giorgia meloni

IN QUANTE LINGUE VE LO DEVO DI'? – GIORGIA MELONI REALIZZA UN VIDEOMESSAGGIO IN INGLESE, FRANCESE E SPAGNOLO DIRETTO ALLA STAMPA ESTERA PER SMENTIRE IL RISCHIO DI UNA SVOLTA AUTORITARIA CON LA SUA VITTORIA – VERDERAMI: “CON UN BAGNO DI REALTÀ, FRUTTO ANCHE DELLE SUE (FREQUENTI) CONVERSAZIONI CON DRAGHI, MELONI HA ACCENNATO ALLA FINANZIARIA E HA DETTO CHE "BISOGNERÀ FARE MOLTA ATTENZIONE SAPPIAMO CHE L'ITALIA, SE SI SBAGLIASSE MOSSA, RISCHIEREBBE IL DEFAULT. NON POTREMO CONSENTIRCI DI METTERE A RISCHIO IL FUTURO DEI CITTADINI, I LORO POSTI DI LAVORO, PER VELLEITÀ POLITICHE MIE O DI ALTRI. PERSONALMENTE NON LO CONSENTIRÒ". ECCO L'ALTRA PARTE DEL MESSAGGIO: LA CREDIBILITÀ INTERNAZIONALE PASSERÀ DALLA SOLIDITÀ DEL RAPPORTO DI COALIZIONE"

1 – MELONI SI RIVOLGE ALLA STAMPA ESTERA IN TRE LINGUE: «NO A SVOLTA AUTORITARIA, NOI SIAMO DEMOCRATICI»

Da www.corriere.it

 

GIORGIA MELONI ALLA STAMPA ESTERA

Un videomessaggio in tre lingue, inglese, francese e spagnolo, per smentire che con la vittoria di Fratelli d’Italia ci sarebbe il rischio di una svolta autoritaria: lo ha realizzato la presidente del partito, Giorgia Meloni, inviandolo ai giornalisti internazionali nel nostro Paese.

 

«Salve a tutti, sono Giorgia Meloni, ho 45 anni e sono la Presidente di Fratelli d’Italia, il partito politico dei conservatori italiani. Da giorni leggo articoli della stampa internazionale sulle prossime elezioni che daranno un nuovo governo all’Italia, nei quali vengo descritta come un pericolo per la democrazia, per la stabilità italiana, europea e internazionale.

 

Giorgia Meloni manifesti elettorali

Ho letto che la vittoria di Fratelli d’Italia alle elezioni di settembre comporterebbe un disastro, che porterebbe a una svolta autoritaria, all’uscita dell’Italia dall’Euro e altre sciocchezze di questo genere. Niente di tutto ciò è vero ma so benissimo che questi articoli vengono ispirati dal potente circuito mediatico della sinistra, che qui in Italia è molto forte nelle redazioni dei giornali e in quelle dei programmi televisivi, ma è in netta minoranza tra il popolo italiano».

 

2 - LA SFIDA DELLA CREDIBILITÀ LA LEADER SUI CONTI PUBBLICI: NON SI PUÒ SCHERZARE COL FUOCO, BISOGNERÀ FARE ATTENZIONE

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

GIORGIA MELONI INTERVISTATA DA FOX

Con il video alla stampa estera Giorgia Meloni ha fatto quello che avrebbe voluto fare fra qualche mese, se non ci fossero state le elezioni anticipate. Ha trasmesso indirettamente ai partner europei e dell'Occidente un messaggio di rassicurazione sul ruolo e la collocazione dell'Italia, se lei dovesse arrivare a Palazzo Chigi.

 

Ha detto quello che avrebbe voluto dire di persona ai suoi interlocutori nei viaggi che stava organizzando a Bruxelles, a Washington e a Londra prima che la crisi le scombinasse i piani. Insomma ha dovuto affrettarsi per affrontare il passaggio più insidioso. Perché c'è una differenza tra vincere e governare.

E c'è una differenza ancor più grande tra governare per 5 anni e governare per 5 mesi. Che poi è la scommessa dei suoi avversari, esterni ed interni.

 

giorgia meloni alla versiliana 1

Meloni ne è consapevole. Metteva in conto l'attacco di Enrico Letta, che non a caso - evocando i fantasmi del passato - ha iniziato la sua campagna elettorale puntando sulla delegittimazione nazionale della destra per amplificare il problema di legittimazione internazionale.

 

Certo, il segretario del Partito democratico è entrato in contraddizione con sé stesso, dimenticando il gioco politico di sponda con la leader di FdI andato avanti per un anno e mezzo. Ma se il suo obiettivo era evidenziare quel tallone d'Achille, l'ha fatto con una domanda su un punto solo all'apparenza secondario: «Meloni ha una posizione sulla flat tax? Concorda con Salvini e Berlusconi?».

 

giorgia meloni alla versiliana 2

L'interrogativo si affaccia sul tema della gestione dei conti pubblici, sui rischi di conflittualità con l'Europa e i mercati, dunque sulla credibilità di chi si candida a Palazzo Chigi. E richiama all'altro fronte su cui è impegnata Meloni, quello interno alla coalizione di centrodestra.

 

Ogni proposta di Lega e Forza Italia in questi giorni - dalla riduzione del carico fiscale all'aumento delle pensioni - è stata vissuta da FdI come zavorra nello zaino di chi ambisce a guidare il governo. Certo, le urne determineranno gli equilibri tra partiti, ma c'è un motivo se nel programma comune Fratelli d'Italia ha impedito che venissero inseriti progetti faraonici senza copertura finanziaria. Il punto è che ogni forza politica presenterà anche un progetto autonomo.

 

Così la sfida, che in principio si è giocata sulle regole per la premiership, ora si sposta sui punti di azione del governo che verrà. E che dovrà varare a stretto giro la legge di Bilancio «in un momento che si prospetta drammatico», spiega un dirigente vicino a Meloni, testimone di una riunione in cui la leader di FdI si è proiettata sugli scenari di autunno e ha spiegato il suo intendimento nel caso toccasse a lei guidare l'esecutivo: «Non si potrà scherzare con il fuoco. La situazione è delicata».

 

giorgia meloni alla versiliana 4

Con un bagno di realtà, frutto anche delle sue (frequenti) conversazioni con Mario Draghi, Meloni ha accennato alla Finanziaria e ha detto che «bisognerà fare molta attenzione. Sappiamo che l'Italia, se si sbagliasse mossa, rischierebbe il default. Noi non potremo consentirci di mettere a rischio il futuro dei cittadini, i loro posti di lavoro, per velleità politiche mie o di altri. Personalmente non lo consentirò».

 

Ecco l'altra parte del messaggio ai partner europei e dell'Occidente che non era contenuto nel video per la stampa estera. È chiaro che la credibilità internazionale passerà dalla solidità del rapporto di coalizione. Per evitare qualsiasi polemica con gli alleati, ieri la leader di FdI ha provveduto solo a far sapere che «a fronte di una sinistra delle tasse e delle patrimoniali, lavoreremo a un fisco a misura di famiglia e di impresa». Il resto si vedrà dopo l'apertura delle urne.

 

MARIA BARTIROMO INTERVISTA GIORGIA MELONI A FOX NEWS

In tal caso la parola d'ordine di Meloni «sarà un avverbio», racconta un suo fedelissimo: «Compatibilmente». «Compatibilmente» con la situazione dei conti pubblici, «compatibilmente» con la guerra, «compatibilmente» con l'Europa. Alla quale è dedicato un passaggio nel programma comune, in cui si parla di «piena adesione al processo di integrazione europea». «Perché noi - dice Meloni - lavoreremo per modificare le regole dell'Unione, ma nel frattempo rispetteremo le regole esistenti». C'è una grande differenza tra vincere, governare e durare.

GIORGIA MELONI INTERVISTATA DA FOX GIORGIA MELONI INTERVISTATA DA FOX giorgia meloni alla versiliana 3GIORGIA MELONI ENRICO LETTA

 

GIORGIA MELONI INTERVISTATA DA FOX

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…