XI NON VUOLE VINCERE MA STRAVINCERE – CERTO DI OTTENERE IL TERZO MANDATO DAL XX CONGRESSO DEL PARTITO COMUNISTA CINESE, XI JINPING DEVE DECIDERE SE CONCEDERE QUALCHE POLTRONA ALLE FAZIONI “RIVALI” O PIAZZARE SOLO FEDELISSIMI NEL COMITATO PERMANENTE – SECONDO IL “WALL STREET JOURNAL” IL NUOVO PREMIER SARA’ LI QIANG, CAPO DEL PARTITO A SHANGHAI, CHE SEMBRAVA ORMAI BRUCIATO DOPO LA DISASTROSA GESTIONE DEL COVID. UNA NOMINA CHE SAREBBE UN SEGNALE DI ONNIPOTENZA DA PARTE DI XI…

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Lorenzo Lamperti per “La Stampa”

 

xi jiping xx congresso partito 1 xi jiping xx congresso partito 1

Vincere o stravincere, questo è il problema. La presa di Xi Jinping sul Partito comunista cinese non è in discussione, ma ora il segretario generale è di fronte a un dolce dilemma per quanto riguarda il resto delle nomine: fare concessioni alle fazioni rivali o umiliarle? Sempre che il termine rivale sia ancora appropriato in una Cina dove Xi si appresta non solo a ricevere uno storico terzo mandato ma anche a vedersi elevato lo status con degli emendamenti allo statuto del Partito. Dalle porte chiuse dietro le quali si svolgono gli incontri del XX Congresso, come da tradizione, escono pochi spifferi.

 

In gioco ci sono le poltrone del Comitato permanente (7, ma potrebbero anche diventare 9) e del Politburo (25). La rimozione del vincolo dei due mandati ha scompaginato le carte: resta la regola non scritta della pensione a 68 anni oppure no? Una cosa appare certa: il «cerchio magico» di Xi sarà ancora più ampio. Tra il primo e il secondo mandato la percentuale di fedelissimi nel Politburo è passata dal 20 al 60%. Ora c'è chi pensa arriverà a lambire il 90%.

 

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La prova la si avrà domenica prossima, quando saranno svelati i «magnifici sette» del Comitato permanente. Oltre a Xi, dovrebbero restare nel team anche il suo «ideologo» Wang Huning (destinato a una scalata interna alla gerarchia) e lo zar dell'anticorruzione Zhao Leji. La partita si gioca sul numero dei nuovi ingressi. Qui entrano in scena i protetti di Xi. Ding Xuexiang, direttore dell'Ufficio generale del Partito, dovrebbe occupare una delle caselle. Anche Li Xi, capo del Partito nel polo tecnologico del Guangdong, e Chen Min'er, leader a Chongqing, sperano in un posto.

 

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Se entrassero tutti e tre uscirebbe il premier Li Keqiang, considerato un critico di Xi. Al suo posto potrebbe essere promosso Wang Yang, ritenuto un riformista e appartenente a una fazione contrapposta a quella del leader. La sua nomina potrebbe essere presentata come una «concessione», anche se negli ultimi anni Wang si è molto avvicinato al segretario generale. Ma c'è anche la possibilità che Xi voglia stravincere.

 

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Secondo alcune voci, in corsa per una poltrona ci sarebbe anche Li Qiang. Il Wall Street Journal azzarda persino possa diventare lui il nuovo premier. Sarebbe una mossa clamorosa, perché Li è il capo del Partito a Shanghai. Una posizione che di solito anticipa una carriera brillante ma che dopo il disastro del lockdown degli scorsi mesi sembrava aver azzoppato la sua carriera nonostante il rapporto privilegiato con il presidente. Se Li venisse premiato nonostante la rabbia di tanti cinesi sulla gestione del Covid, Xi darebbe un segnale di onnipotenza. «Ma allo stesso tempo distruggerebbe qualsiasi fantasia di meritocrazia», commenta il noto sinologo americano Bill Bishop.

 

Nessuno dei fedelissimi sembra comunque destinato a ricevere l'investitura come successore. Anche perché è tutt' altro che scontato che Xi si fermi a un terzo mandato.

Nominare ora un erede, come sarebbe tradizione, rischierebbe di indebolire la sua figura. Chi è certo di una promozione nella Commissione militare centrale, al cui vertice c'è sempre Xi, è il generale Liu Zhenli.

 

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L'ex comandante delle forze di terra dell'Esercito popolare di liberazione è stato inquadrato dalla tv di Stato mentre indossava un distintivo del Dipartimento di stato maggiore. Ne diventerà il capo grazie all'esperienza di combattimento reale, avendo preso parte alla guerra con il Vietnam del 1979. E, ovviamente, grazie allo stretto legame con il presidente che lo ha già premiato con due promozioni nel giro di pochi anni. Anche la probabile nomina di un altro generale, Miao Hua, cementerà ulteriormente la presa di Xi sulle forze armate. Garantendogli dunque mani più libere nel caso voglia lanciare un'azione militare su Taiwan o nel mar Cinese meridionale.

 

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Se pochi spifferi escono dalle porte chiuse del «conclave», ancora meno possono entrare. Non a caso l'Ufficio nazionale di statistica ha annunciato ieri il rinvio della comunicazione dei dati economici relativi al terzo trimestre. L'appuntamento era fissato per oggi ma è stato cancellato senza spiegazioni. Il vice capo della Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme, Zhao Chenxin, ha garantito che l'economia cinese ha mostrato «una ripresa significativa» e che l'occupazione è stabile. E molti analisti si attendono un rimbalzo dopo il forte rallentamento del secondo trimestre. Ma il dubbio resta. Nulla può disturbare il XX Congresso e il rituale che porterà alla terza incoronazione di Xi Jinping.

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