sgarbi coliva giuditta della collezione lemme

AVVISATE SGARBI! - LETTERA DI ANNA COLIVA, DIRETTRICE DELLA GALLERIA BORGHESE A DAGOSPIA: ''LA “GIUDITTA” DELLA COLLEZIONE LEMME IN MOSTRA A PALAZZO BRASCHI A ROMA NON È DI CARAVAGGIO (IPOTESI SGARBI) SEMMAI FA PENSARE A OTTAVIO LEONI''

ANNA COLIVAANNA COLIVA

Lettera a Dagospia della direttrice della Galleria Borghese Anna Coliva

 

E’ troppo interessante il dibattito apertosi sul vostro giornale a proposito della Giuditta con la testa di Oloferne di collezione Lemme, ora in mostra a Palazzo Braschi, per non intervenire con una  ipotesi diversa da quelle avanzate da Sgarbi e Testori.

 

Non credo che una paternità caravaggesca sia neppure proponibile: vi è una complicazione compositiva che non è compatibile con l’immediatezza del comporre del Caravaggio, anche quando questi s’impegna in meccanismi complessi. Ma appunto, complessi, non complicati.

CLAUDIO STRINATI FABRIZIO LEMME MARIA CRISTINA PAOLUZZI MARK MAC DONNELL CLAUDIO STRINATI FABRIZIO LEMME MARIA CRISTINA PAOLUZZI MARK MAC DONNELL

 

La Giuditta Lemme, non ha nulla della composizione di Caravaggio, se mai è affine a certi modernismi di adeguamento al primo caravaggismo che furono tipici di Ottavio Leoni, il famoso ritrattista del tempo. Tutti i suoi caratteri denotano una cultura persistente d’ influenze tradizionali, entro un gusto naturalistico che ha ricevuto dalla pittura di Caravaggio un’impronta così forte e generale da essersi imposta come una moda, apprezzabile più nel peso specifico delle figure, nella loro consistenza immanente, nella loro incombenza in primo piano, tanto più brutale quanto meno posseduta in profondo.

GIUDITTA COLLEZIONE LEMMEGIUDITTA COLLEZIONE LEMME

 

Tale insomma da impressionare per la sua “verisimile” presa d’effetto. Però è ‘incombenza’ non è immediatezza, come si potrebbe definire il comporre di Caravaggio: assenza di mediazione narrativa e perciò eliminazione di ogni enumerazione descrittiva, nello spazio, di argomentazioni circostanti il soggetto rappresentato.

 

Perciò la composizione di questa Giuditta sembra più impressionata dal comporre di Baglione o, nei migliori effetti, di Gentileschi. Gentileschi padre, però, non certo la figlia. E’ proprio la stesura cromatica della Giuditta Lemme a fare pensare attendibilmente a Ottavio Leoni. I bianchi brillanti esaltati in un’esibizione di panneggio a me sembrano inconfondibili.

 

L’accecante luminosità della camicia di Giuditta, così diversa dai bianchi degli altri panni necessari alla scena, mi pare proprio tipica. Si ritrova, ad esempio, nella veste della Susanna di Detroit, per quello stesso modo di ricercare un bianco vaporoso e accecante. D’altra parte, che Leoni avesse una sua poesia dei bianchi si vede anche dalla cura delle sfumature di biacca e di gessetti che rialzano e ravvivano tanti elementi dei suoi disegni (barbe, colletti, lumeggiature, per dare vitalità al volume e al carattere dell’effigiato).

 

SGARBISGARBI

Secondo me ci siamo proprio, quel bianco della camicia è così particolare da essere quasi una sua cifra. La si ritrova già nel camice  del S. Nicola di Bari e nella rocchetta del San Carlo Borromeo della pala ora al Conservatorio di Sant’Eufemia, a Roma. 

 

La camicia della Giuditta ora alla mostra,  molto più che da Gentileschi padre ( e meno che mai dalla figlia Artemisia che, anche nel suo periodo di influenza paterna, è una coloritrice sempre soda, se non greve) viene da un desiderio di adeguarsi al Caravaggio della fine degli anni novanta del ‘500, ma con una sensibilità alla Pulzone, con un gusto da pittura cara al Cardinale Sfondrato (quella preziosità di artificio che dal cavalier d’Arpino arriva fino a Saraceni). 

 

Per questo credo che Leoni pittore vada valutato non tanto dalle composizioni quanto dall’esecuzione. E a questo proposito ci sarebbe da dire altro, sulla sodezza dei volti, che è di un genere molto simile, nel colore, alla plasticità raggiunta dal Leoni incisore e dalla sua costituzione dei volumi facciali per via di segni e punti, fino a raggiungere un’evidenza tanto sintetica quanto sensibile.

Anna Coliva

anna colivaanna colivaanna coliva e valeria licastroanna coliva e valeria licastro

Direttrice della Galleria Borghese

anna colivaanna coliva

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