“IL COVID-19 NON ESISTE” - IL GENERALE ANTONIO PAPPALARDO, CAPOCCIA DEI “GILET ARANCIONI”, VA A RUOTA LIBERA: “IL VIRUS È UN'INVENZIONE. UN BLUFF ORGANIZZATO PER TERRORIZZARCI, CHIUDERCI IN CASA E INSTAURARE UN NUOVO ORDINE MONDIALE - LE MASCHERINE SONO DANNOSE E IL VERO PROBLEMA SONO I TROPPI RADAR E LE TROPPE ANTENNE. I VACCINI FANNO MALE E SONO PIENI DI VELENI - IN VATICANO SONO CONSIDERATO UN GENIO ILLUMINATO DA DIO. LA SEGRETERIA DEL PRESIDENTE TRUMP MI HA CHIESTO DI COMPORRE QUALCOSA IN SUO ONORE. E SUL RITORNO ALLA LIRA ANCHE DRAGHI MI HA DETTO…”

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Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”

 

la protesta dei gilet arancioni il generale pappalardo 2 la protesta dei gilet arancioni il generale pappalardo 2

Al cellulare del generale Antonio Pappalardo risponde da Bari un suo scagnozzo che cincischia un po', dice che non hanno tempo da perdere, la manifestazione sotto la prefettura è appena finita e c'era un sacco di gente, sbuffa, si fa richiamare, sbuffa ancora e alla fine, vagamente tronfio, annuncia: «D' accordo, ora glielo cerco...».

 

Poi rumore di passi in sottofondo, e lo scagnozzo che sussurra: «Generale, c'è Luca Ronconi in linea». Il generale: «Ma che onore... addirittura Luca Ronconi!» (okay, capito: cominciamo male). No, generale: a parte che Luca Ronconi, il famoso regista, è deceduto cinque anni fa, io sono Fabrizio Roncone del Corriere . Lui (deluso): «Mhmm... sì sì, certo, non fa niente».

 

la protesta dei gilet arancioni il generale pappalardo 3 la protesta dei gilet arancioni il generale pappalardo 3

(Ex carabiniere, ex sindacalista, ex parlamentare, ex sottosegretario alle Finanze, candidato in proprio o per conto terzi, ma sempre fondamentalmente capopopolo e agitatore in un miscuglio di complottismo e populismo, prima con il movimento dei Forconi, poi durante la rivolta dei Tir, un po' no vax, un po' no euro, e adesso vestito come quel barman che compare nella pubblicità dello spritz, con la giacca arancione, la cravatta arancione, perché l'ultima invenzione di Antonio Pappalardo per scendere in piazza e continuare a sentirsi vivo e tosto a 73 anni, è proprio il Movimento dei gilet arancioni, cugini - ha spiegato convinto ai tigì - dei gilet gialli francesi).

 

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Sua moglie cosa dice?

«Guardi: a parte che siamo separati, ma mia moglie mi stima tantissimo. Perché mi fa questa domanda?».

 

Perché lei, generale, sostiene tesi bizzarre.

«Tipo?».

 

Tipo che il Covid-19 non esiste.

«Infatti: non esiste. È un' invenzione. Un bluff organizzato. Vogliono terrorizzarci, chiuderci in casa e instaurare un nuovo ordine mondiale».

 

Quando ha sentito sua moglie l'ultima volta?

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«Lasci stare: anche mia figlia mi stima molto. Del resto, scusi: è evidente che il problema del nostro pianeta non è certamente questa specie di stupida influenza chiamata Coronavirus, utilizzata dalle grandi potenze per sottometterci. Il male del pianeta sono le micidiali radiazioni elettromagnetiche. Troppi radar, troppe antenne».

 

A manifestare con i suoi gilet arancioni, a Roma, c'erano i fascisti di CasaPound.

«Che domanda è?».

 

Non è una domanda. È un fatto.

«Ho già chiarito: noi siamo una cosa diversa. Detto questo: non è colpa mia se la gente è arrabbiata, e non capisce. Ma lo sa che a Bergamo e Brescia stavano bruciando i cadaveri? Questa cosa voi giornalisti non l' avete scritta perché...».

 

Perché è una sciocchezza. Lei sta dicendo una sciocchezza.

«Non le permetto di...».

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Si calmi. A Milano e a Roma e in molte altre città avete manifestato senza rispettare le distanze, e nessuno indossava la mascherina. Vi hanno, giustamente, denunciato.

«Giustamente? Ma lo vogliamo dire, una volta per tutte, che le mascherine sono dannose?».

 

Lei continua a dire sciocchezze. Chi le dà i soldi per dirle e organizzare i suoi movimenti?

«Nessuno. Non abbiamo un centesimo. Io vivo con la mia pensione di generale, 3.800 euro al mese, e ho pure rinunciato al vitalizio, che pure erano altri 1.200 euro, eh».

 

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Lei è contro i vaccini.

«Fanno male. Sono pieni di veleni. Contro questo Coronavirus molto meglio un bell' antibiotico, un bell' antinfiammatorio».

 

Da anni lei si diverte con provocazioni eversive.

«Sa qual è la verità? Voi giornalisti, e dico tutti, da quelli del Tg5 a Travaglio, tutti siete prevenuti nei miei confronti. Pensi che, una volta, una sua collega mi definì golpista. E solo perché io sono un ex carabiniere che vorrebbe far rispettare le leggi. Tra l'altro: con l' Arma non ho più contatti, forse qualche generale può essere invidioso, però quando le pattuglie m' incontrano, beh, vedo gli occhi dei ragazzi illuminarsi. Perché sanno come io vorrei cambiare le cose».

 

Vorrebbe anche uscire dall' euro.

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«Dobbiamo cominciare a stamparci una nuova moneta. Pensi che pure Draghi mi ha detto che è d' accordo».

 

Non ci credo.

«Giuro. L' ho incontrato la scorsa estate a Città della Pieve. Lo vedo in un vicolo, gli vado incontro, e gli chiedo: posso cominciare a far stampare una nuova moneta? Allora lui mi guarda serio, e mi risponde: "Sì sì, certo che può". Draghi ha capito che io non sono un politicante, ma un artista delle idee e della musica. Del resto: lei lo sa, vero?».

 

Cosa?

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«No, dico: io sono uno dei più grandi musicisti del mondo. Le mie opere sono state eseguite in luoghi dove avevano accettato solo Mozart e Beethoven. In Vaticano sono considerato un genio illuminato da Dio. Anzi: le anticipo che la segreteria del Presidente Trump mi ha chiesto di comporre qualcosa in suo onore...».

 

Conferma la manifestazione di domani, a Roma, in piazza del Popolo?

«Confermo. La mattina ci saranno Salvini e Meloni, il pomeriggio arriveremo noi» (L' ultima volta che il generale Pappalardo manifestò a Roma con le sue brigate fu tre anni fa. Davanti a Montecitorio. Striscioni, cori, pentolacce. Quel fuoriclasse di Alessandro Di Battista li vide e pensò che fosse un sit-in grillino. Così si mise a cavalcioni sulle transenne e, con un megafono, prese ad arringare la folla. Che però, dopo qualche istante di stupore, iniziò a ondeggiare minacciosa. «Buuuu!» «Imbecille!» «Che fai?

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Provochi?». Dibba, a capo chino, e passi veloci, fu costretto a rifugiarsi in Transatlantico).

 

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