A.T. per “La Repubblica”
Un giorno, a fine mandato o poco prima, se ne andrà, di sua spontanea volontà lascerà il potere. Senza sconfitte elettorali, senza altre ragioni che non dare l’esempio. Secondo Der Spiegel, sarebbe questo il piano del futuro di Angela Merkel. Se è vero, la cancelliera che il 17 luglio festeggerà nel modo più privato e morigerato possibile i suoi primi 60 anni vuole diventare con grande stile il primo leader della democrazia postbellica tedesca che si fa da parte per libera scelta.
Non perché sconfessato dal voto del popolo sovrano, come Helmut Kohl nel 1998 e Gerhard Schroeder nel 2005, né perché travolto da una spy story come Willy Brandt nel 1974, né per un ribaltone di maggioranza come quello che spodestò Helmut Schmidt nel 1982, né perché abbandonato dal partito come Konrad Adenauer padre della democrazia.
Molti membri del governo e alti dirigenti del suo partito, la CduCsu - citiamo ancora Der Spiegel - si dicono convinti che “Angie” abbia fatto nel segreto dell’animo la sua scelta. “L’idea le piace molto”, avrebbe detto un membro dell’esecutivo. Ufficialmente, non è vero nulla: la cancelliera non pensa a un ritiro volontario, afferma il sottosegretario Steffen Seibert, il suo bravo e influente capo-portavoce e consigliere.
La notizia lanciata da Spiegel ha sorpreso: Angela Merkel è all’apice della popolarità a casa e del prestigio e potere in Europa e nel mondo, perché mai dovrebbe pensare a un addio? Forse, il solo lasciar avanzare l’ipotesi non farà che accrescere il suo smalto e carisma, la sua immagine di global statesperson.
Nessuno come lei tratta a pari dignità con Obama, Putin, Xi Jinping, nessuno rimprovera l’America per lo spionaggio e la Russia per l’annessione della Crimea come fa lei, nessuno sa trasformare persino la finale di ieri al Maracanà in un minisummit sull’Ucraina, nessuno a Pechino loda i dirigenti cinesi, firma con loro megacontratti che salvano lavoro anche a operai tedeschi e poi però esorta Xi alla democrazia, “unica scelta vincente per una società moderna”.
Anche voci infondate rafforzano un leader o lo rendono più popolare. Eredi papabili sono già in pista. Due donne: Ursula von der Leyen, ministro della Difesa, medico, madre di 7 figli, spesso in volo verso l’Afghanistan col vecchio cargo della Luftwaffe, appare la delfina favorita. Annegret Kramp-Karrenbauer, governatrice della Saarland, la rincorre.
Ma nessuno sa immaginarsi che un giorno lontano una “Angie” si goda la vita e basta: a Bruxelles magari dopo Juncker, o al vertice Onu dopo Ban-Ki Moon, nota ancora Der Spiegel, di qui a fine legislatura o quasi (cioè 2017 o 2016) il mondo la vedrebbe felice ancora presente e attiva.