IO MI ATTENTO DA SOLA - A PROCESSO LA DONNA DEL MINISTRO NORVEGESE CHE FABBRICAVA ATTENTATI TERRORISTICI E MINACCE CONTRO SE STESSA PER PASSARE DA MARTIRE POLITICA. LAILA ANITA BERTHEUSSEN DAVA FUOCO ALL'AUTO DEL COMPAGNO, ESPONENTE DEL PARTITO POPULISTA E ANTI-MIGRANTI, E SI SCRIVEVA LETTERE IN CUI SI DEFINIVA ''PUTTANA''. UN GRANDE CLASSICO DELLA MITOMANIA

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Paolo Valentino per il ''Corriere della Sera''

 

tor mikkel wara tor mikkel wara

Un processo spacca la Norvegia. Nell'aula 250 del Tribunale distrettuale di Oslo va in scena il dramma di una nazione, che si voleva aperta e tollerante e invece scopre il nocciolo duro di un razzismo profondamente incistato nella sua società. Rischia 16 anni di carcere Laila Anita Bertheussen, 55 anni, compagna di Tor Mikkel Wara, ex ministro della Giustizia ed esponente del Partito del Progresso, la forza populista e anti-migranti che è parte della maggioranza di governo. Insieme a una ex viceministra, la donna è accusata di attacco ai più alti vertici dello Stato e di aver inscenato attentati terroristici e false minacce tentando poi di far ricadere la colpa su una piccola compagnia teatrale. Dettaglio surreale e decisivo: i messaggi minatori, le scritte razziste sui muri di casa e le azioni violente erano dirette contro il suo compagno di vita e contro sé stessa.

 

laila anita bertheussen laila anita bertheussen

Possibile? L'accusa ne è più che convinta, anche se la donna si dichiara innocente. All'origine di tutto c'è una pièce di teatro politico sperimentale, messa in scena su un piccolo palcoscenico indipendente di Oslo alla fine del 2018, dove si cercava di raccontare come e perché le idee dell'estrema destra razzista si siano radicate nel cuore della società norvegese. Con uno stile da documentario «Punti di vista», questo il titolo, non le mandava a dire. Faceva nomi e cognomi della galassia estremista norvegese e delle sue connessioni: bloggers, miliardari finanziatori e aziende di lobby come First House, dove Tor Mikkel Wara ebbe un ruolo dirigenziale prima di trasferirsi direttamente al ministero della Giustizia.

 

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A lui e Bertheussen lo spettacolo dedicava molto spazio, mentre sullo sfondo correvano immagini esterne della loro casa, senza indirizzo o persone riconoscibili, riprese di nascosto con un cellulare. La prima reazione di Laila Anita Bertheussen, presente alla prima, fu del tutto comprensibile: «La chiamano arte, io la chiamo invasione della mia sfera privata», aveva scritto in una lettera pubblicata a doppia pagina dal quotidiano popolare Verdens Gang . Ma il 6 dicembre 2018 ebbe inizio qualcos' altro. Prima le croci uncinate e la parola razzista sui muri della casa della coppia e sulla portiera dell'auto di famiglia. Poi le bombe artigianali scoperte dalla polizia sul sedile posteriore dell'automobile dei Wara-Bertheussen.

 

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Il 2 marzo una lettera di minacce indirizzata a lei, definita «puttana del FRP», la sigla del Partito del Progresso nel quale anche lei milita. Infine,il 10 marzo del 2019, l'incendio doloso della macchina, parcheggiata all'ingresso del garage della loro villa. La Norvegia era in stato di choc. Tor Mikkel Wara denunciò «l'attacco alla democrazia» in corso, ricevendo solidarietà popolare e simpatia in quanto vittima di una campagna violenta. Anche la premier, la conservatrice Erna Solberg, solidarizzò col suo ministro e accusò la compagnia teatrale di rendere la vita difficile ai politici norvegesi.

 

i finti attentati subiti da laila anita bertheussen e tor mikkel wara i finti attentati subiti da laila anita bertheussen e tor mikkel wara

La tesi che «Punti di Vista» avesse creato un clima incendiario di odio incoraggiando degli estremisti ad agire, fu subito sposata dagli opinionisti. Ma nella terra dell'immenso Ibsen, come in Casa di Bambola nulla è come appare. Pochi giorni dopo il rogo dell'auto, Bertheussen venne interrogata e subito dopo accusata di aver fatto tutto lei, per dare la colpa al gruppo teatrale. Tor Mikkel Wara si dimise da ministro. Ora va in scena un'altra pièce , dove dalle perizie calligrafiche, alla carta da lettera usata, ai messaggi sul cellulare della donna, l'accusa ha un impianto solidissimo. «Le brave ragazze vanno in paradiso, il resto di noi va dove vuole», aveva scritto Bertheussen in una chat privata con la co-imputata, Ingwil Smines Tybring Gjedde, ex sottosegretaria agli Interni. Probabilmente andranno entrambe in galera.

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