salvini giorgetti pugilato boxe

SALVINI METTE ALL’ANGOLO GIORGETTI: "IO SARO’ IL CANDIDATO PREMIER DEL CENTRODESTRA" – TRADOTTO: SE IL MINISTRO MIRA AL PROSEGUIMENTO DELLA GRANDE ALLEANZA PER DRAGHI ANCHE OLTRE FEBBRAIO (QUANDO CI SARÀ L'ELEZIONE DEL NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA) LA LEGA NON SARÀ AFFATTO DISPONIBILE A QUEL TIPO DI SCHEMA. SE DRAGHI VA AL COLLE, IL CARROCCIO NON DARA’ NESSUN APPOGGIO. MA FINO ALL’ELEZIONE DEL CAPO DELLO STATO CI DOBBIAMO SORBIRE LA LEGA DI LOTTA  E DI GOVERNO

MARIO AJELLO per il Messaggero

 

giancarlo giorgetti e matteo salvini 2

Per ora, è bonaccia nella Lega. Ma più diplomatica che reale. Giancarlo Giorgetti è arretrato, ma «le mie idee sono quelle giuste e quelle che fanno bene al nostro partito». L'assenza del ministro alla scuola politica della Lega a Milano, che è stato il trionfo del Salvini modello qui comando io, è stata plateale visto che gli altri due ministri, Massimo Garavaglia e Erika Stefani, erano presenti insieme ai governatori Fontana e Zaia e quest' ultimo osannato dai fan del segretario:

 

«Lui che fa comunella con Giorgetti? Macchè, al consiglio federale dell'altra sera s' è mostrato più salvinista di Salvini». In ogni caso il micro messaggio di saluto (con zero politica e zero polemica politica) ai giovani della scuola che ha inviato GG dimostra un riallineamento da tregua in attesa delle prossime mosse. Che saranno quelle di una insistenza sul vero tema, oltre al draghismo senza se e senza ma, che sta a cuore al titolare del Mise: l'ingresso nel Ppe per garantire, se sarà, alla Lega una condotta nell'eventuale governo di centrodestra post-2023 non bersagliata dai fulmini Ue.

 

giancarlo giorgetti e matteo salvini 1

DOLCETTO O SCHERZETTO Insomma Salvini, che per ora ha vinto e vuole stravincere nella contesa interna, manda a GG e a tutti questo messaggio: «Entrare nel Ppe? Io entro dove cavolo voglio! Non citofoneremo al Ppe, sarebbe una cosa da Halloween, uno scherzetto». Ma dice anche di più il segretario e sempre con Giorgetti nel mirino: «Il confronto va bene, ma le polemiche sono una fastidiosa perdita di tempo».

 

E ancora il Matteo stile comando io: «Saremo sempre alternativi alla sinistra». Traduzione: se Giorgetti mira al proseguimento della grande alleanza per Draghi anche oltre febbraio - quando ci sarà l'elezione del nuovo presidente della Repubblica - sappia lui e sappiano tutti che la Lega non sarà affatto disponibile a quel tipo di schema. Una posizione, questa di Salvini, resa esplicita dall'altro annuncio di ieri: «Il candidato premier del centrodestra sarò io».

 

matteo salvini e giancarlo giorgetti 8

Alla testa di una coalizione in cui la Meloni resterà junior partner e Berlusconi non si sgancerà. Due condizioni, al momento, esistenti nella strategia di Salvini ma tutte da verificare, visto che Fratelli d'Italia è saldamente secondo i sondaggi primo partito del centrodestra e che di Berlusconi anche molti forzisti a lui vicini dicono: se non va al Quirinale, molla i sovranisti e si mette alla testa del centro come gli consiglia Gianni Letta e non soltanto lui.

 

Il voto per il Colle è il vero spartiacque di tutte le mosse dei leader. Una volta scelto il successore di Mattarella, Salvini deciderà il da farsi: se restare al governo oppure mollarlo. Dovesse toccare a Draghi andare al Quirinale, «non daremo alcun appoggio a qualsiasi altro premier», assicurano gli uomini vicini a Matteo. E così la Lega si ricongiungerebbe a FdI all'opposizione, con il rischio che Forza Italia rompa l'alleanza pur di evitare le elezioni.

matteo salvini e giancarlo giorgetti 7

 

 LO SPARTIACQUE Ma prima di allora, cioè febbraio, Salvini è deciso a continuare nella politica dei due forni: quello della permanenza al governo insieme a quello della critica continua al governo sui temi sensibili per l'elettorato leghista, e gli attacchi di ieri al ministro Lamorgese e all'assenza della Ue nella lotta ai migranti rientrano in questa tecnica del cosiddetto doppiopiedismo: un piede in zona Draghi e un piede fuori zona Draghi.

 

Con in più la certezza di un voto a primavera, nel caso l'attuale premier traslocasse nell'ex palazzo dei papi cioè al Quirinale, ed è anticipatamente in un format elettoralistico il capo del Carroccio: «Se c'è un centrodestra asservito alla sinistra il mio compito non è inseguire la sinistra, è portare il centrodestra a tornare ad essere in Italia e in Europa orgogliosamente centrodestra, conservatore, liberale, rivoluzionario e costruttivo.

 

matteo salvini e giancarlo giorgetti 5

Su questo il mio rapporto con Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e tutti gli altri amici del centrodestra sarà ancora più importante. Il nostro non è un rapporto di comodo». Ma sarà un rapporto complicato, e assai, se FdI continuerà a crescere nei sondaggi e se l'attuale resa di Giorgetti si trasformerà, come sembra, in un passo indietro per ripartire al più presto.

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…