enrico letta matteo renzi giuseppe conte

SCURDAMMOCE 'O PASSATO - L'ASSIST DI ENRICO LETTA ALL'EX NEMICO RENZI: IL PD HA DECISO DI NON VOTARE CONTRO MATTEUCCIO OGGI IN SENATO, DOVE SI DOVRÀ DECIDERE SUL CONFLITTO DI ATTRIBUZIONE PER IL CASO DELLA FONDAZIONE OPEN. IL CAPOGRUPPO IN COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI ALLA CAMERA, STEFANO CECCANTI: “PESANTE INVASIONE DI CAMPO DELLA PROCURA” - CONTE: “VOTEREMO CONTRO, MA NON CONTRO RENZI, MA PERCHÉ DIFENDIAMO I NOSTRI VALORI E PRINCIPI”

Vanessa Ricciardi per www.editorialedomani.it

 

LETTA RENZI

Il Pd ha deciso: non voterà contro Matteo Renzi, accusato di finanziamento illecito ai partiti e dirà sì al conflitto di attribuzione sul caso della fondazione Open. Il capogruppo in commissione Affari costituzionali alla Camera Stefano Ceccanti ha pubblicato un post sul suo blog: «Pesante invasione di campo della procura».

 

Nel pomeriggio il Senato si prepara a esprimersi sul conflitto tra poteri dello stato davanti alla Corte costituzionale per l’acquisizione da parte dei pm Luca Turco e Antonino Nastasi di alcuni messaggi whatsapp ed e-mail negli atti di indagine sulla fondazione Open. Per la procura di Firenze, la fondazione è stata il tramite attraverso cui far fluire denaro a favore di Renzi e dei renziani in maniera indebita.

 

LA PROCURA

giuseppe creazzo

La procura il 9 febbraio scorso ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex premier Renzi e altri dieci indagati: tra loro anche l’ex ministra oggi parlamentare di Italia viva, Maria Elena Boschi, l’ex ministro e deputato Pd, Luca Lotti, l'ex presidente di Open Alberto Bianchi e l'imprenditore Marco Carrai.

 

Oltre a loro, gli imprenditori che hanno versato cifre ingenti nelle casse della fondazione che beneficiavano le iniziative di Renzi e del giglio magico: Patrizio Donnini, Alfonso Toto, Riccardo Maestrelli, Carmine Ansalone, Giovanni Caruci, Pietro Di Lorenzo.

 

VINCENZO MANES

Agli indagati vengono contestati a vario titolo i reati di finanziamento illecito ai partiti, corruzione, riciclaggio, autoriciclaggio, traffico di influenze. Coinvolte nel procedimento anche quattro società. L'udienza preliminare si terrà il 4 aprile prossimo.

 

LA GIUNTA

Renzi, che dopo la richiesta di rinvio a giudizio ha annunciato di aver denunciato il procuratore aggiunto Luca Turco e il sostituto procuratore Antonio Nastasi insieme al procuratore Giuseppe Creazzo, alla fine dell’anno scorso aveva già chiesto l’intervento di Palazzo Madama scrivendo alla presidente Elisabetta Casellati.

letta renzi

 

La richiesta è irrituale e riguarda una chat con l’imprenditore Vincenzo Manes del 3-4 giugno 2018, quando Renzi era già senatore, e delle e-mail. I messaggi tra Renzi e Manes riguardavano un viaggio dell’ex premier a Washington che sarebbe stato poi pagato dalla fondazione Open 135mila euro.

 

Per il senatore, sarebbero state violate le prerogative costituzionali da parlamentare che prevedono l’autorizzazione della camera di appartenenza per l’acquisizione di materiale, le perquisizioni e le intercettazioni.

 

In questo caso, secondo la relatrice in giunta in suo favore Modena, «ritenendo che il messaggio scritto su WhatsApp rientri pleno iure nel concetto di “corrispondenza” – si legge nella relazione –, appare illegittimo il sequestro dello stesso senza una preventiva autorizzazione del Senato».

 

LA FOTO DI ANTONINO NASTASI NEL VICOLO DOVE SI TROVAVA IL CORPO DI DAVID ROSSI

La maggioranza formata da Forza Italia, Italia viva, Fratelli d’Italia e Lega aveva approvato questa versione. Il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, ha annunciato che i Cinque stelle voteranno no: «Voteremo contro, ma non contro Renzi, contro un singolo senatore, ma perché difendiamo valori e principi del M5s. Non ci sono requisiti per chiedere un conflitto di attribuzione», ha detto l’ex premier avvocato.

 

manes vincenzo, renzi fiorino8

I messaggi sono stati reperiti non dagli invii di Renzi, ma da quelli ricevuti da Manes. Oltre a questo, l’ex presidente del Senato, Piero Grasso, aveva obiettato non solo che non si tratta di corrispondenza, ma anche che era la prima volta che a Palazzo Madama si provava a intervenire alla chiusura delle indagini e non al momento del rinvio a giudizio. Adesso toccherà all’aula esprimersi: a differenza dell’ex premier, né Boschi né Lotti hanno ritenuto di fare riferimento alla giunta di appartenenza alla Camera.

 

LA COSTITUZIONE E IL PD

enrico letta giuseppe conte matteo salvini matteo renzi meme by carlo

A dicembre, quando il caso era stato discusso in giunta, il Pd aveva deciso di astenersi insieme al Movimento 5 stelle. Per la senatrice Anna Rossomando (Pd) era necessaria ulteriore documentazione. Adesso i dem hanno deciso di non andare contro Renzi. Le motivazioni spaziano dall’opportunità politica al diritto. Da una parte infatti metà del gruppo al Senato appartiene a Base riformista, la corrente ancora vicina a Renzi nonostante sia uscito dal partito, dall’altra i senatori ritengono che il leader di Italia viva abbia ragione a chiedere che vengano riconosciute le sue prerogative da parlamentare.

matteo tiziano renzi

 

«È il momento di difendere il Parlamento e l'articolo 68 della Costituzione» ha scritto sul proprio blog Stefano Ceccanti, capogruppo del Pd in Commissione Affari costituzionali alla Camera a proposito del voto di oggi in Senato.

 

matteo renzi

Ceccanti dice di «trovare convincente» la posizione di Modena. «Leggetela prescindendo dal nome di Renzi e dal concreto caso giudiziario, come se fosse un parlamentare ignoto. A me sembra evidente che sia un'iniziativa del potere giudiziario che sposta palesemente i confini dei rapporti tra poteri violando l'articolo 68 della Costituzione che richiede per questo tipo di iniziative l'autorizzazione della Camera di appartenenza».

 

giuseppe creazzo

Per questo, ha detto ancora, «a prescindere dall'appartenenza di gruppo - prosegue Ceccanti -, sarebbe auspicabile che ogni senatore presidiasse i confini delle prerogative del parlamento contro questa pesante invasione di campo».

 

Non solo, per il parlamentare «si tratta di corrispondenza per cui l'autorizzazione deve essere sempre preventiva, anziché intercettazioni in cui può anche essere successiva». La materia, conclude, «non lascia dubbi di sorta: è il momento di difendere il parlamento e l'articolo 68 della Costituzione».

maria elena boschi foto di bacco (2)lotti renzi lettaMATTEO RENZI ALLA MARATONA MENTANAmatteo renzi vota per il presidente della repubblica matteo renzi vota per il presidente della repubblica antonino nastasi davanti alla commissione d'inchiesta sulla morte di david rossi 7enrico letta matteo renzi

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?