luigi di maio nella tela di sergio mattarella by macondo

LUIGINO INCONTRA TUTTI (PER FAR FUORI CONTE) – IL FACCIA A FACCIA CON DRAGHI, I BUONI UFFICI CON GIORGETTI E LE MOSSE DI LEONARDO NEGLI STATI UNITI: DI MAIO DA MESI STA INTESSENDO UNA FITTA RETE DI RELAZIONI, LAVORANDO NELL’OMBRA IN VISTA DI UN CAMBIO A PALAZZO CHIGI – L’EX PRESIDENTE DELLA BCE DICE DI NON ESSERE INTERESSATO ALLA POLTRONA PER UN GOVERNO DI LARGHE INTESE. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI SÌ…

WHATEVET IT TAKES - MARIO DRAGHI

DRAGHI CHE VOLTEGGIANO SULL'ITALIA - INCONTRO RISERVATO CON DI MAIO: ''SCAMBIO DI PUNTI DI VISTA SULLA SITUAZIONE POLITICA ED ECONOMICA'

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/draghi-che-volteggiano-sull-39-italia-incontro-riservato-maio-241791.htm

 

FLASH - MARIO DRAGHI STA AVENDO INCONTRI CON TUTTI PERCHÉ TUTTI I LEADER POLITICI DE’ NOANTRI GLIELO CHIEDONO. E TUTTI

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/flash-mario-draghi-sta-avendo-incontri-tutti-perche-tutti-241831.htm

LUIGI DI MAIO GIANCARLO GIORGETTI

 

 

1 – DA DRAGHI ALL'AMBASCIATORE AMERICANO LA TELA DI RELAZIONI D EL MINISTRO DI MAIO

Federico Capurso per “la Stampa”

 

Tra i maestosi marmi bianchi della Farnesina, lontano dalle piccole beghe quotidiane del suo Movimento, Luigi Di Maio intesse da mesi una fitta rete di relazioni che tocca Washington, Bruxelles, le grandi partecipate di Stato, la questione libica e i "registi" del Pd, Dario Franceschini, e della Lega, Giancarlo Giorgetti.

lewis eisenberg luigi di maio virginia saba villa taverna ph andrea giannetti:ag.toiati

 

Il tentativo è quello di costruire un'immagine nuova; per se stesso, distante da quella del ras di un partito dilaniato dalle lotte interne, e per i Cinque stelle, con una forte vocazione europeista, filo atlantica, indipendente dai sovranisti di destra e dai progressisti di sinistra.

 

Il faccia a faccia con l'ex presidente della Bce Mario Draghi, avvenuto il 24 giugno scorso al ministero degli Esteri e di cui dà notizia l'AdnKronos, è un tassello del mosaico.

 

LUIGI DI MAIO CON MASCHERINA TRICOLORE

«Uno dei consueti incontri istituzionali che il titolare della Farnesina è solito svolgere anche con altre autorità istituzionali», viene spiegato dagli uomini di Di Maio.

 

«È stato un incontro positivo e proficuo. Al centro dei colloqui, i dossier europei».

 

Tutto normale, eppure, la notizia trapela sedici giorni dopo, a una settimana esatta dal Consiglio europeo in cui prenderà forma il Recovery fund. E dove Giuseppe Conte, il rivale per la guida del partito, giocherà la partita più importante della sua esperienza di governo.

 

MARIO DRAGHI

Il duello tra i due, dunque, si svolge anche sul piano dei rapporti personali nei palazzi romani e fuori dai confini nazionali. E gli Stati Uniti rappresentano, in questa strategia, la parte centrale del disegno.

 

È stato Di Maio il primo ad avvicinare il Movimento agli Usa e a sgonfiare le fascinazioni russe. Non una parola è stata spesa contro la proroga per altri sei mesi delle sanzioni europee a Mosca, decisa una settimana fa a Bruxelles.

giuseppe conte luigi di maio

 

Non manca occasione, invece, per rinnovare la centralità dell'Italia nel Patto atlantico e l'amicizia con «il nostro principale alleato, gli Usa».

 

Oltre oceano, però, si aspettano che alle parole seguano "prove d'amore", come sul dossier per estromettere le cinesi Huawei e Zte dallo sviluppo del 5G. Tema, questo, affrontato più volte nel corso delle frequenti visite all'ambasciatore americano a Roma, Lewis Eisenberg.

 

luigi di maio xi jinping

L'ultima martedì scorso, durante la quale il ministro degli Esteri ha aperto alla possibilità di un cambio di posizionamento del Movimento sul tema del 5G. Per arrivare al cuore di Washington, però, l'ex capo politico del Movimento sa che si deve passare anche dalle grandi partecipate di Stato come Leonardo, che da anni collabora con gli Stati uniti nel settore della Difesa. Ecco perché - raccontano alla Farnesina - tiene in grande considerazione Luciano Carta, presidente di Leonardo.

 

Carmine America

E per lo stesso motivo, ha chiesto due posti nel consiglio d'amministrazione per persone di provata fiducia: Carmine America, suo ex compagno di scuola, e Paola Giannetakis. Mentre in Libia, vista la ritrosia statunitense ad entrare nella polveriera di Tripoli, le sponde cercate da Di Maio sono soprattutto europee, grazie al legame coltivato in questi mesi con l'Alto rappresentante Ue, Josep Borrell.

 

Fluidità di relazioni che manca da tempo, invece, con il Vaticano, visti anche i privilegiati rapporti di Conte con gli ambienti ecclesiastici, emersi già con il governo gialloverde. Dal naufragio di quell'esperienza, è sopravvissuta però la stima nei confronti dell'ex sottosegretario di palazzo Chigi, Giorgetti, con cui sono proseguiti i contatti e anche alcuni incontri riservati, nonostante sia detestato dal resto dei Cinque stelle.

 

MARIO DRAGHI.

Certo, adesso il telefono squilla più spesso al Nazareno, nelle stanze di Nicola Zingaretti e di Franceschini, perché il Movimento - ragiona il ministro degli Esteri con i suoi - dovrà potersi appoggiare a destra come a sinistra, se vuole rimanere al governo.

 

Prima però si dovrà trovare un accordo sulla legge elettorale. E su questo terreno, Di Maio aggancia l'uomo più odiato di sempre dal mondo grillino, Matteo Renzi, con cui le interlocuzioni sono tanto assidue quanto instabili. Necessarie, però, a dar forma al suo progetto: tornare a guidare il Movimento, riportarlo al governo e provare a sedersi a palazzo Chigi. Al posto di Conte.

 

DI MAIO FRANCESCHINI OSHO

2 – E DI MAIO INCONTRA DRAGHI MOSSA PER L'UNITÀ NAZIONALE `

Simone Canettieri per “il Messaggero”

 

La mattina a Tripoli, la sera da Mario Draghi. Lo scorso 24 giugno - un mercoledì - Luigi Di Maio ha incontrato l'ex presidente della Bce (ma anche di Bankitalia e già dg del Tesoro) di ritorno dal vertice con il premier libico Fayez al-Sarraj. Un faccia a faccia - rivelato dall'agenzia Adnkronos - che da ieri sta mandando in fibrillazione il governo e i Palazzi della politica.

MARIO DRAGHI CON LA MASCHERINA E IL DISCORSO DI IGNAZIO VISCO DURANTE L EMERGENZA COVID

 

Cosa si saranno detti l'ex capo del M5S e l'uomo del whatever it takes che salvò il Paese con il suo bazooka? «Nessun complotto, solo uno scambio di vedute tra il ministro, che sta seguendo il negoziato europeo, e un importante analista», gettano acqua sul fuoco dalla Farnesina, senza però confermare il luogo dell'incontro ma smentendo che si sia svolto a cena.

 

Di sicuro, c'è un dato politico importante da cui partire. Per i grillini Draghi è stato - e forse per una parte di loro ancora lo è - «il nemico del popolo», come scrissero in una nota i deputati pentastellati nel 2018. Anno in cui proprio l'allora vicepremier Di Maio, era ottobre, lo definì «un avvelenatore di clima». Solo perché nella conferenza d'addio all'Eurotower, il presidente della Bce aveva messo in guardia il governo gialloverde su una manovra in deficit («Finanziarlo non è nel nostro mandato») che poi dopo un tira e molla con l'Ue partorirà il Reddito di cittadinanza e Quota 100.

 

MARIO DRAGHI

Dunque l'approccio nei confronti di Draghi è cambiato, se non in tutti i 5 Stelle (viste le recenti stoccate di Di Battista) di sicuro in Di Maio. Fatta la premessa, il succo sono i contenuti di questo vertice, rimasto segreto per oltre due settimane. E rimbalzato fino a Palazzo Chigi. D'altronde l'idea che il ministro degli Esteri stia sondando il terreno per provare a cambiare il premier attuale è uno scenario che - al di là delle smentite di prassi - trova risposte in ampi ambienti della maggioranza.

 

Jean-Yves Le Drian Luigi Di Maio

Il profilo è ineccepibile: una personalità di altissimo spessore, stimata dal Quirinale e dal Vaticano, che proprio ieri lo ha nominato membro della Pontificia Accademia. Nessuno si sente di escludere che tra i temi trattati ci sia stato anche quello della gestione degli oltre 250 miliardi in arrivo con il Recovery fund, il Mes e la Bei viste le garanzie espresse dal punto di vista internazionale da Draghi.

 

LE SPONDE

mattarella di maio

Un'operazione che andrebbe bene anche alla Lega, o almeno alla parte dialogante di Giancarlo Giorgetti, che da quando è iniziata la pandemia invoca un governo di unità nazionale con a capo l'ex presidente della Bce. Uno scenario che non sfugge a Giorgia Meloni. La quale, nell'attaccare Di Maio sui «giochi di palazzo», sembra voler mandare messaggi in bottiglia anche al resto degli alleati del centrodestra: niente scherzi.

 

sergio mattarella luigi di maio

La notizia comunque è stata letta con una certa apprensione anche da Palazzo Chigi, pronto a sottolineare «gli ottimi sondaggi» del premier, miglior arma per spezzare dietrologie e «giochetti». Ma è sempre a un possibile nuovo capo del governo che volteggiano i pensieri di molti. E non solo di quel pezzo di M5S che vive con sofferenza l'«Avvocato del popolo», ma anche del Pd, sempre più «spazientito» dalla gestione «tentennante» di questa Fase 3. Soprattutto in vista dell'autunno caldo che attende l'Italia sul fronte economico.

 

LUIGI DI MAIO A SABAUDIA CON LA FIDANZATA VIRGINIA SABA

Rimane, in subordine, l'ipotesi che sia partito con così netto anticipo il sondaggio dei partiti per il nuovo presidente della Repubblica. Chi frequenta Draghi si limita a commentare che quello con Di Maio potrebbe non essere stato l'unico contatto con la politica italiana. Con la differenza che sugli altri vige una cortina di massima discrezione.

 

«Solo malafede», prova a troncare e sopire il titolare della Farnesina, dopo ore di boatos che lo danno attivissimo (magari anche con Matteo Renzi) per arare il campo in vista di nuovi cambi ai vertici dell'esecutivo. La parte più anti-europeista grillina rimane perplessa. Soprattutto la fazione «no Mes» capitanata da Alessandro Di Battista che solo lo scorso aprile incolpava Draghi di «aver risvegliato il desiderio di svilire la politica». La partita a scacchi è appena iniziata, con il diretto interessato che rimane in silenzio. Chissà quanto contento della diffusione di questo incontro. Ma chi lo conosce bene non può non sottolineare: «Sta avendo molti incontri politici e tutti alla fine gli chiedono di guidare un governo di unità nazionale. Ma lui risponde: grazie, non sono interessato. Con il solito sorriso che somiglia a un ghigno». Chissà.

 

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...