di maio meloni draghi salvini

NULLA ACCADE PER CASO: DRAGHI S’È PREPARATO IL TERRENO - AVEVA RICEVUTO UNA TELEFONATA DI SALVINI ALLA FINE DI GENNAIO (GIORGETTI MEDIATORE) - AVEVA GIÀ INCONTRATO PIÙ DI UNA VOLTA LUIGI DI MAIO E AVEVA GIÀ RECAPITATO UN INVITO A GIORGIA MELONI - DOPO IL 31 OTTOBRE 2019, L’ULTIMO GIORNO DI SERVIZIO ALLA BCE, USATO, EVOCATO E SOPRATTUTTO TEMUTO DALLA POLITICA, DRAGHI SI È PREPARATO A QUALSIASI EVENIENZA - SOLO IL PD E ZINGARETTI NON HANNO AIUTATO L’INGRESSO IN POLITICA DI DRAGHI, VISTO CHE SI SONO IMPICCATI AL “O CONTE O VOTO”

Carlo Tecce per https://espresso.repubblica.it/

 

mario draghi.

Mario Draghi era già qui, in mezzo a noi, prima di apparire al Quirinale. Aveva già ammansito i partiti più sovranisti e populisti d’Italia. Aveva già ricevuto una telefonata di Matteo Salvini alla fine di gennaio.

 

Aveva già incontrato una, un’altra e un’altra volta ancora Luigi Di Maio. Aveva già recapitato un cortese invito a Giorgia Meloni. Questo è successo mentre si pensava che Draghi non ci fosse, un pensionato assorto fra gli ulivi umbri col suo cane bracco ungherese. Invece Draghi era pronto alla chiamata di Sergio Mattarella. No, nessun complotto ordito dalla plutocrazia. No, nessuna visione mistica di fantozziana memoria.

 

GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI

Draghi era pronto perché Draghi non si fa trovare impreparato e fa sempre le cose che dice e non dice sempre le cose che fa. E fra le cose che non ha detto c’è un intenso lavoro sui partiti più distanti - Lega, Cinque Stelle, Fratelli d’Italia - da quell’Europa che ha protetto per otto anni alla Banca centrale europea, una dozzina di mesi di contatti discreti, di presentazioni, di conoscenze. Draghi è meticoloso, strategico, riservato: è politico. Non era nella misericordia di dio come l’uomo prima della creazione, «secondo il benevolo disegno della sua volontà», per dirla con la lettera di san Paolo agli Efesini.

salvini meloni

 

Dopo il 31 ottobre 2019, l’ultimo giorno di servizio alla Bce, usato, evocato e soprattutto temuto dalla politica, Draghi si è preparato a qualsiasi evenienza. Per non fallire aveva soltanto una possibilità: trasformare il Parlamento più antieuropeista nel Parlamento che più velocemente si è convertito all’europeismo. Si è trattato di folgorazione o disperazione. Pazienza. Pure san Paolo ci è passato.

 

LA RESA DI MATTEO, I DUBBI DI GIORGIA

Il leghista Giancarlo Giorgetti è un amico di Draghi, ne ha un rispetto sacrale, è un tipo pragmatico, un tifoso del Southampton che il sabato e la domenica stacca col mondo e si guarda il campionato inglese.

 

mario draghi 1

Se risponde, non spegne mica il televisore e si ammutolisce appena segna una squadra. Per quasi due anni, dopo la sbandata del Papeete che ha ammazzato l’esecutivo gialloverde e l’alleanza con i Cinque Stelle, ha spiegato a Salvini un paio di concetti banali: i consensi non bastano per governare, è ferale inseguire Fratelli d’Italia a destra. Per Giorgetti la pandemia era l’occasione per rifare daccapo la Lega con un governo di tutti aggrappato a uno: a Draghi.

 

Salvini ha esitato a lungo, smentire sé stessi è più complicato che chiudere i porti sbraitando in televisione, poi l’ha sentito al telefono durante la caduta del governo di Giuseppe Conte, subito dopo il ritiro dei ministri di Italia Viva, in quegli attimi di deliquio quando fermo, con la testa nel guardaroba, la luce troppo fioca, le pile di pantaloni che vacillano, non sai che felpa metterti addosso perché non sai più chi sei.

 

GIANCARLO GIORGETTI MATTEO SALVINI 1

Per le consultazioni Salvini era già stirato dal verso giusto, non più o voto o morte, non più feroce con i migranti e dialogante con Mosca, anzi ha rinnovato il giuramento agli Stati Uniti, come se fosse la formula magica per accedere di nuovo ai palazzi del potere, e si è mostrato ai giornalisti con Giorgetti accanto che, infagottato in un giaccone con cappuccio, annuiva soddisfatto a ogni parola di Matteo.

 

Draghi si è affidato a Giorgetti per avvicinare Salvini, con Meloni e Di Maio ha utilizzato un metodo diverso. Premessa. Draghi ha trascorso un decennio da direttore generale al ministero del Tesoro, da lì ha attraversato l’ultimo decennio del Novecento, ha imparato il galateo istituzionale. Draghi non si offre, non trama, si rende disponibile per rendersi utile. Così un intermediario, non un politico, la scorsa estate si è rivolto a Meloni e Di Maio con una sorta di consiglio: perché non vi fate una chiacchierata con l’ex capo Bce?

 

mario draghi al meeting di rimini 3

Di Maio ha accettato presto, il suo istinto di sopravvivenza, di antico e inconsapevole lignaggio democristiano, si è rivelato come spesso gli capita e il 24 giugno l’ha raggiunto in un ufficio appartato lontano dal ministero degli Esteri. Matteo Renzi l’ha saputo, e un po’ si è ingelosito. Il premier Conte l’ha sospettato, e ha reagito assai male.

 

Finché il segreto, che a Roma è tutt’altro che eterno, il tempo di un aperitivo, è diventato la notizia che Di Maio ha confermato in modo infelice: «Mi ha fatto una buona impressione». Da quel giorno Conte ha visto Draghi in ogni angolo buio di Palazzo Chigi, anziché costruire un rapporto ha tentato di abbatterlo persino col pubblico dileggio: «Volevo candidarlo alla guida della Commissione europea, mi ha risposto che era stanco». Invece Di Maio non ha citato più Draghi, ma l’ha frequentato con cautela.

IL PRIMO CONSIGLIO DEI MINISTRI DI MARIO DRAGHI - LUIGI DI MAIO - ROBERTO GAROFOLI

 

Meloni ci ha riflettuto, settimane, ne era lusingata, però ha declinato la proposta, non ha stretto la mano, pardon non ha dato il gomito all’ex banchiere, non per presunzione, non era sicura, ci tiene alla coerenza, ai simboli, alle fiamme. Come fai a discutere con uno che, in pratica, l’Europa l’ha salvata dopo che hai ospitato con gli onori Steve Bannon, uno che, in teoria, l’Europa l’ha sfasciata.

 

LA SOSTA PER ARRIVARE SUL COLLE

Mario Monti atterrò in Italia e fu accolto come un signore compìto che veste in maniera straniante. Il loden affascinò gli italiani esausti dalle cronache anatomiche sulle “cene eleganti” nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi. Monti pensò di governare senza la politica, Draghi non ha commesso lo stesso errore.

 

MARIO DRAGHI E IL SUO BRACCO UNGHERESE

Era in cammino verso il Quirinale, per la successione a Mattarella, poi l’hanno fermato per dirottarlo a Palazzo Chigi. La politica è un passaggio obbligato per ambire alla presidenza della Repubblica. Appena ha ricevuto l’incarico da Mattarella, nonostante le prime ingenue reazioni di Riccardo Fraccaro e Vito Crimi, Draghi ha raccolto il sostegno di Salvini e Di Maio e un rifiuto, non polemico, di Meloni.

 

Forza Italia ha esultato, Berlusconi è sbucato dalle palme in Costa Azzurra dove si è trasferito, di colpo Gianni Letta è tornato a vent’anni fa. Come previsto. Quello che non era previsto è accaduto nel Pd di Nicola Zingaretti, il partito di riferimento culturale di Draghi. Più di Rocco Casalino, Zingaretti ha creduto che Conte fosse indispensabile, si è impallato sulle elezioni anticipate, si è opposto ai leghisti e al solito si è corretto e si è adeguato. Zingaretti non ha aiutato l’ingresso in politica di Draghi, uno che all’epoca della Bce viaggiava spesso in aereo col premier Paolo Gentiloni per andare a Bruxelles.

 

luigi di maio

Il Pd ha dato segni di delirio cominciando a litigare sul congresso per rimuovere Zingaretti con un presidente del Consiglio dimissionario e un altro ancora non insediato. I 5S hanno scoperto quant’è sfiancante essere un partito e non si capisce chi comanda fra Beppe Grillo, le piattaforme di Casaleggio, il multiforme Di Maio, la ficcante tattica di Crimi. Allora Salvini si è ingolosito e ha provato a intestarsi l’operazione Draghi. Non si stava male tra gli ulivi umbri con il cane bracco ungherese. Ormai l’apparizione è avvenuta e san Paolo è irreperibile.

DI MAIO DRAGHI

Ultimi Dagoreport

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)