DALLA CRIPTO ALLA CRIPTA - DAL MOMENTO DELLA FIRMA DELL'ACCORDO DI SPONSORIZZAZIONE TRA INTER E DIGITALBIS, IL VALORE DELLA CRIPTOVALUTA DEL MARCHIO È PRECIPITATA DEL 98% - È PER QUESTO MOTIVO CHE IL MARCHIO AMERICANO NON PUÒ PAGARE I NERAZZURRI, NONOSTANTE L'ACCORDO DA 80 MILIONI IN QUATTRO ANNI SIGLATO NEL 2021 - LE PARTI STANNO LAVORANDO PER TROVARE UNA SOLUZIONE E L'INTER SI STA TUTELANDO COME PUÒ, EVITANDO DI FARSI VEICOLO DI PUBBLICITÀ GRATUITA - MA COME MAI LA ROMA NON HA GLI STESSI PROBLEMI DELL'INTER?

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Renato Bazzini per “Libero quotidiano”

 

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Se uno sponsor promette di pagare e non paga è di certo nel torto, ma è indubbio che per certe cifre- oltre 20 milioni all'anno, non proprio due lire il club debba effettuare le dovute verifiche e pretendere certezze. L'Inter non sembra averlo fatto con Digitalbits, il nuovo main sponsor, e ora ne paga le conseguenze: i soldi non arrivano e il contratto non si può stracciare, né si vuole farlo.

 

Per ora. L'unica cosa chiara della vicenda è il motivo per cui lo sponsor nerazzurro è sparito: il valore di XDB, la criptovaluta di Digitalbits, sta precipitando. Si aggira intorno a 0,0102 dollari, assai vicino allo 0,078 segnato nel febbraio 2020 come minimo storico.

 

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Il massimo si è registrato nel novembre 2021 a 0,81 dollari, poco dopo l'accordo siglato con l'Inter per diventare sponsor di manica: in quel momento, Zytara, la proprietaria di Digitalbits, era in piena ascesa e con ogni probabilità ha fatto il passo più lungo della gamba. Da quel momento la criptovaluta ha perso il 98% del suo valore e ora l'azienda si ritrova impossibilitata a pagare. O non vuole farlo prima di recuperare i soldi perduti.

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SCARSA CONSISTENZA

Ma già prima della crisi del settore delle valute digitali, in ambiti finanziari si dubitava sulla consistenza patrimoniale dell'ecosistema Zytara-Digitalbits, che pare non essere mai stata un'azienda particolarmente trasparente. A maggior ragione, quindi, servivano certezze. Ci si è fidati in nome dei soldi di cui si ha dannatamente bisogno in questo momento storico.

 

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L'accordo con l'Inter prevede un'ascesa: da sponsor di manica per 5 milioni a main partner in cambio di 23 milioni per la stagione imminente, 27 milioni per la successiva e 30 milioni per l'ultima del contratto quadriennale. Quando è arrivata la firma si è attivata la clausola che avrebbe declassato Socios.com, sponsor di maglia dello scorso anno, a partner secondario. Oltre al danno, quindi, si sta concretizzando la beffa visto che quest' ultimo si è dimostrato affidabile, versando ogni centesimo dovuto al club.

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Non solo Zytara non ha ancora versato la rata iniziale della somma prevista per quest' anno ma non ha presentato il progetto per integrarsi all'ecosistema digitale nerazzurro, peraltro appena ristrutturato. A queste condizioni è improbabile che si arrivi alla fine del contratto. Prima della rottura, le parti stanno lavorando per trovare una soluzione, anche se l'aria si fa ogni giorno più pesante.

 

PUBBLICITÀ GRATUITA

 L'Inter si sta tutelando come può, evitando di farsi veicolo di pubblicità gratuita: ha oscurato i loghi dal sito, dai cartelloni pubblicitari a bordocampo, dalle maglie della squadra femminile e della Primavera. Ha poi posticipato a settembre il lancio della seconda maglia per capire con Nike se c'è la possibilità di stamparle senza sponsor o, nel mentre, di risolvere il contenzioso.

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La prima maglia resta un problema: è impossibile risarcire chi l'ha già acquistata e riavviare produzione e distribuzione. La spesa sarebbe illogica. Forse non è un caso che Digitalbits non sia stata presentata in pompa magna come marchio di riferimento quest' anno. Il nuovo logo è comparso sulle maglie ma il club non ha comunicato nulla, né tantomeno cerimoniato il passaggio di consegne. Strano che la Roma lasci intendere di non avere problemi nonostante lo sponsor sia lo stesso.

 

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Di certo è più tranquilla perché l'incasso è meno della metà rispetto a quello dei nerazzurri: 12 milioni all'anno contro i 26 in media per l'Inter. Parziale morale della favola, i nerazzurri stavano meglio quando stavano peggio, ovvero con Pirelli che aveva rinnovato a cifre ridotte durante la presidenza Thohir, valicando quota 10 milioni a stagione solo attraverso i bonus. Molti meno soldi ma almeno garantiti da un partner storico, geograficamente e sentimentalmente vicino al club.

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