arturo parisi enrico letta

“LETTA DOVEVA AGGREGARE TUTTI E SOLO I DIFENSORI DEL GOVERNO DRAGHI” – ARTURO PARISI: “LA SUA È UNA SCELTA CHIARA, LEGITTIMA E CORAGGIOSA, QUELLA CHE BETTINI HA DEFINITO ‘UNITARIA FINO AL PUNTO DI RISCHIARE L’AUTOLESIONISMO’. TENERE INSIEME IL PD. IL M5S HA RITROVATO L’IDENTITÀ POPULISTA DELLE ORIGINI, NON QUELLA PROGRESSISTA CANTATA DAL PD CON L’ILLUSIONE DI EGEMONIZZARE I ‘BARBARI’” – “IL PERICOLO FASCISMO? RITROVARE I DEMOCRATICI UNITI A CANTARE BELLA CIAO È LA PIÙ COCENTE DELLE NOSTRE SCONFITTE…”

Arturo Celletti per “Avvenire”

 

arturo parisi

«Una campagna brevissima. Troppo breve. E non penso ai giorni di legge. Eguali nel tempo. Parlo del tempo necessario ai partiti per formulare proposte meditate, e agli elettori per evitare una scelta immatura... Troppo breve per consentire nella politica incontri duraturi, soprattutto se nuovi, e un confronto fecondo, ma purtroppo lunga a sufficienza per anticipare lo scontro che in autunno ci aspetta nella società».

 

Arturo Parisi ci 'regala' subito una riflessione cruda sull'Italia che corre verso il voto. «Vedo un quadro terribile. Il caro vita, i costi dell'energia Le questioni economiche e sociali esploderanno», avverte il fondatore dell'Ulivo.

enrico letta presenta il minibus elettrico per la campagna elettorale

 

Sul banco degli imputati ci sono le scelte della politica. Anche quelle del 'suo' Pd. Sfidiamo Parisi: molti scommettono sulla vittoria del centrodestra. «Non basta sommare appartenenze di partito o abitudini di voto. Questo è un Paese dove un cittadino su due si muove tra una sigla, un'altra sigla e l'astensione.

 

ENRICO LETTA

Un Paese più che frammentato, polverizzato al punto da portare il partito di turno dalla soglia della sopravvivenza fino alla testa della classifica, per poi rifarlo implodere con la stessa velocità con la quale era esploso». Parole ancora severe. Dove è evidente il riferimento a Matteo Renzi, a Giuseppe Conte, a Matteo Salvini. E dietro le quali si agita un avvertimento a Giorgia Meloni.

 

GIORGIA MELONI E LA FIAMMA DI FDI - BY CARLI

I veti di Bruxelles e del centrosinistra freneranno la corsa di Meloni?

Lasciamo da parte i presunti veti. Nel caso, per principio inaccettabili. Se nell'azione di governo sono di ostacolo, nella raccolta dei consensi possono tramutarsi in un vantaggio.

E poi è difficile non riconoscere a Meloni la spinta che le viene da una condotta coerente in una legislatura nella quale più o meno tutti sono riusciti ad allearsi, volta a volta, con tutti.

 

Di certo Meloni ha galoppato ed è cresciuta quanto è cresciuto il suo partito. Ma una cosa è essere a capo di un partito, un'altra essere riconosciuta leader incontrastata del proprio campo, un'altra ancora - in una democrazia pluralista - conquistare e soprattutto mantenere la guida di un intero Paese.

 

SILVIO BERLUSCONI MATTEO SALVINI

Esiste un tema 'Meloni e rischio fascismo'?

Ritrovare i democratici uniti a cantare 'Bella Ciao', il canto della libertà che interpella oramai tutti i cuori attraversando e superando i confini di parte, sarebbe come riconoscere la più cocente delle nostre sconfitte. Che i tre quarti di secolo che ci separano dal '45 sono passati invano. Con l'aiuto di democratici di molte, diverse, e spesso opposte provenienze siamo venuti a capo di ben altri pericoli. Son sicuro che anche questa volta ce la faremmo.

 

Che effetto le fa vedere Berlusconi pronto a candidarsi ancora? E sentirlo dire che se passasse il presidenzialismo Mattarella dovrebbe dimettersi?

Un miracolo. Il più grande venditore del mondo forse sarebbe riuscito a rifilare, almeno a quelli della mia età, anche l'illusione di una eterna giovinezza. Poi basta una frase come quella sul capo dello Stato per far capire, all'improvviso, che anche il suo tempo è passato. È stata una provocazione senza senso: una banalità dal punto di vista istituzionale e, dunque, una stupidaggine da quello politico.

 

arturo parisi romano prodi

Pensi alle ultime scelte di Enrico Letta: ha sbagliato o no?

Solo la sera del voto si potrà rispondere. Quella di Letta è una scelta. Una scelta chiara, legittima e coraggiosa. Quella che Bettini ha definito una «scelta unitaria fino al punto di rischiare l'autolesionismo». Tenere insieme il Pd, la cui unità è messa a durissima prova sui tavoli delle candidature.

 

LETTA CALENDA MEME

Ma ancor prima del partito tenere insieme la sinistra, quella interna ed esterna al Pd, senza alcuna esclusione né distinzione tra i sostenitori e gli oppositori di Draghi. Tenerla insieme tutta e, intorno ad essa, aggregare tutte le voci possibili, dai Radicali ai cattolici di Demos, con l'obiettivo primario di contrastare il pericolo rappresentato dalla destra. Naturalmente, è appena il caso di dirlo, all'infuori di Conte e di Renzi, il più recente e il più antico degli avversari del suo partito.

 

Lei che cosa avrebbe fatto?

ENRICO LETTA MATTEO RENZI 1

Una volta aperta la crisi a seguito del contrasto tra sostenitori e oppositori dell'azione di Draghi, io avrei lavorato ad una coalizione che unisse tutti e solo i difensori del governo. Tutti e solo. Ma il segretario è lui. È giusto che sia lui a scegliere la meta e a indicare la strada.

 

I 5 stelle sono davvero finiti?

Venti giorni fa li avrei detti in gravissima difficoltà. L'approfondimento della rottura con Letta e la discesa in campo di Grillo, che sul limite dei due mandati ha preso una decisione che a Conte non sarebbe riuscita, hanno offerto al Movimento l'identità che avevano smarrito. Quella populista delle origini, non certo quella progressista cantata dal Pd con l'illusione di egemonizzare così gli 'antichi barbari'.

calenda letta

 

Renzi e Calenda presentano il Terzo polo.

L'assetto bipolare presente li esclude e loro giocano in difesa. Ma nella democrazia maggioritaria che affida agli elettori la decisione sulla direzione del governo, quella per cui mi sono sempre speso, già dire terzo e non invece nuovo polo significa evocare il ritorno a un tempo che speravo superato.

 

enrico letta matteo renzi

Diciamo che la sola presenza sulla scena di un Terzo polo, incarnato per di più da esponenti che in passato avevano difeso un'altra idea di democrazia, sta da sola a dimostrare il fallimento di una fase della Repubblica più che ad annunciarne un'altra.

 

Come valuta l'operato del governo Draghi?

Di Draghi possiamo dire che aveva aperto la speranza di un'Italia finalmente ammessa al tavolo delle decisioni che nel mondo contano, certo per l'autorevolezza della guida, ma soprattutto perché era messa al servizio di scelte adottate nella consapevolezza delle compatibilità interne ed internazionali.

 

AGENDA DRAGHI MEME

Per Renzi e Calenda un voto senza vincitori potrebbe mantenerlo a Palazzo Chigi.

Già il fatto che sia cullata e diffusa la speranza di un voto nullo è la prova della crisi della nostra democrazia. La sfiducia in noi stessi e la resa all'idea di un commissariamento eterno del Paese.

 

Vede un rischio astensionismo legato a un Paese distante dalla politica?

Uno spettacolo inguardabile. Basta leggere i giornali, soprattutto quelli locali, che da giorni danno conto delle resse e delle risse per decidere non quelli che saranno i candidati, ma quelli che saranno gli eletti lasciando alla campagna elettorale e al voto finale solo la decisione su quanti toccheranno ad un partito e quanti a un altro.

mario draghi by istituto lupeArturo Parisi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HA VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…