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1 - BRONZI DI RIACE, TANGA E VELO DA SPOSA IN SCATTI GERALD BRUNEAU ED È POLEMICA
Da “Ansa.it”
Con il velo da sposa, in tanga leopardato e con una boa fucsia: così il fotografo Gerald Bruneau, allievo di Andy Warhol, ha ritratto i Bronzi di Riace, in un blitz compiuto nell'inverno scorso nel Museo archeologico nazionale dopo la riapertura avvenuta a dicembre.
A pubblicare le foto è stato il sito Dagospia, ripreso poi da altri organi di stampa. Nelle foto si vedono i due guerrieri addobbati con oggetti kitsch. C'è anche un filmato in cui si vede la "preparazione" delle due statue da parte del fotografo e lo stesso Bruneau all'opera mentre immortala i due guerrieri. Bruneau, reporter per importanti testate italiane e straniere, autore di campagne pubblicitarie e con all'attivo mostre personali e collettive, non è nuovo a simili "imprese". In passato aveva avvolto in un tulle rosso fiammante la Paolina Borghese in vetrina nella Galleria Borghese a Roma.
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Soprintendente, scatti Bruneau non autorizzati
Le foto scattate da Gerald Bruneau ai Bronzi di Riace, ritratti con il velo da sposa, un tanga leopardato ed un boa fucsia, non sono state autorizzate dalla Soprintendenza dei beni archeologici della Calabria da cui dipende il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria. Lo ha detto all'ANSA la soprintendente Simonetta Bonomi.
"La vicenda - ha ricostruito la Bonomi - risale ai primi dello scorso mese di febbraio, quando la Regione ha organizzato una kermesse di fotografi internazionali per promuovere i Bronzi all'estero. In quella occasione c'era tanti fotografi, tra i quali Bruneau, per realizzare un servizio per alcune testate tedesche ed inglesi. Mi mostrò la foto di Paolina Borghese avvolta in un drappo rosso e la trovai bellissima. Quindi mi propose di fare uno scatto ad una statua con alle spalle un tulle bianco.
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Avendo visto la foto di Paolina e conoscendolo come un ottimo fotografo, gli dissi di sì. Infatti mi fece vedere uno scatto con la statua A con dietro il tulle bianco ed era molto bella. Poi, a mia insaputa, ha scattato le altre immagini, che sono terribili. Quando i custodi se ne sono accorti sono intervenuti e lo hanno bloccato, ma evidentemente era già riuscito a fare alcuni scatti".
"Per me - ha aggiunto la Bonomi - era scontato che se le tenesse per sé, visto che non era state autorizzate, ma adesso vedo che sono uscite e non so come. Tra l'altro è curioso che vengano fuori proprio nei giorni in cui c'è la solita polemica sull'eventuale trasferimento dei Bronzi in altri musei. Sembra quasi una cosa orchestrata".
Soprintendente, Expo? spostarli è un rischio
"Spostare i Bronzi di Riace li espone a rischi di danneggiamenti e di perdita. E' un dato di fatto. E comunque nessuno ha fatto richiesta per averli". E' decisa la soprintendente ai beni archeologici della Calabria, Simonetta Bonomi, da cui dipende il Museo archeologico di Reggio Calabria in cui le due statue sono ospitate, nell'affrontare le polemiche su un eventuale trasferimento dei guerrieri in occasione dell'Expo. "Come soprintendenza - aggiunge parlando con l'ANSA - lo diciamo da 30 anni che c'è questo rischio, visto che ciclicamente scoppiano le solite polemiche. La prima fu addirittura nel 1982.
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Evidentemente ci si dimentica che queste statue hanno 2500 anni, 2000 dei quali trascorsi sotto l'acqua. La loro struttura è fragile anche da un punto di vista meccanico e non solo chimico-fisico. Spostarli vuol dire assumersi una grande responsabilità. A Reggio Calabria sono ospitati in una sala con un micro clima controllato per l'umidità e la temperatura, poggiati su basi antisismiche e con un filtraggio dei visitatori.
Per spostarli occorrerebbero mezzi speciali e particolari accorgimenti nelle sale in cui dovessero essere ospitati. Ed i rischi ci sarebbero lo stesso. La corrosione ciclica, conosciuta come cancro del bronzo, può essere innestata anche da un piccolo incidente climatico. Ed una volta partita, la corrosione è difficile da fermare perché all'inizio si manifesta all'interno, quindi più difficilmente individuabile".
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"E comunque - afferma la Bonomi - l'Expo non è Milano, ma un'iniziativa che punta a valorizzare l'immagine di tutta l'Italia". Simonetta Bonomi interviene anche sulla "redditività" dei bronzi. "E' inaccettabile - dice - fare un discorso economico sui Bronzi. Un museo non nasce per fare cassa, ma per fare cultura. Non è una fabbrica di bulloni. Certo, se poi gli incassi ci sono è meglio, ma un museo non nasce per quello.
Tra l'altro, i limiti di età per accedere gratis al museo non li stabiliamo noi ma sono decisi dal Ministero. E comunque a luglio è andata molto bene. Abbiamo avuto 16.640 visitatori e non c'è stata una flessione di paganti. Tanto che, al netto degli oneri di concessione, restano 42 mila euro netti, che significa 1.500 euro al giorno con punte di 2.000". Simonetta Bonomi, infine, annuncia che, "se non ci saranno intoppi, ai primi di settembre inizieranno i lavori per il completamento del Museo archeologico di Reggio, che dovrebbero concludersi in sei mesi".
2 - CHI HA PAURA DEL VELO E DEL TANGA SUI VIRILISSIMI BRONZI DI RIACE
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Guai Soncini per "la Repubblica"
Immagini terribili», è il sobrio giudizio della soprintendente, e leggendo le sue dichiarazioni si pensa che sui Bronzi di Riace sia come minimo intervenuta Lorena Bobbitt. Macché: li hanno fotografati con accessori femminili. Chissà che spavento quando in tv passa A qualcuno piace caldo, quando vede Jack Lemmon travestito da donna, povera soprintendente.
Ammettetelo: nonostante l’esagitata richiesta di Sgarbi di spostarli all’Expo, dei Bronzi di Riace a stento vi ricordavate. Succede, con le opere d’arte, specie in un paese in cui non scarseggiano. Accade di considerarle solo delle anticaglie. La cosa migliore che può succedere, in questi casi, è che un’opera nuova dia a quella vecchia una botta di vita.
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E quindi, quando il fotografo Gerald Bruneau, invitato dalla regione Calabria proprio a questo scopo («Una campagna di promozione dei Bronzi»), propone alla soprintendente Simonetta Bonomi quello che da qui in poi definiremo il trattamento-Bruneau, lei è entusiasta. Lo racconta lei stessa: «Mi mostrò una foto di Paolina Borghese con un velo, mi piacque molto». Chissà se era lo stesso velo che ha messo ai Bronzi. Oltre a un tanga. Oltre a un boa.
«A mia insaputa», dice ora Bonomi, neanche si potessero scattare di nascosto fotografie — non con un cellulare ma con un lavoro preparatorio quanto a luci e costumi — a statue nella sala custodita di un museo. Neanche farlo di soppiatto fosse facile come regalare un attico con vista sul Colosseo (forse il gesto artistico finale è mettere un tanga al Colosseo, e alzare il livello d’inaudita gravità). A sostegno della propria versione, Bonomi racconta che i custodi hanno cercato di fermare Bruneau. Chissà se nel momento del tanga o in quello del boa. Chissà cos’è stato a far scattare nei custodi il sospetto che, ehi, va bene tutto, ma questi sono due maschi.
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Perché insomma, è noiosissimo farne sempre una questione di generi sessuali, però perché la Paolina sì e i Bronzi no? Non sarà mica lesa virilità molto prima che lesa opera artistica?
Il dubbio viene perché non ci vuole uno storico dell’arte per sapere che l’alterazione dell’opera d’arte esistente che la renda un’opera d’arte nuova non è esattamente una trovata rivoluzionaria d’un fotografo teppista nel 2014. Dai baffi fatti da Duchamp alla Gioconda al Pont Neuf o a Porta Pinciana imballati da Christo e Jeanne-Claude: gli esempi sono parecchi e non esattamente di nicchia. Non ci vuole uno storico dell’arte, per capire l’intenzione del gesto, ma forse neanche una soprintendente ai beni artistici: basta qualcuno che alle scuole medie non fosse sempre in bagno nelle ore di storia dell’arte.
Certo, però, nessuna di queste opere includeva una svirilizzazione. Un accessorio effeminato su un soggetto d’opera maschio. Un costume da donna addosso a un uomo, come fossimo in un volgare e superficiale film di Billy Wilder invece che in un contesto serio e rispettabile e davvero artistico. E non dimentichiamo che le foto potrebbero vederle i bambini: poi chi glielo spiega, un uomo col boa?
Se avesse davvero fatto irruzione Lorena Bobbit, la donna che nel ‘93 diventò famosa per aver evirato il marito nel sonno, e avesse privato i Bronzi dei loro attributi, la sovrintendente non avrebbe potuto reagire peggio. Ieri però, ripresasi dall’inaudita gravità, esortava a non farne una tragedia: «È solo cattivo gusto ». Bronzi vestiti da donne. È questo che succede, a spostare il confine della tolleranza. Finché era un gesto artistico, tipo mettere le feci in scatola, se ne capiva l’intenzione. Ma così è troppo. Un tanga su delle chiappe maschili. Dove andremo a finire.
gerald bruneau alla mostra su paolina in vetrina