TED: LA CHIACCHIERA FATTA BUSINESS - 10MILA EURO PER STARE TRA GURU E PRESUNTI TALI A DIRSI “QUANTO SIAMO CREATIVI”

1. VIDEO - IL NORDCOREANO CHE FA L'APPELLO PER RITROVARE LA SORELLA

http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=nLeeTVmVrtA#t=644s


2. TED, LA DAVOS DEGLI SCIENZIATI CREATIVI CHE SCIVOLA IN UN PLOT ALLA MARIA DE FILIPPI
Riccardo Staglianò per "Venerdì - la Repubblica"

I neuroni si possono aggiustare. Le crisi finanziarie prevedere. Il settore pubblico può rivelarsi più innovativo del privato. E anche lo stress, se saputo portare, è il sale che insaporisce la vita e non il veleno che l'intossica. Sul cancello che conduce al Ted, a metà strada tra il World Economic Forum e il Club Med della nuova classe dirigente mondiale, dovrebbero scolpire una parafrasi proustiana: lasciate i problemi facili agli uomini senza immaginazione. Tutti dicono che è impossibile? Pensate ancora, pensate meglio. Think again è il titolo dell'edizione di quest'anno e il sottotesto di tutte le altre. Nihil difficile volenti. Qui Prometeo sarebbe considerato un dilettante.

Tra gli organizzatori gira una battuta su certe gesta leggendarie raccontate dai conferenzieri: «Ok, e così hai perso una gamba scalando l'Everest? È capitato a tutti». Li guardo, li ascolto, ammiro le loro presentazioni pirotecniche. Pare che a quelli seduti intorno a me la sospensione dell'incredulità riesca meglio. «Amazing! », meraviglioso, è il commento più frequente.

Dicono che nell'edizione americana oltre metà delle lezioni finisca con un'ovazione in piedi. Qui solo un po' meno. «Idee che vale la pena condividere», recita lo slogan dell'evento. Storie esemplari. Biografie che ispirano. E se fa difetto la sostanza si rimedia con la forma. Perché tutto si può dire meno che chi sale sul palco non sappia spiegare benissimo. Che siano intuizioni geniali o buonsenso tirato a lucido, discorsi che cambiano il mondo o più semplicemente la carriera del relatore, l'esecuzione è impeccabile. Cristallina. Emozionante.

Al limite fin troppo perfetta per il bene stesso dello show. Breve riassunto a uso dei distratti. Ted sta per Technology Entertainment Design. Erano le materie originarie di queste quattro giornate di mini conferenze da massimo 18 minuti l'una. L'idea nasce in California nell'84 dall'impresario Richard Saul Wurman. Allora il biglietto costava 475 dollari e potevi ascoltare dal cyberguru Nicholas Negroponte al padre dei frattali Benoit Mandelbrot.

Nel 2000 rileva tutto l'editore inglese Chris Anderson. Che gli imprime un abbrivio più globale. La svolta arriva nel 2006 quando decidono di mettere online l'archivio delle conferenze. Un miliardo e mezzo di visualizzazioni dopo, ovvero 15 anni di biglietti del cinema venduti in Italia, al Ted californiano se n'è aggiunto uno Global (quest'anno a Edimburgo), rispettivamente con un biglietto da 7.500 e 6.000 dollari. Nel 2009 il marchio germina un franchising planetario di eventi organizzati indipendenti (conflitto di interessi: chi scrive ne ha curato due edizioni), quei TedX che passano da 300 a 6.000 in quattro anni.

E arriviamo all'interrogativo di oggi: cosa spinge persone piuttosto sveglie a spendere una decina di migliaia di dollari, considerato viaggio e albergo, per assistere a discorsi che potrebbero guardarsi comodamente e gratis da casa propria solo pochi mesi dopo? È il mistero che ci ha portati qui. E non è stato facile. Se sei giornalista, i posti sono limitatissimi.

E anche il pubblico pagante sarebbe assai più numeroso dei mille ammessi, dopo aver riempito un impegnativo formulario con curriculum e motivazioni. In questa spietata selezione c'è già un indizio. Se club dev'essere, quelli sopra e sotto il palco devono assomigliarsi il più possibile. Perché a pranzo e cena si sta insieme, si parla, si scambiano opinioni e biglietti da visita.

Cummenda no, startupper sì. Ma anche l'ex premier greco George Papandreou che vorrebbe l'elezione diretta del presidente europeo. O un pezzo grosso del Dipartimento di stato passato che vuole aggiornare la definizione di femminismo. Un mix sapiente di informalità e istituzioni opera dello svizzero Bruno Giussani, ex giornalista molto cosmopolita.

Chiedo a lui qual è il segreto: «Oltre ai talk, probabilmente la ragione principale per partecipare a Ted o Ted Global è legata all'esperienza, alla comunità, alla conversazione che si sviluppa fra partecipanti e conferenzieri». Un sondaggio informale tra il pubblico restituisce alcune spiegazioni: «Una droga che espande la mente» (pediatra); «Una bella vacanza per il cervello anziché per il corpo» (broker d'investimenti); «Dedico un decimo dei miei soldi alla formazione. E quest'anno ho già fatto un seminario ad Harvard» (banchiere); «In passato qui ho chiacchierato con Jeff Bezos di Amazon e Cameron Diaz» (imprenditore informatico).

È, recuperando un vecchio spot, un posto che piace alla gente che piace. Osserva una giovane prof. italiana che insegna a Londra: «Se non sbaglio l'abbonamento al circolo Aniene costa 20mila euro all'anno, e qui si mangia anche meglio». Per non dire che invece del generone che si lamenta del traffico verso il mare di Sabaudia puoi incontrare Andreas Raptopoulos che ha inventato droni low cost per trasportare medicinali salvavita in tutta l'Africa. Alla fine, come mi spiega bene un manager, è un po' come la palestra, «gli esercizi puoi farli anche da solo a casa, ma serve troppa disciplina. Se sai di aver pagato ti impegni».

La pattuglia dei transfughi da Davos si fa più nutrita di anno in anno. In confronto al ritrovo alpino questa costa come una vacanza in tenda. «Ormai è più influente» giura il dirigente svizzero di un mastodontico gruppo finanziario, che in qualità di donatore paga biglietto doppio, «ti ispira di più intellettualmente». Pensate a un Gerovital cerebrale, a una scarica lunga 96 ore di dopamina che attiva il circuito della nostalgia, riconnettendo il sé attuale (ricco, risolto, a volte annoiato) con il sé di una volta (sconosciuto, felice e affamatissimo d'ogni novità).

Ce n'è di che pagare, «e alla fine è come se mi costasse 2.500 dollari, il resto lo detraggo dalle tasse» confessa un'architetta svedese che vive in California. Giussani, il curatore europeo, rimarca la distanza: «Davos si occupa di potere, noi di creatività e innovazione. Loro sono prescrittivi, hanno una visione del futuro e ti dicono come arrivarci. Noi collaborativi, e il futuro è l'oggetto di un brainstorming aperto, collettivo e continuo».

Che interpella tanto gli ospiti sulla scena quanto quelli che con loro interloquiscono tra un salmone affumicato e un couscous. Il catalogo dei parlanti 2013 è ricchissimo. La saudita che ha sfidato l'Arabia sul divieto di guidare l'auto. La psicologa che insegna a diffidare dei falsi ricordi. La tedesca che vuole riformare le agenzie di rating. L'indiana che alla malaria oppone una rivoluzione culturale. Lo svizzero che fa camminare i topi con la colonna spinale rotta. Tutti prossimamente su ted.com.

Da cronista è quasi più interessante raccontare la platea. Che scatta in piedi acclamante quando un venture capitalist di Shanghai le dà del pirla, argomentando acrobaticamente sulla manifesta superiorità del capitalismo cinese. O quando l'autrice di un libro che denuncia la diseguaglianza economica davanti a un pubblico non esattamente indigente, avverte che la tecnologia, santa patrona dell'evento, distruggerà tanti posti di lavoro.

O ancora se lo scrittore Pico Iyer implora i presenti - in tweet perenne dagli smartphone - di disconnettersi per la loro salute mentale. La comunità del Ted, stomaco di struzzo, digerisce ogni contraddizione. Basta cucinarle seguendo la ricetta appropriata. Quella che il mensile Wired ha di recente quantificato in 1 per cento di grafica suggestiva, 5 di barzelletta iniziale, 23 di fallimento personale, 49 di tesi controintuitiva e via elencando. Un'omologazione che alla fine si avverte.

Alle prove generali Anderson e Giussani consigliano modifiche sui punti che funzionano meno. Una cura parossistica che fornisce un prodotto industrialmente alto e uniforme. Forse troppo. Con professori che assomigliano a consumati cabarettisti. Sin quando, inevitabilmente, la realtà irrompe e manda tutto all'aria.

Come succede alla psicologa americana nemica delle diete che a un certo punto va in tilt e non si ricorda più niente. Una cattedratica navigata affondata dall'ansia da prestazione. Come, il giorno dopo, succede a un'esperta giornalista («l'incubo di ogni speaker», ha mugugnato). Comprensibile.

Perché se lo speech va davvero bene può farti entrare nella classifica delle superstar più cliccate del Ted. Errori umani però apprezzabili come ventate d'aria fresca. Soprattutto in confronto a testimonianze come quella del ragazzo nordcoreano che, dopo la morte per denutrizione del padre, la scomparsa della madre e la fuga della sorella, ripercorre com'è riuscito rocambolescamente ad arrivare negli Stati uniti, essere adottato da una famiglia amorevole e a diventare il primo della classe. Tutti sull'attenti, cronista compreso. Trionfo.

Non pago, in una metamorfosi stile Maria De Filippi, il presentatore lo invita a rivolgere un appello ai familiari scomparsi. Rotto dall'emozione e per di più in inglese, lingua per loro incomprensibile. Ecco, in quel momento lì, molti potenziali amazing sono stati abortiti. È come se la tela si fosse squarciata e si vedesse la brutta impalcatura del castello dello spettacolo.

Come se, d'improvviso, della trinità eponima la E di entertainment fosse cresciuta in maniera abnorme. È una lettura di certo minoritaria, che il pubblico fieramente entusiasta non condividerà. Eppure ho preso appunti quando il relatore ambientalista scandiva: «Un'oncia di speranza fa più di tonnellate di disperazione ». Devo tornarci per metabolizzare questa lezione. Oppure guardarmi tante repliche online, fino a quando lo spirito del Ted, se non salvifico senz'altro energizzante, non si impadronirà totalmente di me.

 

TEDX TEDTALK eyebeam tedtalk Maz Jobrani at TedTALK Global TEDTALK Bill Gates peter molyneux tedtalk TEDTALK TEDx Global Radical Openness

Ultimi Dagoreport

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - IL CLAMOROSO VIDEO MAGA, CHE DONALD TRUMP HA “CONSACRATO” RILANCIANDOLO SU TRUTH, IN CUI SI AFFERMA CHE L'ITALIA SI ACCINGEREBBE A ROMPERE CON L’UNIONE EUROPEA SUI DAZI PER NEGOZIARE DIRETTAMENTE CON GLI STATI UNITI E CHE IL NOSTRO PAESE SAREBBE INTERESSATO A TAGLIARE IL SUO SOSTEGNO ALL'UCRAINA, È UN FATTO GRAVISSIMO, BENCHE IGNORATO DAL "CORRIERE", PERCHÉ È ESATTAMENTE L'OPPOSTO DELLA LINEA PORTATA AVANTI UFFICIALMENTE DALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA IN QUESTI ANNI - UNA TALE MAGA-SCONCEZZA AVREBBE DOVUTO SPINGERE LA DUCETTA A UN SEMPLICE COMMENTO: TRATTASI DI FAKE-NEWS. INVECE, LA TRUMPETTA DI PALAZZO CHIGI, CHE FA? ZITTA! - PARLANO INVECE TAJANI E LOLLOBRIGIDA CHE GARANTISCONO: “ABBIAMO SEMPRE LAVORATO CON L'UNIONE EUROPEA, MA CHIARAMENTE PARLIAMO ANCHE CON GLI AMERICANI…” - VIDEO

stefano de martino caroline tronelli roberto vaccarella michelle hunziker nino tronchetti provera

DAGOREPORT - L’ESTATE FA SBOCCIARE GLI AMORI, L’AUTUNNO LI APPASSISCE – LA STORIA TRA BOSCHI E GIULIO BERRUTI È FINITA IN...VACCARELLA! L'EX MINISTRA RENZIANA DA TRE SETTIMANE SI È AVVICINATA ALL’AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, “COGNATO” DI GIOVANNINO MALAGÒ – NONOSTANTE IL RESTAURO DEL VILLONE DA 700MQ A MILANO, E L'INTERVISTA RASSICURANTE A "VERISSIMO" (“HO RITROVATO LA SERENITÀ”), A MILANO DANNO AL CAPOLINEA ANCHE LA STORIA TRA MICHELLE HUNZIKER E NINO TRONCHETTI PROVERA - FATALE FU IL SEX-TAPE? DOPO SETTIMANE DI ROBANTE PASSIONE E PRIME PAGINE PATINATE, IL DECLINANTE STEFANO DE MARTINO (IL SUO "AFFARI TUOI" E' FINITO SOTTO "LA RUOTA DELLA FORTUNA") E CAROLINE TRONELLI SI SONO LASCIATI. DA UN MESE NON SI VEDONO PIÙ INSIEME IN PUBBLICO...

giulio berruti maria elena boschi

L’INIZIO DELLA STORIA TRA L’ONOREVOLE MARIA ELENA BOSCHI E GIULIO BERRUTI, DENTISTA-ATTORE, È STATO FELICE, ALLIETATO DI SGUARDI ADORANTI SOTTO I FLASH DI “CHI”. L’INTRECCIO È CONTINUATO PER CINQUE ANNI TRA QUADRETTI FAMILIARI LIALESCHI PIENI DI BUONA VOLONTÀ MA SEMPRE PIÙ CARICHI DI TENSIONI. SAPPIAMO CHE NON C'È PIÙ GRANDE DOLORE, A PARTE I CALCOLI RENALI, DI UN AMORE FALLITO. QUINDI, ANNUNCIAMO COL DOVUTO RISPETTO, CHE È SCESO DEFINITIVAMENTE IL SIPARIO SULLA COPPIA BOSCHI E BERRUTI. BUONA FORTUNA A TUTTI...

conte appendino taverna bettini fassino roberto fico lorusso

INVECE DI COMPORTARSI DA "LADY MACBETH DEI MURAZZI", QUALCHE ANIMA PIA RICORDI A CHIARA APPENDINO CHE DIVENTÒ SINDACA DI TORINO GRAZIE NON SOLO AI GRILLONZI MA SOPRATTUTTO ANCHE AI TANTI VOTI DEL CENTRODESTRA CHE, DETESTANDO FASSINO, VOTARONO LA SPILUNGONA - QUELLA MIRACOLATA DELLA APPENDINO SI DEVE SCIACQUARE LA BOCCA PRIMA DI PARLARE DI GOFFREDO BETTINI COME “IL MALE DEL M5S” PERCHÉ, COME DICE CONTE, MERITEREBBE “UN MONUMENTO”– LO SCAZZO CON LA TAVERNA CHE LE HA RICORDATO COME SE FOSSERO STATE IN VIGORE LE REGOLE DI GRILLO “LEI NON AVREBBE AVUTO CARICHE…”

cdp cassa depositi e prestiti giovanbattista fazzolari fabio barchiesi giorgia meloni giancarlo giorgetti dario scannapieco francesco soro

DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO PALAZZO CHIGI PER PASSARE DA AMATO E LETTA A TALE GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI, UN TIPINO CHE FINO AL 2018, RICOPRIVA IL RUOLO DI DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA ALLA REGIONE LAZIO? - CHE È SUCCESSO A CASSA DEPOSITI E PRESTITI (CDP), HOLDING PUBBLICA CHE GESTISCE I 300 MILIARDI DI RISPARMIO POSTALE DEGLI ITALIANI, PER RITROVARCI VICEDIRETTORE GENERALE, CON AMPIE DELEGHE, DAL PERSONALE E GLI INVESTIMENTI ALLA COMUNICAZIONE, IL 43ENNE FABIO BARCHIESI, CHE ORA ASSUME ANCHE LA CARICA DI AD DI CDP EQUITY, LA PIÙ IMPORTANTE SOCIETÀ DEL GRUPPO? - COME SI FA A RICOPRIRE DI RUOLI NEVRALGICI DI POTERE L’EX FISIOTERAPISTA DI MALAGO' CHE NON HA MAI RICOPERTO IL RUOLO DI AMMINISTRATORE NEMMENO NEL SUO CONDOMINIO, CHE BALBETTA UN INGLESE APPENA SCOLASTICO E HA ALLE SPALLE UNA LAUREA IN ECONOMIA OTTENUTA, PRESSO LA SELETTIVA UNIVERSITÀ TELEMATICA UNICUSANO, A CUI SI AGGIUNGE UNA CATTEDRA, A CONTRATTO, ALLA LINK, L’ILLUSTRISSIMA UNIVERSITÀ DI VINCENZO SCOTTI? - ALL’ANNUNCIO DELLA NUOVA CARICA DI BARCHIESI, LO SCONCERTO (EUFEMISMO) È PIOMBATO NELLE STANZE DEL MEF, PRIMO AZIONISTA DI CDP, MENTRE PER LE FONDAZIONI BANCARIE L’ULTIMA PRESA DI POTERE DEL DUPLEX FAZZO-BARCHIESI, IN SOLDONI, E' “IL PIÙ GROSSO SCANDALO POLITICO-FINANZIARIO MAI VISTO NEL BELPAESE...”

maurizio landini giorgia meloni

IL SESSISMO È NELLA CONVENIENZA DI CHI GUARDA – LA SINISTRA DIFENDE LANDINI CHE HA DEFINITO “CORTIGIANA” GIORGIA MELONI: PENSATE COSA SAREBBE SUCCESSO NEL "CAMPO LARGO" E NEI GIORNALI D'AREA SE L’AVESSE DETTO SALVINI DI UNA BOLDRINI QUALSIASI. AVREMMO AVUTO PAGINATE SUL SESSISMO DEL BIFOLCO PADANO. MA IL SEGRETARIO DELLA CGIL È "UN COMPAGNO CHE SBAGLIA", E ALLORA VA DIFESO: “È SOLO UN EQUIVOCO” – NON CHE LA DESTRA DIFETTI DI IPOCRISIA: GIORGIA MELONI SI INDIGNA PER "CORTIGIANA" EPPURE E' LA MIGLIORE ALLEATA DI TRUMP, UNO CHE SI VANTAVA DI "AFFERRARE TUTTE LE DONNE PER LA FICA”