GIGANTI BUONI UN PAR DI PALLE - AMAZON COME GOOGLE E FACEBOOK FINISCE SOTTO INCHIESTA DELL'ANTITRUST AMERICANO. SI INDAGA PER ABUSO DI POSIZIONE DOMINANTE A DANNO DI VENDITORI E CONSUMATORI - IN FRANCIA GOOGLE SGANCIA QUASI UN MILIARDO DI EURO PER CHIUDERE IL CONTENZIOSO CON IL FISCO. 500 MILIONI SONO SOLO DI SANZIONE

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AMAZON COME FACEBOOK E GOOGLE NEL MIRINO DELL'ANTITRUST

 (ANSA) - Dopo Google e Facebook anche Amazon finisce nel mirino delle autorita' Antitrust statunitensi, che vogliono una volta per tutte appurare se il colosso del commercio online fondato da Jeff Bezos violi o meno le norme della libera concorrenza a discapito delle piattaforme rivali come eBay o Walmart. Un team di investigatori della Federal Trade Commission (Ftc) composto da legali, esperti ed almeno un economista - riporta l'agenzia Bloomberg - ha iniziato a intervistare una serie di piccole imprese che vendono prodotti su Amazon.com.

jeff bezos jeff bezos

 

L'obiettivo e' quello di stabilire l'esistenza o meno di un abuso di posizione dominante attraverso l'uso di pratiche che potrebbero finire per danneggiare anche venditori e consumatori. L'indagine e' ancora in uno stadio iniziale, ma dalla durata (almeno 90 minuti) e dai quesiti delle interviste si evince come stavolta le autorita' federali Usa facciano sul serio: un'offensiva senza precedenti per capire come Amazon funzioni davvero e analizzando la situazione mercato per mercato, dalla vendita dei libri a tutto il resto dei prodotti e servizi disponibili sulla piattaforma. In particolare - riporta sempre Bloomberg - agli imprenditori viene chiesto quale percentuale dei loro ricavi derivi da Amazon rispetto ad altri siti come Walmart ed eBay, a dimostrazione dello scetticismo dell'authority sull'esistenza di reali alternative al gigante fondato e guidato da Bezos.

 

Dal quartier generale del gruppo a Seattle al momento non arriva alcun commento. L'avvio di una indagine federale, tra l'altro, nel caso di Amazon e' una questione resa ancor piu' delicata dai rapporti notoriamente tesi tra il presidente americano Donald Trump e Jeff Bezos, con quest'ultimo che e' anche il proprietario del Washington Post, in cima alla lista dei media giudicati dal tycoon "nemici del popolo". Piu' volte Trump ha attaccato Amazon, spesso su Twitter, minacciando di far pagare piu' tasse al colosso dell'e-commerce. Ma e' anche vero che si e' oramai aperta una nuova fase negli Usa in cui i big del web sono sempre piu' sotto esame col sospetto, ognuno nel suo campo, di abuso di posizione dominante.

jeff bezos pagamenti mano jeff bezos pagamenti mano

 

La Ftc sta gia' indagando su Facebook che e' finita anche nel mirino otto stati guidati da New York. Mentre il Dipartimento di giustizia ha aperto un'inchiesta antitrust su Google. E sul gigante di Mountain View indagano parallelamente anche i procuratori generali di 48 stati Usa, quello del District of Columbia e quello del territorio di Porto Rico, un;azione il cui capofila e' lo stato del Texas.

 

 

GOOGLE: PAGA 965 MLN PER FARE PACE CON FISCO FRANCESE

 (ANSA) - Google si è accordata per pagare 965 milioni di euro alla Francia e chiudere così due contenziosi che lo contrapponevano al fisco di Parigi. Lo riporta Bloomberg, spiegando che il colosso di Mountain View, sotto tiro in Europa per le sue politiche fiscali, ha raggiunto un accordo da 500 milioni per chiudere un'inchiesta penale su una presunta frode fiscale e firmato un secondo accordo per pagare altri 465 milioni in tasse arretrate.

 

larry page e sergey brin larry page e sergey brin

L'accordo, che chiude un'inchiesta durata quattro anni, è stato annunciato dal pubblico ministero Pierre-Olivier Amadee-Manesme nel corso di un'udienza presso il Parquet national financier, il Tribunale creato nel 2013 dalla Francia per perseguire i grandi reati economici e finanziari. Secondo l'accusa la controllata irlandese di Google non aveva remunerato adeguatamente la sua consociata in Francia, riducendo l'imponibile fiscale a Parigi tra il 2011 e il 2016.

 

L'accordo con Google, che riconosce i fatti sottostanti all'inchiesta ma non contiene un'ammissione di colpevolezza, è stato approvato dal giudice Jean-Michel Hayat e diventerà definitivo se entro dieci giorni Google non farà marcia indietro. Si tratta di un successo per la Francia, che ha dichiarato guerra ai giganti del web introducendo dall'1 gennaio di quest'anno una web tax nazionale che impone un'aliquota del 3% ai giganti tecnologici con un fatturato globale superiore ai 750 milioni di euro.

 

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