zelensky. Il premier ucraino sta lottando per tenere il territorio di Kursk, per avere una base di negoziazione migliore, cedendo la Crimea alla Russia.
LE NUOVE INCOGNITE TRA CONTE E IL PD
Stefano Folli per “la Repubblica”
Se non può esistere un “grillismo” senza Grillo, è ancora tutto da dimostrare che possa subentrargli con successo un “contismo” sotto lo scettro di Giuseppe Conte. Tuttavia la scommessa merita attenzione.
BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE - MEME BY USBERGO
All’indomani della piccola Bad Godesberg a cinque stelle, s’intuisce che il Partito democratico, pur evitando di sventolare le bandiere, è convinto che il più sia fatto e che il M5S diventerà presto un alleato affidabile, per non dire un vassallo, del centrosinistra a trazione Schlein.
L’argomento più convincente è il tempo che passa. Ancora pochi anni fa, Conte era presentato da gran parte del Pd post-Renzi come “il fortissimo riferimento dei progressisti”, in pratica un’investitura da leader di tutta l’area.
Era il tempo in cui si voleva far dimenticare la stagione riformista predicata nel bene e nel male dal segretario toscano. Conte incarnava alla perfezione il modello neo-populista in quanto proiettava sul partito, allora guidato da Zingaretti, la marea “grillina” che sembrava tanto originale quanto incontenibile.
Abbiamo visto come sono poi andate le cose, ma adesso è prematuro confondere il desiderio di normalità dei 5S “contiani” con la definitiva sottomissione alla leadership di Elly Schlein.
È chiaro che qualcuno vorrebbe legarli a un vero e proprio patto politico: servirebbe a farne una corrente esterna del Pd, qualcosa di simile alla condizione a cui si sono acconciati Fratoianni e Bonelli. È possibile che finisca così, ma al momento il futuro è tutto da scrivere.
GIUSEPPE CONTE E BEPPE GRILLO - VIGNETTA DI ITALIA OGGI
Intanto ci sono i dati concreti. Se si escludono le percentuali molto scarse delle regionali — in Liguria la crisi dei 5S ha di fatto causato la sconfitta di Orlando — sul terreno del voto politico il partito di Conte viene accreditato intorno all’10-11 per cento. Poco rispetto alle glorie del passato, ma abbastanza per muoversi sul palcoscenico in un ruolo che non è di mera comparsa.
Tanto più che il Pd viene dato dai sondaggi vicino al 23. Questo vuol dire che molti dei consensi raccolti dal Movimento nel periodo della massima espansione anti-partitocratica (quasi il 33 per cento alle politiche del 2018, Camera dei deputati, con il Pd poco sotto il 19) sono ancora sparsi.
conte e beppe grillo a roma alla manifestazione del m5s
Non sono rientrati nel partito di Schlein e non sappiamo se seguiranno Conte. Nelle elezioni del ’22 molti voti sono andati a ingrossare le file di Fratelli d’Italia e lì, a quanto sembra, sono in buona parte rimasti. Almeno fino a oggi.
In sintesi. È chiaro che il centrosinistra ha bisogno di compattezza e non può vivere nella guerriglia quotidiana fra Conte e i suoi alleati/rivali. Ed è altrettanto ovvio che non siamo più nel 2018.
Tuttavia il Pd non può avere la ragionevole certezza di recuperare i voti del mondo ex grillino limitandosi a esibire l’alleanza non più conflittuale con Conte. Così come quest’ultimo non può sapere se quel 10-11 per cento è disposto a seguirlo fino alla fine. Gli ha dato fiducia quando si è trattato di sbarazzarsi di Grillo, ma d’ora in poi, nel rapporto con il Pd, sarà necessario delimitare i rispettivi campi d’azione.
Se Conte, l’uomo dei Superbonus edilizi miliardari, intende abbandonare il populismo economico, saprà senza dubbio che un maggior rigore non equivale di solito a una fabbrica di consensi.
Quanto alla politica estera, quello che si è visto alla Costituente, con gli applausi alla rosso-bruna tedesca Sahra Wagenknecht, grande sostenitrice di Putin, non lascia ben sperare.
LA REAZIONE DI GRILLO ALLA COSTITUENTE M5S - VIGNETTA BY ELLEKAPPA giuseppe conte elly schlein genova, manifestazione per le dimissioni di giovanni toti GIUSEPPE CONTE E ELLY SCHLEIN Conte Grillo BEPPE GRILLO E GIUSEPPE CONTE - ELEZIONI REGIONALI IN LIGURIA - VIGNETTA BY ROLLI PER IL SECOLO XIX