salvini meloni berlusconi

DI MALE IN SEGGIO – IL VERO PROBLEMA DEL CENTRODESTRA, PIÙ CHE LA LEADERSHIP, SONO I COLLEGI: SE RIMANESSE IL ROSATELLUM, AL NORD LA LEGA PERDEREBBE UNA CATERVA DI POLTRONE – I NUOVI RAPPORTI ALL’INTERNO DELLA COALIZIONE, UNITI AL TAGLIO DEI PARLAMENTARI, RISCHIANO DI TRASFORMARSI IN UN SALASSO PER SALVINI, A VANTAGGIO DELLA MELONI E DELLE FRONDE CENTRISTE – VERDERAMI: “NON SONO NUMERI. È CARNE VIVA CHE INCIDE SUL TESSUTO POLITICO TERRITORIALE. PERCHÉ…”

 

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

matteo salvini giorgia meloni federico sboarina

Il nodo nel centrodestra non è la leadership o la linea politica. È un problema di collegi.

La questione è dirimente, perché misurerà nella prossima legislatura i rapporti di forza in seno all'alleanza. Rapporti che già potrebbero delinearsi al termine della trattativa sui candidati comuni da presentare nei 221 collegi uninominali di Camera e Senato.

 

Sempre che il sistema di voto non cambi. Se rimanesse il Rosatellum, i nuovi equilibri in seno al centrodestra finirebbero per cambiare il profilo della coalizione soprattutto al Nord, dove la Lega (oltre a Forza Italia) rischierebbe una grave emorragia di candidature a vantaggio di FdI.

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

Con un impatto politico di prima grandezza sul Carroccio, che nel Nord ha la sua tradizionale roccaforte. Non a caso un autorevole dirigente leghista - in vista di quel passaggio - ammette che «la trattativa sarà complessa». E ogni singolo partito ne sta già riservatamente discutendo al proprio interno.

 

I leader dovranno intanto accordarsi sul metodo da usare per la ripartizione dei collegi. Nel 2018 scelsero di adottare una media ponderata, basata su tre diversi sondaggi e sullo storico delle elezioni precedenti. Se quello schema venisse riapplicato, ciascuno dei tre maggiori partiti otterrebbe grosso modo quasi un terzo delle candidature uninominali, con il resto da assegnare alle forze centriste.

SALVINI MELONI BERLUSCONI

 

La Meloni non ne è tanto convinta. E non è la sola, visto che nella coalizione si lavora su meccanismi diversi. Uno di questi - di fonte centrista e basato sul fixing attuale - assegnerebbe a FdI 106 candidati nelle due Camere, 52 alla Lega, 38 a Forza Italia e 15 ai partiti minori. È un calcolo di parte e parziale, che delinea però un dato tendenziale.

Ma anche se il metodo dovesse rimanere quello del 2018, il problema non cambierebbe. E il punto sensibile resterebbe sempre il Nord.

 

FLOP DI SALVINI ALLE AMMINISTRATIVE 2022 BY ELLEKAPPA

Oggi alle cinque regioni settentrionali (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Liguria) spettano 76 collegi uninominali tra Camera e Senato. Al Nord, alle scorse consultazioni, il rapporto di candidati tra Lega e Forza Italia da una parte, e Fratelli d'Italia dall'altra, fu di tre a uno. Così nel Piemonte, per esempio, vennero eletti dieci parlamentari azzurri, otto leghisti e tre di FdI. Adesso il quadro è destinato a cambiare radicalmente: come minimo il rapporto tra i maggiori alleati sarebbe di uno a uno.

 

Se a questo si aggiunge il taglio dei parlamentari, previsto dalla riforma costituzionale, per il Carroccio (oltre che per FI) sarebbe un salasso di almeno venti scranni. A vantaggio della Meloni. Un'ipotesi che viene esaminata prevede di compensare FdI con un maggior numero di collegi al Sud. Ma servirebbe solo a ridurre il danno.

 

meloni salvini

Non sono numeri. È carne viva che incide sul tessuto politico territoriale. Perché la fine delle aspirazioni di quanti ambiscono a candidarsi, produrrebbe demotivazione nella classe dirigente in campagna elettorale. Perciò la questione dei collegi è fondamentale nella partita del centrodestra, siccome influisce sulla sfida della leadership.

 

Ancor di più rischia di innescare un conflitto nelle realtà locali tra forze formalmente alleate, con conseguenze sul risultato nazionale. Si è già visto alle Amministrative.

 

L'assenza di una tregua - se non di un accordo - tra i leader, fa dire a Lupi che «sembriamo ormai la brutta copia del centrosinistra». Porta addirittura il segretario dell'Udc Cesa ad interrogarsi: «Ma Salvini e Meloni vogliono vincere?».

 

salvini meloni

La domanda al momento è se vogliano vedersi, perché tra i dirigenti di Fratelli d'Italia c'è chi ritiene che «passerà l'estate». In ogni caso era impossibile che si tenesse un vertice nei giorni scorsi. Il capo del Carroccio - prima di sedersi al tavolo dell'alleanza - deve sedare le forti tensioni nel suo partito, compattarlo con un ufficio politico in cui tutti si sentano finalmente rappresentati e da lì provare a ripartire. Accadrà lunedì. Quanto al destino della coalizione si vedrà. Perché mentre nel centrodestra tutti stanno facendo i conti sui collegi, c'è chi nella Lega sta facendo altri calcoli. Su una nuova legge elettorale.

matteo salvini giorgia meloni meme by carli GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI AD ATREJUIL VERTICE SUL QUIRINALE A VILLA GRANDE BY ELLEKAPPAMEME GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI CURLING

Ultimi Dagoreport

2025scala la russa

DAGOREPORT - LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. COME MAI LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON HA OCCUPATO LA POLTRONA DEL PALCO REALE, DOVE SI È SEMPRE DISTINTO NELLO STRAZIARE L’INNO DI MAMELI CON I SUOI SICULI ACUTI? IL PRESIDENTE DEL SENATO, TRA LA PRIMA DELLA SCALA SANTA E IL FESTIVAL DI SAN ATREJU, HA PREFERITO ATTOVAGLIARSI AL RISTORANTE “EL CAMINETO”, DIMORA DELLA SODALE SANTANCHÈ A CORTINA D’AMPEZZO...

john elkann mirja cartia dasiero theodore kyriakou

DAGOREPORT - DOMANI, FINALMENTE, GLI EMISSARI DI JOHN ELKANN SI DEGNERANNO DI INCONTRARE I CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” PER CHIARIRE LO STATO DELLA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRUPPO ANTENNA DI THEODORE KYRIAKOU. PER IL MAGNATE GRECO, I QUOTIDIANI SONO SOLO UN ANTIPASTO: IL SUO VERO OBIETTIVO SAREBBE ACQUISIRE UN'EMITTENTE TELEVISIVA - YAKI NON VEDE L'ORA DI LIQUIDARE IL GRUPPO EDITORIALE, PER FARE SEMPRE PIÙ AFFARI CON EXOR: LA CARTA RAPPRESENTA NEMMENO L'UN PER CENTO DELLA HOLDING, NON DÀ ALCUN GUADAGNO MA SOLO ROTTURE DI COJONI (E LA LINEA ANTI-TRUMP DEI DUE QUOTIDIANI È UNA ROGNA PER IL SEMPRE PIÙ AMERICANO JOHN) - KYRIAKOU HA SUBITO INIZIATO CON IL PIEDINO SBAGLIATO LA CAMPAGNA D’ITALIA: AVREBBE SCELTO COME ADVISOR NIENTEMENO CHE MIRJA CARTIA D’ASERO, EX AD DEL “SOLE 24 ORE” - RETTIFICA! CARTIA D'ASERO: "NON SONO ADVISOR DI ANTENNA O DI KYRIAKOU E NON MI OCCUPO DI EDITORIA DALL'USCITA DAL 'SOLE'"

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”