donald trump ron desantis

I REPUBBLICANI PASSANO DA DONALD A RONALD? - SALGONO LE QUOTAZIONI DI RON DESANTIS, IL GOVERNATORE DELLA FLORIDA CHE POTREBBE SFIDARE L’EX PRESIDENTE ALLE PRIMARIE NEL 2024. IL SEGNO CHE IL RAMPANTE 43ENNE È IN PISTA? TRUMP LO STA ATTACCANDO SENZA RITEGNO PERCHÉ AVREBBE MOSTRATO POCA DEFERENZA NEI SUOI CONFRONTI: “PERSONALITÀ MONOTONA”, “SENZA SPINA DORSALE” E COSÌ VIA…

 

 

Giulia Belardelli per www.huffingtonpost.it

 

ron desantis donald trump

″È Trump, ma un po’ più intelligente, più disciplinato e brusco senza esserlo troppo”. Così Dan Eberhart, sostenitore del partito repubblicano, ha descritto al New York Times Ron DeSantis, l’attuale governatore della Florida che sta emergendo come il principale sfidante di Donald Trump per la leadership repubblicana.

 

ron desantis

Anche se nessuna sfida è stata ufficialmente lanciata, i media americani riportano della crescente irritazione dell’ex presidente per lo scarso senso di deferenza dimostrato dall’ambizioso 43enne.

 

“Mi domando perché il ragazzo non dica che non correrà contro di me...”, avrebbe detto Trump a diversi soci e consulenti, sfogandosi per quello che considera un deficit di riconoscenza.

 

donald trump ron desantis

Secondo Axios, l’ex presidente sta demolendo, in conversazioni private, il suo possibile sfidante come un ingrato dalla “personalità monotona”, che non ha nessuna possibilità realistica di batterlo in una potenziale resa dei conti nel 2024.

 

DeSantis, di origini italiane per via dei suoi trisnonni, è uno dei preferiti dagli elettori repubblicani quando i sondaggisti rimuovono Trump dall’ipotetico campo del 2024. Con le sue azioni in rapido aumento nel partito, il governatore si è astenuto in modo evidente dal dire che si sarebbe fatto da parte se Trump si fosse candidato alla nomination repubblicana.

 

ron desantis donald trump

Il gelo tra i due “re della Florida” – le loro ville distano circa 400 miglia - è uscito allo scoperto per un botta e risposta su un argomento apparentemente slegato: le politiche anti-contagio.

 

La settimana scorsa Trump ha bollato come “senza spina dorsale” i politici che evitano di rivelare la loro storia vaccinale per paura di perdere punti con i no vax: un chiaro riferimento a DeSantis che, a differenza dell’ex presidente, non ha voluto dire pubblicamente se abbia ricevuto o meno la terza dose.

 

Pochi giorni dopo è stato il governatore della Florida, ultra-aperturista, a criticare la gestione precoce della pandemia da parte di Trump, dicendosi pentito per non essere stato più esplicito nelle sue lamentele. Il botta e risposta – sottolinea il NYT – è indicativo di quanto i repubblicani si siano spostati a destra sulla politica della pandemia.

Ron DeSantis, governatore della Florida

 

La difesa di Trump dei vaccini – per lui anche un risultato da rivendicare sul piano elettorale - lo ha messo insolitamente in disaccordo con gli elementi intransigenti della base del suo partito, fornendo un’apertura per un rivale.

 

Il fatto che a infilarsi in questo spazio sia l’ambizioso governatore della Florida è per Trump particolarmente urticante. “Ho aiutato Ron DeSantis a un livello che nessuno ha mai visto prima”, ha dichiarato Trump in un’intervista per un libro di prossima pubblicazione, “Insurgency”, sullo spostamento a destra del Partito Repubblicano, del giornalista del New York Times Jeremy W. Peters. Secondo l’ex presidente, DeSantis non avrebbe avuto “alcuna possibilità” di vincere senza il suo aiuto.

 

ron desantis e donald trump in florida

Nel 2017, in effetti, era un membro del Congresso della Florida poco conosciuto, quando Trump, allora presidente, lo vide in televisione e ne rimase colpito: DeSantis, un veterano militare istruito alla Ivy League e un difensore pacato del nuovo presidente, era esattamente ciò che piaceva a Trump in un politico.

 

Di qui la decisione di sostenere la sua candidatura a governatore, aiutandolo sia dal punto di vista finanziario sia da quello strategico. Nel frattempo, il 43enne sembra aver imparato a cavarsela senza il maestro: onnipresente su Fox News, ha accumulato in banca almeno 70 milioni di dollari per la sua rielezione, un tesoretto a cui hanno contribuito in egual misura la base repubblicana e i donatori.

 

ron desantis donald trump kristi noem

Trump non ha ancora annunciato ufficialmente la sua candidatura alla nomination repubblicana. Nel weekend, durante il suo primo comizio dell’anno in Arizona, ha usato un generico noi: “Ci riprenderemo la Casa Bianca”, ha promesso, tra gli attacchi all’uomo che nella sua retorica gli ha “rubato” la presidenza.

 

Diversi potenziali contendenti del Gop 2024 hanno escluso di correre se Trump lo farà – ad esempio, la sua ex ambasciatrice alle Nazioni Unite, Nikki Haley – o si sono detti pronti a sostenerlo in caso di candidatura - è il caso, ad esempio, della governatrice del South Dakota Kristi Noem e dei senatori Marco Rubio (Florida.), Rick Scott (Florida), Tim Scott (South Carolina) e Josh Hawley (Missouri). Tra i potenziali rivali che non hanno escluso di sfidarlo ci sono invece l’ex segretario di Stato Mike Pompeo e i senatori Ted Cruz (Texas) e Tom Cotton (Arkansas).

 

Trump e Fauci

Nel suo rally in Arizona Trump non ha fatto riferimento al governatore. Le sue attenzioni si sono concentrate su Biden, accusato di aver umiliato il Paese - “i leader di Russia e Cina non rispettano più l’America” – e di guidare un’amministrazione “incapace”. Al centro delle critiche anche il principale consigliere medico del dem, Anthony Fauci, con cui Trump si è più volte scontrato durante il suo governo.

 

anthony fauci si vaccina

Il tycoon non ha perso l’occasione per tornare a dire la sua sull’assalto al Campidoglio del 6 gennaio da parte dei suoi sostenitori, costato la vita a cinque persone. Prima ha criticato il lavoro della commissione d’inchiesta parlamentare incaricata di indagare sull’accaduto, poi ha detto che gli assalitori sono stati oggetto di una terribile persecuzione, denunciando un “trattamento disumano” contro gli arrestati.

 

donald trump ron desantis

“Cosa sta succedendo a quelle persone in quelle prigioni - perché non lo fanno agli Antifa e a Black Lives Matter?”, ha detto Trump, “I democratici hanno celebrato la loro detenzione a tempo indeterminato senza processo”.

 

Il tycoon ha quindi definito la “vera insurrezione” le elezioni del 3 novembre. Un ritornello, questo, di cui una parte dell’elettorato repubblicano inizia a essere stanca. Ed è a questa parte, più pragmatica e meno nostalgica, che strizza l’occhio l’ex amico Ron.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…