LAVITOLA È BELLA - LA RESISTIBILE ASCESA DELL’EDITORE PESCIVENDOLO (PER “IL FATTO” IL 29 AGOSTO ERA ANCORA A ROMA) - DAL PADRE PSICHIATRA VICINO ALLA DC CHE EBBE IN CURA CUTOLO, AI SOCIALISTI (AMICONE DI CICCHITTO E CICCIO COLUCCI), FINO ALLA MASSONERIA (PER LA “VOCE DELLE VOCI” È ISCRITTO AL GOI) - L’ACQUISTO DELL’“AVANTI” E L’ARRIVO ALLA CORTE DEL CAINANO. MA L’AMICIZIA CON TARANTINI ROVINA TUTTO: VOLEVA DIVENTARE IL NUOVO BISIGNANI, È RIMASTO VALTER LAVITOLA…

Fabrizio d'Esposito per "il Fatto quotidiano"

Il papà di Valter Lavitola si chiamava Peppino ed era uno psichiatra. Aveva in cura don Raffaele Cutolo, il boss della Nuova camorra organizzata dichiarato incapace d'intendere e di volere. Quando l'impero della Nco iniziò a crollare, Cutolo fu trasferito nell'isolamento dell'Asinara. Sulla nave che lo portava in Sardegna ripeteva a se stesso: "Verranno gli amici a salvarmi, verranno da ogni dove, cielo, mare e terra". Era il 1982 e il boss sperava di salvarsi ricattando la Dc coi segreti della trattativa per liberare il doroteo Ciro Cirillo, assessore regionale campano, rapito dalle Br: una triangolazione tra Servizi, politica e camorra coi terroristi.

Ma la Balena Bianca mollò il capo della Nco e l'unico amico a presentarsi nel carcere sardo fu il professore Giuseppe Lavitola detto Peppino. Lo psichiatra ascoltò Cutolo, che minacciava di suicidarsi se la Dc non avesse rispettato i patti. Poi andò a riferire al potente capo democristiano Antonio Gava, figlio di Silvio, che rispose: "Peppino, pure tu hai fatto politica e ti sei servito, come me, di questa gente. Io l'ho fatto come già faceva mio padre". E Cutolo venne lasciato al suo destino. L'episodio lo racconta lo stesso Lavitola senior all'Antimafia di Luciano Violante.

All'epoca della trasferta sarda del padre, Valter è un ragazzo di sedici anni che rimane folgorato dalle tenebre del potere, quell'enorme zona grigia intessuta di ricatti, segreti, cinismo. La famiglia Lavitola vive in Lucania. Il papà è democristiano ma lui sceglie i socialisti. Si fa presto a dirsi craxiani, però. Il primo vero riferimento di Valterino, come viene chiamato, è un deputato pugliese del Psi, eletto alla Camera per la prima volta nel 1987. Si tratta di Francesco Colucci detto Ciccio.

Lui e il fratello Michele controllano una delle tante correnti del Psi. Portano voti, con ogni mezzo. Ciccio Colucci, nel 1994, sarà il primo condannato in Italia per voto di scambio. Solo in primo grado, però. Assolto successivamente. Lavitola junior, di Colucci, è l'assistente parlamentare. La frequentazione di Montecitorio gli allarga gli orizzonti. I suoi amici raccontano con perfidia che "se non lo conosci, Valter la prima volta ti fa un'impressione notevole".

Nel Psi si lega anche a Fabrizio Cicchitto, attuale capogruppo del Pdl alla Camera. I due sono veri "compagni e fratelli". Ossia socialisti e massoni. Cicchitto è stato nella P2, e pure Lavitola è attratto da grembiuli e compassi. Un mensile, La voce delle voci, ha scritto che Lavitola figura al numero 13.462 dell'elenco degli iscritti del Grande Oriente d'Italia (Goi) di Gustavo Raffi, la maggiore obbedienza massonica nel nostro Paese. Altri esperti, invece, hanno precisato che il numero sarebbe il 13.048 su 26.411 affiliati.

Come che sia, ecco cosa ha messo in rete il sito del God di Gioele Magaldi, frangia dissidente e democratica del Goi: "Aldo Chiarle, ultranovantenne 33° grado del Rito Scozzese Antico e Accettato, Gran Maestro Onorario del Goi, grande estimatore del Fratello Silvio Berlusconi, grande amico e grande elettore del Gran Maestro Gustavo Raffi, patrono del Fratello Massone Valter Lavitola - a sua volta grande amico del Fratello Massone Silvio Berlusconi - che insieme a Chiarle dirige e gestisce l'Avanti".

Già l'Avanti. Il rampante faccendiere lucano è attivissimo nel backstage del potere. Fa politica ma è anche giornalista ed editore. Nel 1997, mette le mani sull'antica testata socialista e lo riporta in edicola coi finanziamenti pubblici. Craxi ci scriverà con lo pseudonimo di Edmond Dantes. Dopo il duemila, il quotidiano diventa l'organo dell'anima liberalsocialista di Forza Italia. Ci sono le firme di vecchi amici come Cicchitto e Colucci (oggi senatore questore del Pdl alla sua nona legislatura) e di altri berlusconiani: Brunetta, Boniver, Straquadanio, Cazzola, Lehner.

Poi, l'anziano massone Chiarle. Che scrive: "Non ho avuto la fortuna di conoscere il primo direttore dell'Avanti, il socialista e massone Loenida Bissolati, morto a Roma nel 1920 e non l'ho potuto abbracciare e salutare chiamandolo compagno e fratello, come faccio con l'attuale direttore Valter Lavitola".

Con la gestione dell'Avanti, Lavitola rinsalda un'amicizia fondamentale nella sua resistibile ascesa. Quella con un napoletano spregiudicato e tondo di nome Sergio De Gregorio. I due hanno preso casa al Parco dei Fiori, speculazione sulla collina di Positano che finì in un processo per camorra. Lavitola e De Gregorio viaggiano insieme. Il secondo è più scaltro in politica. Tenta la scalata alla regione Campania, nel 2005, con la Nuova Dc di Rotondi ma gli va male. Un anno dopo trasloca nell'Italia dei Valori e centra l'obiettivo alle elezioni politiche: senatore.

Tempo qualche mese e De Gregorio riapproda a destra, con Berlusconi. I rapporti con Antonio Di Pietro restano buoni: è il cugino di Lavitola, Antonio detto Tonino (beneficiario di parte dei soldi di provenienza berlusconiana, secondo i pm di Napoli), a mettere su la redazione del quotidiano dell'Idv. La sede dell'Editrice Mediterranea è in un appartamento in via della Vite a Roma di proprietà della Propaganda Fide.

La storia è nei verbali della cricca di Anemone, Balducci e Zampolini. Come De Gregorio, anche Lavitola tenta l'ingresso diretto in politica. Alle elezioni europee del 2004, Valter Lavitola si candida con Forza Italia. Cicchitto gira il sud a fare comizi. Non basta. Con 51.283 voti, l'ambizioso socialista di destra non riesce a farsi eleggere a Strasburgo. In compenso, continua a tessere rapporti.

Da editore penetra nella lobby dei giornali di piazza Mignanelli, dove ha sede anche l'ufficio di Gigi Bisignani, il faccendiere della P4 amico di Gianni Letta. È il gruppo di stampatori e politici che controlla i giornali finanziati dallo Stato. In questo periodo conosce anche Mauro Masi, l'ex dg della Rai allora a Palazzo Chigi. Lavitola, racconta chi lo conosce, lavora per scalzare Bisignani dal ruolo di consigliere del Principe. Come emerge anche dalle telefonate intercettate con Berlusconi. "Bisignani è uno stronzo", dice Lavitola. I legami con la P4 però sono vari.

Per esempio: la raccomandazione al maresciallo La Monica, amico di Alfonso Papa, per l'Aise e la casa a Roma per Tarantini, procurata da un armatore legato a Papa. La prima volta che il nome di Lavitola finisce in prima pagina è nell'estate del 2010: il viaggio carioca di B. con serate di lap dance. Il quarantenne lucano si accredita come rappresentante di Palazzo Chigi.

Poi l'affaire di Montecarlo, con la patacca di Santa Lucia. L'arrivo alla corte del Cavaliere è riuscito. Ma l'amicizia con il pugliese Tarantini rovina tutto. Lavitola oggi è a Panama. Dagospia ha scritto che è stato visto a Procida fino al 21 agosto. Una fonte al Fatto dice che era a Roma il 29 agosto, nella sua casa di Ponte Milvio. Poi la fuga. Voleva diventare il nuovo Bisignani, è rimasto Valter Lavitola.

 

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