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RONCONE ATTACK!: "MATTEO BERRETTINI NON MI PIACE PER NIENTE. UNO CHE NON PAGA LE TASSE IN ITALIA MI STA ANTIPATICO. E MOLTO. NON PAGHI E TI FAI UN GIRO AL QUIRINALE?" – IL TENNISTA AZZURRO E L’INCONTRO CON MATTARELLA: “MI HA DETTO CHE SONO STATO PAZZESCO...” – “E PENSARE CHE DA BAMBINO PENSAVO DI ESSERE SCARSO A TENNIS. LE ATTENZIONI DI QUESTI GIORNI UN PO' ME LE SONO MERITATE...LA FINALE? DJOKOVIC ERA ALLA TRENTESIMA FINALE SLAM, IO ALLA PRIMA! LA PROSSIMA VOLTA SARÒ PIÙ BRAVO. E SULLA FIDANZATA AJLA DICE…" -VIDEO

 

 

 

Gaia Piccardi per il "Corriere della Sera"

 

berrettini

Mister Berrettini? Welcome. Al terminal dei voli privati stavano aspettando il finalista italiano di Wimbledon, dopo la sfida con il numero uno del mondo Novak Djokovic Matteo è un volto noto anche in Inghilterra: il Guardian l'ha definito «valiant» (audace), l'editorialista del Times ha scritto che i suoi fondamentali sono «ordnance», armamenti.

 

Il match trasmesso in chiaro da Sky su Tv8 ha avuto ascolti record (4.700.000 spettatori medi cumulativi), è chiaro che domenica 11 luglio 2021 segna l'inizio di una storia diversa per il ragazzo del Nuovo Salario, Roma, e per tutto il tennis italiano («Il successo di un campione e di un sistema» l'ha definito il presidente della Fit Binaghi).

 

La giornata di sport di Berrettini tra Wimbledon e Wembley è stata lunga e la notte piccolissima, è mattina presto quando la barbetta elettrica del primo azzurro in finale sui prati di Church Road in 144 anni di leggenda si affaccia sul jet che lo porterà a Ciampino: «Ho organizzato tutto io con i miei potenti mezzi» scherza. In realtà il volo privato è un regalo dello sponsor.

berrettini mattarella chiellini

 

Matteo, tornato in Italia cosa le resta addosso del pomeriggio più importante della sua vita sportiva?

«Un delirio di belle emozioni, tra cui è difficile scegliere».

Ci provi.

«Be' il momento in cui ho chiuso 7-6 il primo set della finale con Djokovic è stato speciale: urlavo di gioia ma non riuscivo a sentire la mia voce, il boato del centrale di Wimbledon la sovrastava».

E dopo l'adrenalina di Wimbledon, Wembley

«Sono arrivato nell'intervallo di Italia-Inghilterra, quando perdevamo 1-0. Non ho fatto in tempo ad entrare nella lounge alle spalle della tribuna d'onore, che mi è venuto incontro il presidente della Repubblica Mattarella. Lui a me! Mi ha colto di sorpresa... Complimenti, mi ha detto, ho visto i primi due set della tua partita, sei stato pazzesco...».

mattarella santopadre berrettini

 

Il presidente della Repubblica ha detto proprio «pazzesco»?

«Giuro, lo ha detto!». E poi? «Poi non ci ho capito più niente. È sbucato Fabio Capello e mi ha abbracciato: io so chi è Capello, ovviamente, ma non ci eravamo mai visti in vita nostra! C'erano presidenti, istituzioni, vip, ex calciatori... A un certo punto sono spuntati Shevchenko, Figo, Beckham a cui ho stretto la mano. Una confusione incredibile! Tante emozioni tutte insieme. Troppe».

Ieri il Quirinale e Palazzo Chigi: come vive le attenzioni un giovane romano riservato e taciturno come lei?

matteo berrettini

«Io sono una persona molto privata, ormai mi conoscete. Essere al centro dell'attenzione non mi piace particolarmente e quando sono troppo esposto mi viene addosso una sensazione di disagio, come se sentissi di non meritarmi tanti complimenti. Però credo che la finale a Wimbledon abbia scritto un po' di storia del nostro tennis, forse le attenzioni di questi giorni un po' me le sono meritate...».

Attenzioni e premi sono graditi, quindi.

«Con grande piacere. Non mi succede tutti i giorni di incontrare le cariche più importanti dello Stato».

 

In campo e fuori sembra sempre così composto e rilassato, Berrettini.

«Magari! Sembro sereno, ma poi ripenso alle cose e non riesco a dormire, rimugino per giorni. Gestire le emozioni intense di una finale sul centrale di Wimbledon, per esempio, non è stato affatto facile. Per calmarmi ho pensato alla strada per arrivare fino a lì, al lavoro, alle trasferte, ai mesi lontano da casa e dalla famiglia. Mi ha aiutato a sentire che mi meritavo quella partita, che era giusto che fossi in quel luogo, contro quell'avversario. Perché mi sono impegnato: io sono la dimostrazione che il lavoro paga».

 

Oltre alle vittorie, cosa la fa stare bene?

«I miei genitori, a cui devo tutto: senza di loro non sarei quello che sono diventato. Mio fratello Jacopo, che mi convinse a lasciare il judo per il tennis: non potrò mai ringraziarlo abbastanza. La mia ragazza Ajla, gli amici».

berrettini 19

Chi sono i suoi amici?

«Quelli di sempre, degli inizi. Io sono un tipo abitudinario: magari ci metto un po' a decidere di fidarmi però quando sono a mio agio non cambio più. Il mio coach, Vincenzo Santopadre, mi allena da quando avevo 14 anni. Ero un bambino. Sono ancora in contatto con i miei primi maestri e con i compagni della scuola tennis».

I titoli dei giornali, le interviste, i grandi guadagni, la gente che la tirerà per la giacchetta: non c'è il rischio di perdere la testa, Matteo?

«No, non credo. Le cose succedono però dovrò essere bravo a ricordarmi di essere solo un giocatore di tennis: ho cominciato per il piacere di usare la racchetta, per il divertimento di vincere un match, non certo per avere successo. Non vivo per questo. Questi sono giorni euforici ed è giusto così, ma presto mi rimetterò sotto a lavorare».

Ha citato Ajla, la sua ragazza: quanto è stato importante averla con sé dentro la bolla di Londra? Quanto è importante, in generale, per il benessere che poi riversa in campo?

djokovic berrettini

«Ajla è stata fondamentale. La bolla di Wimbledon era molto restrittiva, per due settimane ho fatto hotel-circolo e circolo-hotel. Avere un affetto accanto, passare il poco tempo libero con la persona che ti è più cara, è decisivo. Da tennisti giramondo, non ci vediamo tutti i giorni: i tornei per noi sono un'occasione per stare insieme. Anche a Londra siamo entrati dentro la relazione a tutti gli effetti: durante Wimbledon abbiamo litigato, fatto pace, riso, discusso, scherzato. Non è facile. Però è importante».

 

Ha raccontato che aver trascorso il lockdown dell'anno scorso con Ajla in Florida l'ha aiutata a crescere.

«È vero. Ho sperimentato la convivenza: tra alti e bassi, è stata un'esperienza molto intensa e molto bella. Ho capito che devo migliorare in tutti gli aspetti del rapporto con la mia ragazza e ho intensificato, a distanza, la relazione con i miei genitori. Tutti dettagli che mi sono serviti moltissimo anche nel tennis».

italia inghilterra immobile berrettini

 

Che bambino è stato, alla fine degli anni Novanta, a Roma?

«Un bambino che a tennis pensava di essere scarso. Ci ho messo un po' ad appassionarmi: mio fratello Jacopo, come ho detto, è stato decisivo. Siamo molto uniti: non a caso porto tatuata la sua data di nascita».

E quando ha capito di non essere malaccio?

«Nel 2016, a vent' anni, quando ho raggiunto la prima finale Challenger in Puglia, mi sono detto che forse, per vivere, potevo fare il tennista. Ma ho iniziato a crederci sul serio nel 2019, con la semifinale contro Nadal all'Open Usa. A New York ho capito che a un certo livello ci potevo stare, però da quel punto in poi andava creata una continuità di rendimento».

 

Ed eccoci a Wimbledon. Se potesse rigiocare la finale, cosa farebbe di diverso?

mattarella berrettini italia inghilterra

«In termini di qualità, posso fare meglio. Ma non è tanto questione di un colpo o di un momento della partita: la sfida più grande per me era gestire aspettative, pressione ed emozioni, perché a tutto ciò poi si lega il livello del gioco. Con una presenza diversa, certe palle non sarebbero finite in rete o fuori. Ma, insomma, Djokovic era alla trentesima finale Slam, io alla prima! La prossima volta sarò più bravo».

A un certo punto, dopo un errore, stava per scagliare la racchetta per terra. Si è frenato, non l'ha fatto: perché?

AJLA TOMLJANOVIC e BERRETTINI 8

«Ci tengo a essere corretto, nei miei confronti e dell'avversario: la sportività, anche nella fatica e nella lotta, per me è fondamentale».

Con il diabolico Djokovic cosa vi siete detti?

«Novak è incredibile: le sfide con lui mi fanno crescere inevitabilmente. L'ho rivisto a Wembley la sera, mi ha detto: bravo Matteo, hai il futuro davanti. Poi è arrivato Capello e si è buttato in mezzo per fare una foto tra noi due!».

 

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