arles frank gehry

GEHRY, OGGI E DOMANI – L’ULTIMA OPERA DELL’ARCHI-STAR 91ENNE È UNA TORRE DI 56 METRI NELL’EX AREA INDUSTRIALE DI ARLES, IN PROVENZA, RICONVERTITA IN CITTADELLA DELLE ARTI – SEMBRA UNA NAVE ARENATA CHE TRASFORMA IL LINGUAGGIO DI VAN GOGH IN TRE DIMENSIONI, DIALOGANDO CON LA LUCE DEL CIELO E CON L’ANFITEATRO ROMANO DELLA CITTÀ: L’INAUGURAZIONE IN PRIMAVERA – VIDEO

 

 

 

Aldo Colonetti per il “Corriere della Sera”

 

FRANK GEHRY

Si può essere identici a sé stessi e contemporaneamente dialogare con il contesto storico e culturale, mostrando diversi punti di vista rispetto al territorio circostante: l' architettura contemporanea vive questa sorta di oscillazione tra passato e presente, cercando di lasciare tracce anche per un futuro prossimo. Non sempre ci riesce; Frank Gehry appartiene a una storia singolare, riconoscibile ma attenta alle nuove tecnologie e ai nuovi materiali costruttivi, come nel caso della sua ultima opera: la torre dell' Arts Resource Centre, il nuovo potente simbolo di Arles, in Provenza, che sorge all' interno del quasi completato Parc des Ateliers, voluto della Fondazione Luma, diretta e finanziata da Maja Hoffmann, erede della grande famiglia industriale svizzera dei Roche.

la torre di frank gehry ad arles 9

 

Ho incontrato la prima volta Gehry circa trent' anni fa, nel suo piccolo studio di Santa Monica, alle prese con una serie di modellini che realizzava accartocciando fogli, lasciandoli poi liberamente sviluppare in forme casuali, diverse le une dalla altre; intorno aveva un gruppo di giovani ingegneri e ricercatori della Silicon Valley che avrebbero, dopo avere individuata la soluzione compositiva, sviluppato strutturalmente la maquette di carta.

la torre di frank gehry ad arles 8

 

Dal 1997, anno dell' inaugurazione del Guggenheim a Bilbao, ne è passata di strada; oggi, ad Arles, di fronte a questa architettura, uguale e insieme completamente diversa da quei primi progetti «californiani», siamo meravigliati per la sua capacità di sperimentare, a 91 anni, percorsi compositivi inediti, nei quali emerge un' attenzione, insolita, nei riguardi sia del linguaggio pittorico di un artista come van Gogh, sia del paesaggio intorno, in particolare la piccola catena montuosa di tipo calcareo, le Alpilles, che Gehry riporta, metaforicamente, nella sua opera.

 

bernard arnault frank gehry fondazione luis vuitton

Cinquantasei metri di altezza, 15 mila metri quadri, 10 piani, il tutto realizzato con 10.752 blocchi di acciaio inossidabile numerati, collocati secondo un orientamento che dialoga con la luce naturale, dall' alba al tramonto, realizzando una serie di effetti tridimensionali che cambiano continuamente. L' architettura appare come un' immaginaria nave arenata e sconquassata; il linguaggio di van Gogh è stato reso tridimensionale lavorando su tutte le tonalità del grigio, dell' argento e, ovviamente, del cielo provenzale.

la torre di frank gehry ad arles 15

 

La torre, a questo punto, sembra anche una parete delle Alpilles, da scalare più con la mente che con il corpo perché, all' interno, protagoniste sono tutte le arti applicate, a cominciare dalla fotografia; Arles ospita dal 1969 i famosi «Rencontres», un appuntamento unico al mondo.

la torre di frank gehry ad arles 16

 

Il grande tamburo circolare che sta alla base della torre ricorda l' anfiteatro di Arles, in linea d' aria distante pochi centinaia di metri; un Gehry, parzialmente inedito, attento alla storia della città romana e nello stesso tempo rispettoso degli altri interventi architettonici che nel loro insieme costituiscono una vera e propria cittadella delle arti: appunto il Parc des Ateliers, 6 ettari, che sorgerà là dove era insediata la produzione delle locomotive delle Ferrovie francesi.

la torre di frank gehry ad arles 14

 

Passeggiando in un cantiere ancora aperto (l' inaugurazione completa sarà in primavera), è possibile già vedere, in via di conclusione, gli interventi degli altri progettisti: quelli del paesaggista belga Bas Smets, la ristrutturazione degli ex spazi industriali realizzata dallo studio di New York Annabelle Selidorf e dal francese Marc Barani; quest' ultimo ha già ospitato mostre di Pilotti Rist, Olafur Eliasson, Daniel Buren e Annie Leibovitz.

SPECIALE LUGLIO I PERSONAGGI PI RAPPRESENTATIVI DEGLI USA FRANK GEHRY

Un progetto importante che ha i piedi ben saldi nel territorio della Camargue, in particolare nel suo patrimonio naturalistico, da cui ricavare nuovi materiali costruttivi e progettuali coinvolgendo i saperi di vecchi mestieri e delle antiche tradizioni artigianali. Il primo laboratorio avviato ha già prodotto un documento molto interessante, dedicato al design come strumento e linguaggio del cambiamento.

la torre di frank gehry ad arles 10

 

Particolare e universale insieme, locale e globale come filosofia generale per un intervento dal costo complessivo di 180 milioni di euro. La torre di Gehry rappresenta un po' l' emblema di questo grande laboratorio che guarda al futuro, senza dimenticare da dove veniamo.

la torre di frank gehry ad arles 1la torre di frank gehry ad arles 5la torre di frank gehry ad arles 7la torre di frank gehry ad arles 4la torre di frank gehry ad arles 6la torre di frank gehry ad arles 2la torre di frank gehry ad arles 3la torre di frank gehry ad arles 13la torre di frank gehry ad arles 12la torre di frank gehry ad arles 11

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO