QUAL È L'UNICO SETTORE NEL MONDO DEL CINEMA CHE HA FATTO AFFARI D'ORO CON LA PANDEMIA? IL PORNO! AXEL BRAUN, REGISTA ITALIANO VENERATO A LOS ANGELES PER LE PARODIE HARD DEI BLOCKBUSTER: "FACCIO ACCOPPIARE I SUPEREROI MARVEL, I PERSONAGGI DI HAPPY DAYS, QUELLI DI STAR WARS E I PUFFI. DURANTE IL LOCKDOWN IL MIO SITO È CRESCIUTO DEL 600%" - "PAPÀ PORTÒ LE PRIME RIVISTE SCONCE DAL BELGIO SULL'AUTO CONSOLARE DI SUO PADRE" - "NON C'È MAI STATO E NON CI SARÀ PIÙ UN FENOMENO COME ROCCO SIFFREDI, VORREI DIRIGERLO IN UN FILM CHE..."

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Marco Consoli per "il Venerdì – la Repubblica"

 

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Se con le sale chiuse in tutto il mondo il cinema è in forte crisi, c'è un settore dell'audiovisivo che con la pandemia ha fatto affari d'oro: il porno. «Durante il lockdown la gente è stata costretta a stare a casa e il mio sito da marzo ha registrato una crescita del 600 per cento» ci racconta al telefono da Los Angeles Axel Braun, ovvero Alessandro Ferro, 54 anni, il regista più celebre e più premiato della Hollywood a luci rosse.

 

Figlio d'hard, com'è stato definito, Axel nel '90 ha seguito in America il padre Alberto, il mitico Lasse Braun, pioniere della pornografia europea e italiana negli anni Sessanta, e ora, a dare un seguito alla stirpe, c'è già suo figlio Rikki Braun. «Mi ha reso orgoglioso quando ha avuto la prima candidatura per gli Oscar del porno due anni fa: aveva 24 anni, quanti ne avevo io quando nel 1990 ho iniziato la mia carriera. Insieme a lui ho scritto The Possession of Mrs. Hyde, che avevo iniziato a sceneggiare con mio padre. Quello è il film di cui vado più fiero».

 

lasse braun lasse braun

Come è iniziata questa storia d'amore per il cinema porno?

«Mio padre era figlio di un console, aveva autista e servitù ma, siccome mio nonno era all'antica, papà sviluppò un forte senso di rifiuto per l'autorità. Quando a Giurisprudenza gli contestarono la tesi sulla censura, se ne andò in Belgio da una ragazza conosciuta a Montecarlo. Lì frequentò degli amici che stampavano e distribuivano riviste porno illegali, usando le foto di uno svedese chiamato Lars. Così ebbe l'idea di portarle clandestinamente in Italia, nell'auto consolare che non poteva essere perquisita».

 

L'Italia apprezzò?

«Il successo fu tale che papà chiese a Lars di girargli dei Super 8. Poi pubblicò un annuncio sul Corriere della Sera in cui invitava a inviare tremila lire a una casella postale per comprare film svedesi per adulti. Nel settembre del 1961 ritirò tre carrelli con quasi seimila buste: erano circa 150 mila euro di oggi. Peccato che non avesse ancora i film».

 

Sollecitò il suo amico Lars?

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«Lars nel frattempo era morto in un incidente. Era difficile convincere delle coppiette a farsi filmare mentre facevano sesso e, vista la delicatezza e l'illegalità della situazione, fece tutto da solo: nel suo primo corto Golden Butterfly era produttore, regista, cameraman, e protagonista, insieme a Pauline, un'amica molto disinibita. Pochi giorni dopo lei gli presentò una coppia di amici interessati a recitare e il circolo si ampliò. Il suo pseudonimo, Lasse Braun, era un omaggio a Lars e alla marca della cinepresa che aveva usato. Undici mesi dopo comprò in contanti una fabbrica abbandonata a Copenaghen, per trasformarla nella Lasse Braun Productions».

 

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E lei invece come ha iniziato?

«Ho fatto il liceo classico e mi sono laureato in Psicologia a Milano, ma sognavo il cinema, e mio padre nell'88 mi chiese di collaborare alle sue sceneggiature. Mi trasferii in America, per studiare film al Columbia College. Ero appena arrivato quando mi chiese se volevo andare sul set di Fantasy Nights, che avevo scritto per lui. Ci andai anche per girare i video dei dietro le quinte sugli attori, ma durante le riprese vidi che nessun cameraman li inquadrava come avevo immaginato. Così girai delle inquadrature: mio padre al montaggio le scelse senza sapere che erano mie. Quando lo scoprì diventai il suo direttore della fotografia».

 

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Lei in pochi anni è diventato un riferimento per l'industria mondiale del porno. Come ci è riuscito?

«La mia specialità è girare film che in qualche modo trascendono il genere. La mia audience non è composta dai consumatori abituali di pornografia. Il porno vende il sogno di possedere donne bellissime pronte a soddisfare a comando tutti i nostri desideri erotici. E qual è il sogno più grande se non vedere personaggi che già conosciamo in situazioni sessuali?».

 

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È così che è diventato il re delle parodie hard? Lei ha fatto accoppiare i supereroi Marvel, i personaggi di Happy Days, quelli di Star Wars e addirittura i Puffi

«Giro solo parodie di soggetti di cui sono appassionato, e le giro per me stesso. Sono attentissimo ai dettagli, cosa che i nerd come me apprezzano. Quando ho girato Batman XXX chiesi al mio attore di farsi crescere i baffi per interpretare Joker, perché Cesar Romero, che lo interpretava nel telefilm degli anni Sessanta, si era rifiutato di tagliarli e li aveva fatti coprire col make-up. Sono questi dettagli, o i costumi e le acconciature curati alla perfezione, a suggerire ai fan che non sono un bieco pornografo pronto a sfruttare i loro personaggi preferiti per il proprio tornaconto».

 

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C'è un segreto per girare una scena di sesso in modo sensuale? E, soprattutto, al pubblico della pornografia interessa?

«Mio padre è sempre stato interessato alla psicologia dell'amplesso, alle regole dell'attrazione. L'idea è di creare e mostrare la tensione sessuale e sfruttarla come parte integrante della pornografia. Non so se me l'abbia insegnato, ma è lo stesso approccio che uso io».

 

Quali sono i generi che non tramontano mai?

«Sempre gli stessi: quello con le donne mature, le cosiddette Milf, e con le ragazze giovani. È facilissimo trovare diciottenni che, finito il liceo, si buttano nel porno per divertimento e soldi facili, anche perché gli interpreti di un certo calibro guadagnano anche 50 mila dollari al mese. Però non pensano che le conseguenze di quella scelta se le porteranno dietro per tutta la vita. Per questo ingaggio attrici di almeno 21 anni: quei tre anni danno la possibilità di capire se si vuole andare all'università o lavorare. Oltretutto, questa carriera può rovinare la tua vita sentimentale».

 

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E lei come si è salvato?

«Sono stato fortunato: ho una moglie meravigliosa. Ma è stata dura convincere i suoi che il principe azzurro era un regista porno. Ho anche quattro figli e tre sono femmine ancora piccoline. Non sarà facile raccontare loro che lavoro fa papà».

 

Di recente ha annunciato che girerà un film in cui gli attori non indosseranno il preservativo. Non è da irresponsabili?

«Guardi, in realtà non lo usa già quasi nessuno. Ma Wicked, la casa di produzione per cui lavoro in esclusiva da sette anni, lo ha sempre imposto agli attori. Quando mi hanno nominato amministratore delegato, ho deciso di abolire la regola, per allinearci alla concorrenza. Possiamo farlo perché i controlli sono scrupolosi: tutti gli attori si sottopongono settimanalmente ai test per l'Hiv e le malattie a trasmissione sessuale. E ora, insieme alla troupe, fanno anche un tampone per il Covid 24 ore prima di girare. E adesso sui set c'è anche un addetto che disinfetta ogni superficie».

 

rocco siffredi rocco siffredi

Rocco Siffredi ha vinto quest'anno l'ennesimo Oscar come migliore attore straniero. A 57 anni è ancora lui la star incontrastata del porno?

«Non c'è mai stato né ci sarà più un fenomeno come Rocco. È il più grande in assoluto, e non solo per la tecnica: ha un carisma incredibile e una passione che trasmette alle sue partner e allo spettatore. E poi ha una grande sensibilità artistica e uno spessore emozionale mai sfruttati appieno. Uno dei miei sogni è dirigerlo in un film drammatico, con cui possa vincere l'Oscar del porno come migliore attore in assoluto. Ne parlavamo un anno fa, ma poi è arrivata la pandemia e si è bloccato tutto. Però sono sicuro che prima o poi ce la faremo: speriamo solo che col passare del tempo il titolo non diventi Siffredi & Braun: Sesso all'ospizio!».

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