SISTER RIOT ACT - LE ALTERNATIVE SUORE AMERICANE VENGONO PRESE DI MIRA DALLA CHIESA DI ROMA - GIÀ IN PASSATO ACCUSATE DI ESSERE FEMMINISTE, DI OCCUPARSI TROPPO DEI POVERI E DI OPPORSI TROPPO POCO ALL’ABORTO O AI MATRIMONI GAY, ADESSO DOVRANNO DECIDERE COSA RISPONDERE AL DIKTAT VATICANO CHE IMPONE LORO UN MAGGIORE RIGORE ECCLESIASTICO - MA LE SORELLE HANNO L’APPOGGIO DELL’OPINIONE PUBBLICA E DELLA CHIESA USA, E FORSE NON SI PIEGHERANNO…

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Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera"

suore in rosasuore in rosa

Intonano canti folk religiosi, danzano agitando sciarpe colorate, indossano gonne e pantaloni, invitano sul podio, per il discorso d'apertura, Barbara Marx Hubbard, una futurologa che cattolica non è: una sostenitrice dell'«evoluzionismo coscienzioso» apprezzata più dai discepoli della filosofia New Age che dalle gerarchie ecclesiastiche.

La «Leadership conference of women religious», l'organizzazione riconosciuta dalla Chiesa di Roma che raduna l'80% delle 57 mila suore americane, ha vissuto così, con apparente leggerezza, il momento più difficile e angoscioso della sua storia: il meeting, in corso da tre giorni in un albergo di St. Louis, in Missouri, per decidere la risposta da dare al Vaticano che le accusa di aver commesso gravi trasgressioni dottrinarie e chiede un atto di sottomissione alla gerarchia ecclesiastica.

Un caso che si trascina da mesi: da quando la Congregazione per la dottrina della fede imputò loro di non opporsi alla contraccezione e ai matrimoni gay e di non impegnarsi con sufficiente determinazione contro l'aborto, mentre tutte le loro energie erano concentrate sull'aiuto ai poveri. Una requisitoria durissima, condita con l'accusa di essersi fatte infettare dalle posizioni del «femminismo radicale».

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Un richiamo all'ordine respinto dalle suore che considerano legittimo fare riferimento ai valori sociali esaltati dal Concilio Vaticano Secondo. Prive di carte da giocare, almeno sul terreno del diritto canonico che mantiene le suore in una posizione subordinata rispetto al resto del clero, le religiose hanno comunque ribattuto colpo su colpo, forti del sostegno di molti fedeli americani che le hanno conosciute e apprezzate come infermiere negli ospedali, insegnanti nelle scuole cattoliche, amministratrici di parrocchie. Un paio di mesi fa un gruppo di loro ha addirittura dato vita a un tour battezzato «Nuns on the bus»: suore americane on the road per spiegare attraverso nove Stati Usa le ragioni della loro ribellione al diktat di Roma.

Una statua di Papa Ratzinger l vaticano bigUna statua di Papa Ratzinger l vaticano big

Al culmine della polemica, lo scontro ha rischiato addirittura di acquistare il sapore di una contrapposizione politica: le suore impegnate nel sociale e liberal sui temi etici accomunate a Obama, il community organizer arrivato alla Casa Bianca, mentre la gerarchia ecclesiastica carica a testa bassa il partito del presidente per le unioni omosessuali, la riforma sanitaria e altro ancora. Qualche giorno fa la nuova richiesta del Vaticano: tornate su una linea più aderente alla dottrina della Chiesa e accettate il controllo di tre vescovi. Da martedì sera 900 suore, in rappresentanza delle congregazioni maggiori, sono riunite a St. Louis per decidere cosa fare.

IL CARDINALE DOLAN ARCIVESCOVO DI NEW YORKIL CARDINALE DOLAN ARCIVESCOVO DI NEW YORK

Comunicheranno le loro scelte stasera, alla fine di quella che è già considerata la riunione più cruciale mai tenuta da un organismo cattolico americano. A giudicare dalle dichiarazioni di madre Patt Farrell, la suora dell'Iowa che guida il movimento, atti di sottomissione non ce ne saranno. Ma, probabilmente, nemmeno gesti irrimediabili di rottura.

Le suore non hanno alcuna voglia di farsi espellere e adesso si sentono più forti, anche perché il tentativo di isolarle è fallito: per loro è arrivata la solidarietà dell'ordine francescano d'America, a St. Louis hanno avuto il caldo benvenuto del vescovo della città e perfino il cardinale di New York Timothy Dolan, che è anche presidente della Conferenza dei vescovi Usa e che nella Chiesa passa per un duro, si è lasciato andare a un «noi cattolici amiamo le nostre sorelle». Parole forse dette per scongiurare una rottura irreparabile in un periodo nel quale la gerarchia ecclesiastica Usa, scossa dagli scandali dei preti pedofili, deve già fronteggiare una grave crisi d'immagine.

Ma il genio ormai sembra essere uscito dalla lampada: ieri è stato reso noto che le un tempo silenziosissime suore saranno le protagoniste di un pranzo - con annessa conferenza stampa - che si svolgerà il 16 agosto al National press club di Washington.

 

 

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