toto wolff e la moglie susie

IL SOFFRITTO DI INTERESSI DI TOTO WOLFF MANDA IN TILT LA FORMULA 1 – LA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE APRE UNA INCHIESTA SUL CAPO DEL MURETTO DELLA MERCEDES E SULLA MOGLIE SUSIE DIRETTRICE DELLA F1 ACADEMY PER CONFLITTO DI INTERESSI (LEI, CONOSCENDO I PIANI DEGLI ORGANIZZATORI, AVREBBE PASSATO AL MARITO INFORMAZIONI RISERVATE) - POI FA DIETROFRONT DOPO CHE SI È TROVATA CONTRO IL MURO COMPATTO DEI TEAM DI F1 SCHIERATI CON IL GRAN CAPO DOMENICALI CONTRO L’INDAGINE ...

Daniele Sparisci e Giorgio Terruzzi per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

toto wolff e la moglie susie 45

Il campionato è finito da un pezzo, nelle fabbriche si completano le monoposto 2024, ma c’è tensione e imbarazzo ai massimi livelli della Formula 1. È l’ultima goccia di una guerra di potere dalle conseguenze imprevedibili, con l’ipotesi sullo sfondo di un Mondiale alternativo.

 

Nasce dall’indagine aperta dalla Federazione, l’ente incaricato di scrivere e far rispettare le regole, sulla coppia più famosa dell’alta velocità. Toto Wolff, capo e azionista della scuderia Mercedes; la moglie Susie, ex pilota e attuale direttrice della Academy, la serie femminile rilanciata da Liberty Media attraverso la Fom, la società che gestisce i diritti commerciali della F1.

 

L’accusa: lei, conoscendo i piani degli organizzatori, avrebbe passato al marito informazioni riservate. Entrambi negano, Susie parla di «attacchi misogini».

toto wolff e la moglie susie

Il comitato etico della Fia è stato incaricato di far luce, ma se le accuse si rivelassero false sarebbe gravissimo averle fatte circolare senza verificarle prima. Perché la Fia ha reso pubblica (alla stampa ancora prima dei diretti interessati) una procedura avviata sull’articolo di una rivista specializzata, Business F1 , che citava dichiarazioni anonime di presunti team principal rivali? L’irritazione della F1, guidata da Stefano Domenicali, ha raggiunto l’apice dopo una stagione segnata da troppi intoppi sul fronte della gestione sportiva: polemiche sulle infrazioni dei limiti di pista, sulla supervisione dei circuiti (il tombino che sfascia la Ferrari di Sainz a Las Vegas, i cordoli del Qatar), dubbi sui controlli ai budget dopo il caso Red Bull del 2022.

 

toto wolff

L’ultimo «sgarbo» istituzionale di Mohammed Ben Sulayem, presidente della Fia da fine 2021 si sta rivelando un autogol. Ieri tutti e dieci i team hanno diffuso comunicati per affermare la loro estraneità ai fatti e hanno manifestato appoggio alla Academy della signora Wolff.

 

Un’unità totale, segno di una regia comune, con le squadre schierate con Liberty, alla quale riconoscono il merito di aver fatto crescere la F1 economicamente. Ben Sulayem, l’ex pilota di rally dai modi autoritari proveniente da una delle famiglie più ricche di Dubai (il fratello governa il porto dell’Emirato), da tempo è andato allo scontro criticando apertamente le iniziative di Domenicali. Un confronto a tutti livelli, compresa la commessa di una maxi-hospitality delle stesse dimensioni di quella del suo omologo in F1. Ma con quest’ultima mossa si ritrova in un vicolo cieco, al punto che alti dirigenti di Place de la Concorde (si vocifera di Steve Nielsen, Nick Tombazis e Tim Goss) starebbero pensando di cambiare aria.

 

Tutto mentre sono in corso le trattative per il rinnovo del Patto della Concordia in scadenza nel 2025, l’accordo che regola la distribuzione dei soldi. La Fia riceve dalla F1 circa 90 milioni di dollari l’anno (più 10 dalle squadre), pari all’80% del budget utilizzato per tutte le altre attività motoristiche; i team prendono il 50% dei ricavi dei Gp (nel 2022 1,158 miliardi) e di qui deriva anche la loro ambiguità, essendo costretti a giocare su due tavoli, anche se stavolta hanno scelto di sedersi in quello di Liberty.

stefano domenicali

 

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stefano domenicali

 

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