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PUTIN, CI VEDIAMO DOPING – È INIZIATO IN SVIZZERA IL PROCESSO PER DECIDERE SE LA RUSSIA DEBBA ESSERE SOSPESA PER 4 ANNI DA TUTTI GLI EVENTI SPORTIVI DOPO AVER MESSO IN ATTO NEGLI ULTIMI 12 ANNI UN DIABOLICO PIANO DOPANTE CHE HA FALSATO A FAVORE DEI SUOI ATLETI I RISULTATI DI OLIMPIADI, CAMPIONATI MONDIALI E CONTINENTALI – LA WADA VOLEVA UDIENZE PUBBLICHE MA, CON LA LORO INNATA PROPENSIONE ALLA TRASPARENZA, I RUSSI HANNO CHIESTO DI…

Marco Bonarrigo per “il Corriere della Sera”

 

RUSSIA DOPING

Il processo sportivo del secolo inizia oggi a un'ora imprecisata in una località segreta del verdissimo cantone di Vaud, nella Svizzera romanda. Dopo aver ascoltato decine di testimoni ed esaminato migliaia di pagine di prove, tre membri del Tribunale di Arbitrato Sportivo (Tas) di Losanna dovranno decidere se la Russia debba o meno essere bandita a lungo dalle competizioni internazionali di tutti gli sport per aver ordito e messo in atto negli ultimi 12 anni un diabolico piano dopante che ha totalmente falsato a favore dei suoi atleti i risultati di Olimpiadi, campionati mondiali e continentali.

 

RUSSIA DOPING

Già di suo scarsamente comunicativo, il Tas ha precisato che (per motivi sanitari e di riservatezza) luogo e orari del procedimento non saranno resi noti (ma si andrà avanti almeno fino a giovedì), che la stampa deve stare alla larga, che non sarà diffusa una lista dei testimoni e che il giudizio finale sarà emesso «in data successiva» alla chiusura del dibattimento.

 

russia doping

L' Agenzia Mondiale Antidoping (Wada) che ha trascinato i russi sul banco degli imputati dopo tre anni di indagini difficilissime aveva chiesto udienze pubbliche, i dirigenti russi si sono opposti (come da regolamento e da previsioni) per evitare imbarazzanti confronti davanti alle telecamere sulle botole segrete del laboratorio di Mosca, su ricatti ed estorsioni agli atleti che non si allineavano, sulle provette di urina alterate in modo grossolano, sui file informatici modificati alla carlona e tante altre nefandezze messe nero su bianco nei dettagliatissimi rapporti del professor Richard McLaren.

 

La Wada - presa ripetutamente in giro dai responsabili antidoping nazionali e dai vari ministri dello Sport, capaci di alterare i dati consegnati ai suoi ispettori anche dopo aver giurato lealtà totale nella collaborazione - ha al suo fianco i potenti comitati olimpici inglesi, australiani, americani e canadesi oltre a buona parte dell' opinione pubblica. I russi puntano invece a sollevare vizi normativi e procedurali per rendere nullo il giudizio ribadendo il concetto che una punizione collettiva sarebbe ingiusta nei confronti degli atleti innocenti.

DOPING RUSSIA

 

In mezzo (si fa per dire) c' è il Cio che i fatti hanno costretto ad esprimersi con (felpata, come d' abitudine) durezza contro i comportamenti dolosi degli ex sovietici ma che è terrorizzato dalle possibili ritorsioni politiche di un' esclusione, pressato dal vendicativo «amico Putin» per cui lo sport è vetrina propagandistica di primo piano e dalle tante federazioni sportive vicine ai russi spesso foraggiate da oligarchi di area ex sovietica.

 

RUSSIA DOPING SOCHI

La tesi della Wada (oltre che da perizie informatiche e chimiche e testimonianze di pentiti come l' ex direttore del laboratorio di Mosca Rodchenkov, le cui gesta hanno vinto un Oscar per il miglior documentario a Hollywood) è supportata anche dalle decine di atleti dopati postumi (si parla di quasi mille «trattati» dal famigerato laboratorio di Mosca) riesaminando le provette congelate dei Giochi estivi di Pechino e Londra e di quelli invernali di Sochi, che le indagini hanno dimostrato essere una fabbrica di atleti farmacologicamente modificati.

 

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L' Agenzia chiede una pena esemplare: quattro anni di sospensione dalle competizioni (saltando i Giochi di Tokyo e quelli invernali di Pechino) e il divieto di ospitare eventi internazionali fino al 2032, l' anno in cui Mosca voleva candidarsi alle Olimpiadi estive. Via libera solo agli atleti (pochi) in grado di dimostrare un' indipendenza di lunga data dal sistema sportivo nazionale.

 

yuliya rusanova

A giudicare i russi saranno il magistrato australiano Mark Williams, l' iraniano Hamid Gharavi e l' italiano Luigi Fumagalli, docente di diritto internazionale alla Statale di Milano. Il loro compito è da far tremare i polsi: blindare con motivazioni ineccepibili una decisione - qualunque essa sia - che dovrà obbligare il Cio e le federazioni ad adeguarsi senza lasciar loro quei margini di interpretazione che scatenerebbero il caos.

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