ABBIAMO UNA BANCA (BIS) - AL POTERE TORNA IL PD? E MPS VOLA IN BORSA: IERI HA INCASSATO UN +13% ALLA NOTIZIA DELL'INCARICO A CONTE. LONTANI I TEMPI IN CUI GRILLO ANDAVA A SIENA PER ACCUSARE I DEM DI AVER DISTRUTTO LA BANCA PIÙ ANTICA D'ITALIA. ORA SONO AL GOVERNO INSIEME, CON PADOAN DEPUTATO ELETTO A SIENA, E GLI AZIONISTI SCOMMETTONO SULLA PROTEZIONE DEL MINISTERO DEL TESORO, CHE HA GIÀ VERSATO QUALCHE MILIARDO PER SALVARE L'ISTITUTO

Marcello Zacché per ''il Giornale''

GRILLO ALL ASSEMBLEA DI MONTEPASCHI

 

Giornata di euforia in Borsa. Ma c' è un titolo che, da solo, dice tutto: le azioni del Monte dei Paschi di Siena hanno chiuso la seduta in rialzo del 13,5%, record assoluto tra le banche del listino milanese.

 

Mps dice tutto perché è un titolo che è anche un marchio, un simbolo finanziario, considerato, a torto o a ragione, di colore rosso vivo. La banca rossa. La finanza rossa. Come rosso era il vecchio Pci che tramite gli enti locali toscani e senesi ha controllato il Monte per un quarto di secolo. Prima Pci, poi Pds, fino al Pd. E ieri, che dopo essere stato per un annetto e mezzo all' opposizione, il Pd è tornato al governo, ancorché in pectore, gli investitori non ci hanno pensato un minuto a comprare a mani basse le azioni di Siena. Dimostrando che il mercato fa calcoli anche molto semplici quando serve, tipo 2+2: torna il Pd? Allora compriamo Mps che non sbagliamo. E poco importa se oggi non è più la banca del Pd. Questo il mercato lo sa bene.

 

Tuttavia oggi il Monte è un istituto controllato dallo Stato, in attesa di trovare un partner con cui accasarsi. Ma se al governo torna il Pd, partito che ha orchestrato, quando c' erano Renzi e Gentiloni con Padoan, il salvataggio della banca senese, rispetto ai giallo-verdi questa è una garanzia che il futuro del Monte sarà accompagnato nell' interesse del mercato. E con la benedizione di Ue e Bce, che questo governo nascituro stanno mostrando di gradire fin da subito.

padoan castelli

 

Ed è per questi stessi ultimi motivi che i Btp e la Borsa non si fermano più: ieri lo spread ha chiuso a 168 contro i 200 di lunedì scorso e la Borsa ha guadagnato quasi il 2%; mentre nelle aste dei Btp di ieri il decennale è sceso sotto l' 1% di rendimento per la prima volta dal 2016. In pratica il mercato riconosce all' esecutivo nascente quell' allineamento europeo che fino a luglio, con al governo la Lega di Salvini e dei suoi antieuro come Bagnai e Borghi, non esisteva.

 

La minaccia di un' Italia finanziariamente e monetariamente sovranista si allontana. E allora il Btp, che rende ancora più di tanti altri titoli sovrani in Europa e in tutto l' Occidente, diventa appetibile per tutti gli investitori di lungo periodo. Che più lo comprano, più spingono i suoi rendimenti verso e anche sotto lo zero.

 

piercarlo padoan

Peccato che qui finiscano le buone notizie. Perché a fronte di un ritrovato clima di fiducia sui mercati internazionali (fondamentale per un paese indebitato come l' Italia) l' economia, quella vera, conferma stagnazione e difficoltà. Secondo i dati Istat, a giugno il fatturato è diminuito in termini congiunturali dello 0,5%, mentre nel secondo trimestre l' indice complessivo è diminuito dello 0,1%. Anche gli ordinativi sono in calo congiunturale sia sul mese (-0,9%) sia nel complesso del secondo trimestre (-0,4%). Per il Centro Studi Confindustria è la conferma di una produzione ferma (in quasi tutti i principali settori, a cominciare dall' auto).

 

 «L' economia italiana - dicono al Centro Studi guidato da Andrea Montanino - si è indebolita nel secondo trimestre dopo un temporaneo recupero a inizio anno e non mostra segnali di inversione di tendenza». Soffre in particolare la nostra manifattura, storico punto di forza nazionale. E quel che preoccupa, secondo gli industriali è «la fiducia di imprese e famiglie» che «in agosto è nuovamente diminuita».

MPS

Una tendenza che dura da mesi e che certifica il fallimento dell' esecutivo giallo verde, impotente di fronte alle dinamiche internazionali. Che quello giallo-rosso sappia fare meglio è poi tutta un' altra storia. Di cui al momento non c' è alcuna evidenza.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…