SCOLA SCONFITTO E FORMINCHIONI GODE (‘’MENO STRONZATE”)

Emilio Randacio per "La Repubblica"

L'inchiesta giudiziaria, gli imbarazzi per le prime foto in vacanza in località da sogno. Le allusioni sulle amicizie e i favori dei faccendieri Simone e Daccò. Per difendere la propria immagine, Roberto Formigoni pretende la mobilitazione dei vertici di Comunione e liberazione. È lo spaccato che emerge dalle intercettazioni telefoniche disposte, nell'aprile scorso, dalla procura di Milano sull'ex governatore della Lombardia: chiamate a raccolta, consultazioni convulse, campagne stampa orchestrate a tavolino, interventi ad hoc per far tacere chi, come l'ex moglie di Antonio Simone, Carla Vites, ha accusato Formigoni di ipocrisia.

«SCOLA DUBITA DI ME»
Per capire meglio la cronistoria di questo affaire, bisogna partire dal 13 aprile scorso. Due mesi prima della formale iscrizione di Formigoni tra gli indagati di corruzione per lo scandalo Maugeri, a Milano finisce in manette Antonio Simone. Insieme a Pierangelo Daccò è considerato dalla procura il faccendiere che intermedia tangenti o «utilità» (70 milioni di euro in tutto) da girare in parte al governatore. L'impero formigoniano sembra vacillare anche sotto i colpi di critiche di alleati, compagni del movimento e uomini a lui tradizionalmente vicini.

Emblematica la telefonata del 29 aprile con la sorella. Il governatore è in vacanza in Sardegna. E si sfoga. «La sorella - scrivono nel brogliaccio gli uomini della sezione di Pg della procura di Milano - commenta la durezza delle vicende di questi giorni sui giornali. Formigoni dice "magari a cercare degli amici cardinali che non dicano troppe str.... "». Il riferimento è diretto all'arcivescovo Angelo Scola. Due giorni prima, il porporato durante un convegno, incalzato sugli scandali scoppiati in Regione aveva detto: «Formigoni un buon cristiano? Chiedetelo a lui». Per tutti una presa di distanze che, al telefono, il governatore non perdona. «Formigoni si lamenta che il cardinale ha pensato solo a se stesso. Formigoni dice che lui gli amici li ha sempre difesi e cita la difesa fatta di Antonio Simone... Formigoni dice di essersela presa perché Scola ha dato il segnale di avere qualche dubbio su di lui. Poi i due si lamentano del fatto che il cardinale in pubblico prenda le distanze da Cl. Formigoni continua a lamentarsi che altri amici non lo hanno difeso».

«LA VITES DA ABBATTERE»
Con una lettera al Corriere della Sera, il 19 aprile l'ex moglie di Antonio Simone, Carla Vites, si scaglia contro il governatore, raccontando cene lussuose e vacanze esotiche e accusandolo di rinnegare l'amicizia e la lunga frequentazione con la sua famiglia. L'attacco dall'interno di Cl sconcerta Formigoni. Parlando il giorno successivo con una donna, il governatore viene rassicurato che «un amico le ha consigliato (alla Vites, ndr) di andare via per un po', pare che accetti». Ma quando poco dopo si sparge la notizia che la consorte di Simone, in realtà, sarà ospite de l'Infedele di Gad Lerner, ai piani alti del Pirellone scatta il panico. Il 22 aprile, «Formigoni chiede a Piero se lui è amico di Carla, perché ha sentito che è stata invitata da Lerner». La polizia giudiziaria annota che Piero conferma e «Formigoni dice di verificare in incognito e di fargli sapere».

 

Si mobilita anche il direttore di Tempi, Luigi Amicone, che alle 15 e 55 contatta Formigoni e gli conferma l'intervista, ma aggiunge di «non sapere cosa ha detto. Dice che l'ha accompagnata Perrone ma non ha presenziato ed è riuscito a convincerla a non andare in studio, ma a fare solo una registrazione». Quando tre ore dopo Formigoni viene messo al corrente del contenuto delle dichiarazioni della signora Vites, è furibondo, e chiama una donna, Anna Maria M., probabilmente anche lei di Cl, e sbotta. «La tua amica pazza impazza - esordisce Formigoni - si è fatta intervistare da Lerner... voleva andare là, qualcuno in extremis è riuscito a convincerla a non andare, a farsi intervistare». Avuta l'informazione, l'interlocutrice risponde sconsolata: «Oh, signur». E allora Formigoni è categorico: «Comunque quella lì o la si ferma o la si abbatte, non è che ci siano alternative, eh?».

LO SCUDO DI CL
I vertici di Comunione e liberazione, dopo un incontro di preghiera a Rimini, studiano una controffensiva. Il 21 aprile Formigoni «chiede il numero di una giornalista dell'Ansa in modo che possa farla chiamare da qualcuno». La strategia è ben orchestrata. Formigoni per primo contatta Alberto Garocchio, ex consigliere comunale del Pdl, uomo da sempre di Cl. Il governatore «chiede di rilasciare dichiarazioni all'Ansa». Ma Formigoni va oltre, sembra voler dettare l'intervento. «Avverte che hanno affidato a questa dell'Ansa il compito di riportare notizie relative alle reazioni all'interno di Cl e suggerisce di dire che è stato politico e di essere stato uno dei primi allievi di Giussani».

Non basta. Perché il messaggio sia ancora più chiaro, il governatore «dà delle direttive sugli argomenti da trattare: marginalmente Vites, il sostegno di Cl a Formigoni». Pochi minuti dopo la giornalista viene contattata puntualmente da Garocchio. E la stessa cosa succederà per Giancarlo Cesana, altro storico fondatore di Cl. Sul sito di Tempi, ancora oggi spicca proprio il suo intervento: «Cl non è una lobby, contro Formigoni un processo mediatico».

CERCA L'APPOGGIO DI CARRON
Formigoni per essere sicuro, contatta anche il leader di Comunione e Liberazione, Juan Carron, che già aveva incontrato a Rimini, durante gli esercizi spirituali. Amicone, l'uomo più vicino al governatore, il 21 aprile a mezzogiorno chiede all'amico se «ha sentito stamane Carron». E il direttore di Tempi gli consiglia una nuova mossa per compattare intorno alla sua figura il livello più alto di Cl. «Allora Formigoni prende per la seconda volta penna in mano e fa parlare Carron attraverso gli appunti personalmente presi».

Il 22 aprile, Formigoni vuole ringraziare il numero uno di Cl di persona, e a un interlocutore spiega «di avere un vecchio numero. L'interlocutore dice di mandare un messaggio a lui che glielo gira». «Caro Julian, voglio ringraziarti per gli esercizi e per tutto il tuo lavoro». Formigoni è soddisfatto delle risposte ricevute. «Sappi - continua - che in questi tre giorni tantissimi dei nostri sono venuti a salutarmi, abbracciarmi, incoraggiarmi: gente qualunque, preti, conosciuti e no. Era quello che mi aspettavo. Ma averlo vissuto è stato travolgente». E la chiosa finale: «Lode al Signore».

 

FORMIGONI SCOLA SCOLA E FORMIGONIformigoni_e antonio simoneformigoni scola CARLA VITES MOGLIE DI ANTONIO SIMONE EX ASSESSORE ALLA SANITA' LOMBARDALUIGI AMICONE jpeg

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?