enrico letta elly schlein dario franceschini orlando provenzano stefano bonaccini

IL PD DI OGGI SEMBRA IL M5S DI IERI – VERDERAMI: “OGNI DICHIARAZIONE NEL PD DÀ LA PERCEZIONE DI UN'IMMINENTE SCISSIONE TRA CHI PROPONE UN RILANCIO DEL “RIFORMISMO” E CHI SPERA DI “RIACCENDERE LA SCINTILLA DELLA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE”. È TORNATA L'ANTICA LITURGIA DELLA SCOMUNICA E DELLA DELEGITTIMAZIONE. IL PRIMO COMPITO CHE TOCCHERÀ AL FUTURO SEGRETARIO DEM NON SARÀ RIUSCIRE A COMPETERE CON IL CENTRODESTRA MA TENERE UNITA LA SINISTRA”

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

enrico letta alla direzione pd

Il primo compito che toccherà al futuro segretario del Pd non sarà riuscire a competere con il centrodestra ma tenere unita la sinistra. Più che una missione sembra un'impresa.

Quasi fossero stati colpiti da un sortilegio oscuro, coloro che volevano democratizzare il M5S si stanno grillinizzando. Anzitutto negli atteggiamenti. I democratici di oggi somigliano infatti ai Cinque Stelle di ieri, quelli di Conte e Di Maio, che erano privi di una linea comune, rissosi e in procinto di dividersi.

 

Ogni dichiarazione, ogni passaggio politico nel Pd dà la percezione di un'imminente scissione tra chi propone un rilancio del «riformismo» e chi spera di «riaccendere la scintilla della Rivoluzione d'ottobre». Perfino il dibattito sulla riscrittura del Manifesto costituente del partito viene drammatizzato, tanto da far vedere a Parisi - l'inventore dell'Ulivo - una «riedizione del congresso di Livorno», dove nel 1921 si celebrò il divorzio tra socialisti e comunisti.

 

PROVENZANO 11

Il problema del Pd non sono né il calo nei sondaggi né la competizione per la segreteria: sono i toni della dialettica interna. Il modo in cui Provenzano irride i «sedicenti riformisti che d'ora in poi è meglio chiamare conservatori», fa capire che «d'ora in poi» si procederà con l'antica liturgia della scomunica e della delegittimazione. E quando il sindaco di Bergamo Gori dice che sarebbe pronto a lasciare il Pd se vincesse Schlein, preannuncia che non si assoggetterà al patto di cui si parla al Nazareno: l'accordo tra Prodi, Letta, Franceschini e un pezzo di sinistra interna, per mettere definitivamente ai margini gli ex renziani e prepararsi a un'intesa con Conte.

 

peppe provenzano giuseppe conte compleanno bettini

Raccontano che Guerini stia insistendo con i compagni che sono stanchi di essere marchiati con la lettera scarlatta. È vero, poco prima delle elezioni aveva spiegato che «se il Pd dovesse scendere sotto il 20% sarebbe condannato», ma in queste ore chiede di «lavorare per l'unità»: «Certo bisogna capire se si vuole ricostruire il partito o dare vita alla Quinta Internazionale...».

 

Perché i segnali ostili sono chiari. A partire dal discorso pronunciato da Speranza durante i lavori della Costituente, con quell'indice puntato contro il Manifesto «neo liberista» del Pd (a cui peraltro contribuì nella stesura anche Mattarella). L'idea degli scissionisti di Articolo 1 - spiega un dirigente dem - non è rientrare nel partito abbandonato negli anni del renzismo: «Loro non vogliono rimettersi con noi. Loro vogliono provare il colpaccio»: spaccare cioè il Pd e poi coalizzarsi con il M5S, «secondo il disegno di D'Alema».

elly schlein roberto speranza enrico letta

 

 Ecco il clima di sospetto, che d'altronde aleggiava da tempo. E le forzature ideologiche operate sul profilo del partito non fanno che rafforzare la tesi di chi teme una «mutazione genetica»: perché una forza nata con la «vocazione maggioritaria» così diventa un'altra cosa. Anche se il processo era già in atto, visto che da tempo nelle dichiarazioni dei suoi dirigenti, il Pd non veniva più definito di «centrosinistra».

 

elly schlein bonaccini

Lo stesso segretario, per tutta la campagna elettorale, in ogni dichiarazione ha usato solo il termine «sinistra». Come se il partito fondato da due anime ne avesse smarrita una per strada. Ecco perché a prescindere da chi subentrerà a Letta - Bonaccini, De Micheli, Ricci, Schlein - sarà un'impresa recuperare l'unità se non c'è una visione comune sulla identità. Perciò il Pd di oggi sembra il Movimento di ieri. Quello di Conte e Di Maio. Prima della scissione.

SCHLEIN BONACCINI 5

Ultimi Dagoreport

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…