donald trump guerra commerciale trade war cina usa dazi

L’ASSO SEGRETO DI TRUMP? LA CINA – NELL’ULTIMO SONDAGGIO IL CONSENSO È CROLLATO AL 43,5% (PER ESSERE RICONFERMATO ALLA CASA BIANCA LA SOGLIA MINIMA È 45). PER RISALIRE, HA DATO SOLDI A PIOGGIA A TUTTI. MA NON È BASTATO: HA BISOGNO DI UN NEMICO PER REINDOSSARE LA MASCHERA DELL’’’AMERICA FIRST” E SCAGLIARSI CONTRO LE ÉLITES OBAMIANE CHE “HANNO PERMESSO A PECHINO DI BARARE NELLA COMPETIZIONE ECONOMICA CON GLI STATI UNITI"

 

Francesco Bechis per www.formiche.net

 

trump xi jinping

 

E se la Cina fosse la carta vincente? La campagna per la rielezione alle presidenziali di novembre non sarà una passeggiata di salute per Donald Trump. Il suo più grande cavallo di battaglia, l’economia, inizia a perdere colpi. La pandemia del Covid-19 ha riportato indietro le lancette, vanificando in pochi mesi una parte del miracolo economico americano di cui Trump ha fatto una bandiera. Dal manifatturiero al settore agricolo, con il commercio congelato, gli investimenti esteri a picco e una disoccupazione rampante la strada che porta ancora una volta allo Studio Ovale è più in salita per il Tycoon.

WALTER RUSSELL MEAD

 

Una via d’uscita c’è, spiega sul Wall Street Journal Walter Russell Mead, uno dei più noti storici e politologi americani: puntare sulla Cina. Perché? Per tre semplici ragioni.

 

guerra commerciale stati uniti cina 2

Punto primo: “sempre più americani disapprovano il suo comportamento”. Da quando la pandemia ha solcato l’Oceano ed è entrata nelle vite di tutti i giorni degli americani, l’immagine pubblica del Dragone ha cominciato a perdere colpi. Secondo un recente sondaggio di Gallup, il 67% degli americani guarda con diffidenza a Pechino, un numero record. Gli stessi sentimenti fervono nei palazzi della politica. A Capitol Hill l’idea che la Cina sia una minaccia per gli Usa è trasversale: lo pensa il 68% dei repubblicani e il 62% dei democratici.

xi jinping

 

Secondo: Trump ha bisogno di un avversario per reindossare la maschera dell’anti-establishment al grido di “drain the swamp“. “La lunga storia d’amore con la Cina dell’establishment di politica estera ed economico offre a Trump qualcosa contro cui correre”, scrive Russell Mead. Cullate dalla mal riposta convinzione che in Cina stesse prendendo vita una democrazia doc, le élites americane “hanno permesso a Pechino di barare nella competizione economica con gli Stati Uniti”, dice lo storico.

donald trump

 

“La Cina ha tenuto chiusi i suoi mercati, ha dato sussidi di Stato alle aziende cinesi, e  rubato proprietà intellettuale”. Il risultato? “Milioni di posti di lavoro americani sono andati in fumo; la Cina è diventata ancora più ostile e comunista; e, oltre al danno la beffa, gli Stati Uniti ora devono arrancare a produrre medicine ed equipaggiamento di protezione che prima si procuravano dalla Cina, per combattere un virus che la censura di Pechino ha riversato nel mondo”.

JOE E HUNTER BIDEN

 

Sulla Cina, dice Russell Mead, Trump “ci aveva visto giusto”, e questo non passerà inosservato all’elettorato. Certo, una nuova manciata di sanzioni contro la Città Proibita e un escalation nei toni non basteranno. Per fare della questione cinese una formidabile arma elettorale, Trump deve puntare al ventre molle dei democratici, spiega lo storico. Il team del presidente uscente sta “facendo tutto quel che può” per mettere sotto i riflettori i rapporti del figlio di Joe Biden, Hunter, con la Cina. “Ma una marea di altri importanti democratici ha fatto soldi laggiù, supportato le politiche commerciali che hanno fatto troppe concessioni senza mettere Pechino di fronte alle sue responsabilità, o lodato il governo cinese con modi che sarebbe difficile anche solo vedere in una campagna oggi”.

guerra commerciale stati uniti cina 1

 

Giocandosi la carta cinese contro Biden, prosegue Russell Mead, Trump potrebbe attirare dalla sua un elettorato con cui ha già iniziato a flirtare, quello di Bernie Sanders. E con lui la schiera di “blue-collars” che con Pechino ha un conto in sospeso e non vede l’ora che il governo riporti a casa le migliaia di aziende che hanno traslocato nell’ex Celeste Impero.

livestream di joe biden con bernie sanders

 

Ci sono pochi dubbi sull’effetto boomerang che la gestione iniziale dell’emergenza avrà sulla rielezione di Trump. Per recuperare terreno, ha bisogno di “correre per qualcosa”. L’asso cinese può mettere un’ipoteca su altri quattro anni alla Casa Bianca.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HA VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…