giorgio assunta almirante

QUANDO ALMIRANTE, CHE HA AVUTO DUE MOGLI, SI OPPONEVA AL DIVORZIO - GIAMPAOLO PANSA: “PER LUI IL REFERENDUM CHE DOVEVA DIVENTARE UN PLEBISCITO ANTICOMUNISTA. LA VITTORIA DEGLI ANTIDIVORZISTI AVREBBE IMPEDITO AL PCI DI ANDARE AL POTERE. IO GLI CHIESI PERCHÉ SI OPPONESSE AL DIVORZIO DAL MOMENTO CHE AVEVA ALLE SPALLE UN MATRIMONIO FALLITO E STAVA PER UNIRSI A UN'ALTRA SIGNORA. FU COME GETTARE UN FIAMMIFERO IN UN BIDONE DI BENZINA. ESPLOSE UN CAOS INFERNALE. MI DIEDERO DEL TERRORISTA VERBALE E…”

Giampaolo Pansa per il “Corriere della sera”

 

giampaolo pansa

Tanti anni fa l' obiettivo principale di noi giovani cronisti antifascisti era il segretario del Movimento Sociale Italiano, Giorgio Almirante. Era tornato al comando del Msi nell' epoca molto agitata per via del Sessantotto. In precedenza, dopo tre anni da leader del partito, era stato sostituito da Arturo Michelini rimasto poi in sella per un quindicennio.

a poltrona missina era molto ambita a destra. Michelini l' aveva occupata in modo dignitoso.

 

GIORGIO ALMIRANTE E DONNA ASSUNTA

Nato nel 1909, aveva combattuto da volontario nella guerra di Spagna e poi nella guerra civile di casa nostra. Invecchiando era diventato un signore tranquillo e amante delle comodità. La leggenda racconta che riceveva i maggiorenti del partito nella sua casa romana. E li accoglieva avvolto in una fantastica vestaglia da camera. Mostrava il disincanto tipico dei leader. Un giorno diede udienza a un parlamentare missino che si lamentava di non essere trattato bene dal quotidiano del partito, il Secolo d' Italia .

Michelini lo mise tranquillo dicendogli: «Che ti frega del Secolo ? Lo legge soltanto il mio cameriere che è fascista».

 

Almirante poteva infuriarsi per le beghe interne al partito. Tutti sostenevano che era un politico dai nervi d'acciaio. Ma non era così. Ho un ricordo personale in proposito. Risale al 1973, quando tre quarti dell' Italia si scaldava su una questione molto importante: il divorzio tra coniugi. La possibilità di divorziare era stata introdotta dalla legge Baslini-Fortuna.

 

giorgio almirante e nicola trerotola, padre di carlo

Gli antidivorzisti si preparavano ad annullarla attraverso un referendum che si sarebbe tenuto a maggio del '74. E tra i nemici della legge c'era il Movimento Sociale. Rammento quello che sosteneva Almirante. La sua linea era esplicita: la legge Baslini-Fortuna andava affossata per un motivo politico. Lo strumento adatto era un referendum che doveva diventare un plebiscito anticomunista. La vittoria degli antidivorzisti avrebbe impedito al Pci di andare al potere.

 

almirante

Il leader del Msi ribadì questa convinzione ai primi del gennaio '73, nel corso di una conferenza stampa organizzata per presentare il Decimo congresso del partito. All' inizio tutto andò liscio. Il trambusto si scatenò quando cominciarono le domande dei giornalisti. Uno dei primi a farle fui io. Qualcuno poi ritenne che la mia domanda fosse troppo personale.

 

Ma io la consideravo lecita dal momento che Almirante era un capo politico importante e sapeva di certo che anche nel suo caso il confine tra privato e pubblico risultava pressoché inesistente. Gli chiesi perché si opponesse al divorzio dal momento che aveva alle spalle un matrimonio fallito e stava per unirsi a un' altra signora. Fu come gettare un fiammifero in un bidone di benzina. Esplose un caos infernale.

 

almirante

La sala della conferenza stampa diventò una bolgia. Tanto rovente che ho dimenticato la risposta di Almirante prima di andarsene. Avevo contro quasi tutti. Se la presero con me persino alcuni colleghi di altri giornali, accusandomi di essere un terrorista verbale, uno sfasciacarrozze, incapace di stare alle regole del bon ton tra politici e cronisti.

 

Avevo fatto quella domanda al leader missino perché conoscevo la sua storia coniugale.

Non si trattava di un segreto. Tant' è vero che molti ne erano al corrente. L' avevo sentita raccontare nel Transatlantico di Montecitorio. Dopo la fine della guerra civile, Almirante aveva sposato una ragazza della sua città natale, Salsomaggiore Terme in provincia di Parma.

giuliana de medici con la mamma assunta almirante

 

Lei si chiamava Gabriella Magnatti e gli aveva dato una figlia, Rita, lo stesso nome della madre del capo fascista. In seguito il matrimonio era andato a rotoli e la coppia aveva deciso di separarsi. In quel '73 Almirante stava per contrarre un matrimonio religioso con una vedova più giovane di lui. Era Assunta Stramandinoli, nata nel 1925 a Campobasso. Una donna speciale, bella e dal forte carattere.

 

Destinata a rimanere alla ribalta per molti anni anche dopo la morte del leader missino. Almirante era un uomo intelligente. Sapeva che di casi come il suo ne esistevano a migliaia in Italia. Quando si trattò di raccogliere le firme per il referendum che abrogava il divorzio, aveva spiegato di essere contrario all' iniziativa della Balena bianca. Ma nel suo partito fu messo in minoranza e dovette schierarsi con Fanfani.

donna assunta almirante con la figlia giuliana

 

Anni prima stavo scrivendo per la Stampa una serie di articoli sulla Destra. Chiesi di vederlo e lui accettò. Nelle stanze della Galleria San Federico a Torino il sentimento della redazione era antifascista senza se e senza ma, come si usa dire oggi, molto intransigente. Almirante però era un politico astuto e sapeva che eravamo noi a fargli un regalo e non il contrario. L' incontro avvenne il 2 dicembre '70 nella sede del Msi a Palazzo del Drago in via Quattro Fontane a Roma. Erano le 9 di mattina, Almirante si era alzato da poco, doveva aver passato una nottata di riunioni o dibattiti. Sembrava più anziano dei suoi 56 anni. Asciutto ma livido. Tutto occhiaie. La faccia un po' disfatta.

 

IL MANIFESTO ELETTORALE DI GIORGIO ALMIRANTE

Il suo ufficio aveva un' aria neutrale. Di Mussolini non esisteva traccia. Il busto del Duce trasferito in anticamera e seminascosto in un angolo. Di nero erano rimaste soltanto due cose. Un labaro delle ausiliarie che avevano militato nei ranghi della Repubblica sociale. L' altra cosa nera era il quadro che fece della situazione italiana. Un panorama a tinte fosche che Almirante riteneva esatto al millimetro.

 

A sentire lui l' Italia democratica era alla vigilia del collasso. La Dc, «passeggiatrice della politica», si era arresa. Il Psi era un cavallo di Troia dei comunisti. Il Pci era diventato l' arbitro della politica nazionale. Il risultato? Le istituzioni crollavano sotto i colpi dell' opposizione comunista che insidiava la sicurezza, il lavoro, la famiglia, la scuola, la magistratura, la gioventù, la cultura e non so che altro. Erano ipotesi sbagliate.

giorgio almirante

Sarebbe stato necessario arrivare alle soglie del Duemila per veder crollare il muro della politica di Governo, quello che stiamo osservando con terrore ancora oggi.

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin valery zaluzhny

DAGOREPORT - ZELENSKY, FINITO NELLA TENAGLIA PUTIN-TRUMP E SOSTENUTO SOLO PARZIALMENTE DA UNA UNIONE EUROPEA BALCANIZZATA, CERCA LA MOSSA DEL CAVALLO PER SPARIGLIARE LE CARTE E SALVARE IL SALVABILE: PORTARE L’UCRAINA A ELEZIONI NEL GIRO DI 2-3 MESI. SAREBBE UNA VITTORIA DI PUTIN, CHE HA SEMPRE CHIESTO DI RIMUOVERE IL PRESIDENTE (DEFINITO “DROGATO”, “TOSSICOMANE”, “MENDICANTE”). IN CAMBIO “MAD VLAD” DOVREBBE ACCONSENTIRE A UNA TREGUA PER PERMETTERE IL VOTO, SOTTO ATTENTO CONTROLLO DEGLI OSSERVATORI OCSE – IN POLE POSITION L’EX CAPO DI STATO MAGGIORE, VALERY ZALUZHNY. MA SIAMO SICURI CHE UN INTEGERRIMO GENERALE COME LUI SIA DISPOSTO A METTERE LA FACCIA SULLA RESA?

giorgia meloni volodymyr zelensky viktor orban vladimir putin antonio costa

DAGOREPORT – IL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO INIZIERÀ IL 18 DICEMBRE, MA NON SI SA QUANDO FINIRÀ, NÉ COME: IN BALLO C'E' IL FUTURO DELL'UNIONE - DA TRUMP ALL'UCRAINA, I 27 LEADER DOVRANNO PRENDERE DECISIONI CRUCIALI E NON PIU' PROCASTINABILI, PENA LA TOTALE IRRILEVANZA NELLA GEOGRAFIA MONDIALE - E QUI VIENE IL BELLO: CHI SI METTERA' DI TRAVERSO PONENDO IL DIRITTO DI VETO E MANDANDO ALL'ARIA TUTTO? ORBAN FARÀ IL SOLITO GUASTAFESTE FILO PUTIN? E GIORGIA MELONI, CHE HA FATTO ORMAI LA SUA DEFINITIVA SCELTA TRUMPIANA, PRESSATA DAL SUO VICE PREMIER SALVINI CHE HA GIÀ CONSEGNATO L'UCRAINA ALLA RUSSIA, RIUSCIRÀ A CONTINUARE A TENERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE? AH, SAPERLO....