xi jinping covid pil

INVOLTINO AVVELENATO PER XI JINPING – IL PRESIDENTE CINESE HA UN GROSSO GUAIO: L’ECONOMIA RALLENTA IN TUTTI I SETTORI E LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE HA RAGGIUNTO UN MASSIMO DEL 20%. LA BANCA CENTRALE STA TAGLIANDO I TASSI, MA L’INTERVENTO RISCHIA DI ESSERE TARDIVO E INSUFFICIENTE – SECONDO GLI ANALISTI È TUTTA COLPA DELLA STRATEGIA ZERO COVID E DEL RITORNO DEL “SOCIALISMO” E DELLA MANO PUBBLICA NELLE POLITICHE INDUSTRIALI. E IN AMERICA SI CHIEDONO SE LA STRATEGIA DI BIDEN, CHE STA “COPIANDO” PECHINO, SIA QUELLA GIUSTA…

Federico Rampini per www.corriere.it

 

xi jinping a hong kong

L’economia cinese è in difficoltà, proprio quando Joe Biden ne «copia» la ricetta imitando le politiche industriali di Xi Jinping.

 

I dati di oggi rivelano un netto rallentamento della crescita cinese in tutti i settori: consumi, investimenti, produzione industriale, mercato immobiliare. La disoccupazione giovanile ha raggiunto un massimo del 20%.

 

La frenata ha spinto la banca centrale di Pechino a tagliare i tassi d’interesse, in controtendenza con quel che accade in Occidente dove le autorità monetarie rincarano il costo del denaro per combattere l’inflazione.

xi jinping joe biden

 

Ma questi tagli dei tassi cinesi – e la creazione di nuova liquidità monetaria per 60 miliardi di dollari – rischiano di essere insufficienti per curare l’incertezza che deprime la seconda economia mondiale. La prima causa è il prolungamento delle restrizioni legate alla politica sanitaria «zero covid», da cui Xi Jinping non ha voluto discostarsi finora.

 

Il rallentamento della crescita cinese ha un impatto immediato sui mercati delle materie prime: il petrolio è sceso del 5% tornando ai livelli di metà febbraio, cioè prima dell’invasione russa in Ucraina.

 

Covid Shanghai 2

La Cina è la più grande consumatrice e importatrice mondiale di energie fossili e di quasi tutte le altre materie prime. Alla luce degli ultimi dati molti analisti rivedono al ribasso le previsioni di crescita del Pil a fine anno, ridimensionandole attorno al 3%. L’obiettivo ufficiale del governo di Pechino rimane il 5,5% e Xi Jinping per motivi di prestigio vuole che l’andamento del Pil cinese sorpassi quello americano, almeno in termini percentuali (il sorpasso in grandezza assoluta continua ad essere rinviato).

xi jinping

 

Ma Xi non sembra disposto a varare manovre di spesa pubblica comparabili a quelle che Pechino usò per sottrarsi alla grande crisi del 2008. Pesano le tante bolle speculative accumulate da allora nel sistema finanziario e nel mercato immobiliare cinese; e anche la paura di risvegliare l’inflazione che a sua volta potrebbe scatenare tensioni sociali.

 

Un profondo conoscitore della realtà cinese, l’ex premier australiano Kevin Rudd che oggi dirige il think tank newyorchese Asia Society, sostiene che alla radice del rallentamento cinese c’è il ritorno di socialismo.

 

xi jinping vertice brics

In particolare a partire dal 2017, Xi ha imposto una sterzata a sinistra della sua politica economica: le sezioni del partito comunista hanno riconquistato un ruolo nel management di molte imprese, e diversi gruppi privati sono stati costretti ad accogliere aziende di Stato nel proprio azionariato. Questo ritorno al primato del partito comunista e dello Stato è una retromarcia rispetto all’epoca «neoliberista» di Deng Xiaoping.

 

videoconferenza joe biden xi jinping

Le difficoltà della crescita cinese sono destinate ad alimentare polemiche sulla politica economica di Biden negli Stati Uniti. In effetti le ultime manovre legislative varate dal Congresso di Washington su impulso della Casa Bianca, rientrano nella tendenza a «copiare la Cina per batterla sul suo terreno» – che avevo analizzato un anno fa nel mio saggio «Fermare Pechino».

 

Con questa Amministrazione democratica c’è anche negli Stati Uniti un ritorno della mano pubblica nell’economia, sia pure in un contesto ben diverso da quello cinese. La manovra di sussidi e aiuti per i semiconduttori, così come il Green Deal che erogherà finanziamenti e agevolazioni alle energie rinnovabili, sono parte di una reazione contro la perdita di primato tecnologico americano in alcuni settori strategici.

Covid Shanghai

 

Biden, sorretto da una robusta corrente di pensiero all’interno del suo partito, è convinto che per contrastare l’avanzata della Cina bisogna in parte usare i suoi stessi metodi, cioè fare una politica industriale che favorisca i campioni nazionali con il sostegno dello Stato. Già l’anno scorso l’insieme delle «spese fiscali» a favore dell’industria privata negli Stati Uniti ha raggiunto 1.400 miliardi, e le ultime manovre di Biden vi aggiungeranno 350 miliardi.

 

Dall’ala liberista del partito repubblicano si comincia a sentire una critica: se il dirigismo di Xi ha fallito in Cina, perché copiarlo? Gli avversari della politica industriale sostengono che l’America fu vittima di un abbaglio simile negli anni Ottanta, quando il «pericolo giallo» era il Giappone, e una parte dell’élite politica americana credette che la competitività delle multinazionali nipponiche fosse un risultato della pianificazione governativa di Tokyo. Nel 1989 il Sol Levante entrò in una lunga crisi e il modello nipponico passò di moda.

xi jinping 4 joe biden anziano positivo al covid scambiato per morto a shanghai 9xi jinping lavoratori cina

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)