bettini cafonalino

CAFONALINO! - DA RUTELLI A GIACHETTI, DA ORFINI A CARRARO FINO A ROMITI JR: AL TEMPIO DI ADRIANO E' RICICCIATO IL KINGMAKER DEGLI ULTIMI 3 SINDACI PD DI ROMA, "GOFFRY" BETTINI: “MARINO? FU SCELTO DA EPIFANI” (MA L’EX SINDACALISTA ASSUNSE LA GUIDA DEL NAZARENO UN MESE DOPO LE PRIMARIE: GOFFRE' NUN CE PROVA’)

Luciano Di Bacco per Dagospia

Daniele Di Mario per “www.iltempo.it”

rutelli  giachetti  e  bettini (2)rutelli giachetti e bettini (2)

 

Anche i migliori possono sbagliare. Anche Goffredo Bettini. Nel suo ultimo libro, La difficile stagione della sinistra - in uscita in libreria e presentato ieri al Tempio di Adriano in piazza di Pietra a Roma alla presenza di Francesco Rutelli e Matteo Orfini - il kingmaker degli ultimi tre sindaci di centrosinistra della Capitale, inciampa su Ignazio Marino.

 

Il chirurgo passerà alla storia come il più grande errore politico di Bettini, tanto geniale nell’inventare il «Modello Roma» con Francesco Rutelli prima e Walter Veltroni poi, quanto sfortunato nell’incappare nel Marziano in Panda rossa. Intendiamoci, Bettini nel suo libro non disconosce l’errore di puntare su Marino, ma dà una versione dei fatti che, in alcuni passaggi, collide con la realtà.

 

sandro gozisandro gozi

L’eurodeputato Dem racconta di aver conosciuto per la prima volta Ignazio nel 2006. Marino andò a trovarlo in ufficio su indicazione di Massimo D’Alema, che ne caldeggiava la candidatura in Parlamento. Il chirurgo si presentò «elegante, semplice nei modi, educato ai limiti dell’ossequioso; ma anche sicuro della sua autorevolezza professionale». «Un professore tra le nuvole», così Bettini bollò Marino.

 

Due anni senza ulteriori contatti, fino al 2008, anno congressuale. Goffredo non poteva sostenere né Pier Luigi Bersani né Dario Franceschini, così individuò proprio in Marino la «terza posizione» sulla quale convergere. E andò anche benino tanto che Bettini passò come l’ideologo della mozione Marino al congresso Dem. Il terzo incontro alla vigilia delle primarie per le comunali a Roma nel 2013. «Nel quadro dei nomi possibili confesso di aver sempre considerato quello di Ignazio Marino».

 

roberto morassutroberto morassut

Ed è a questo punto che Bettini viene rimandato in storia romana. Secondo lui, infatti, a decidere di candidare il chirurgo a primo cittadino della Capitale fu Guglielmo Epifani. «L’allora segretario nazionale Epifani - scrive Bettini - chiamò il professore e gli propose di affrontare la prova di Roma, in quanto secondo lui era la personalità più adatta. Io Marino l’avevo sempre visto come una carta vincente. Appoggiai questa candidatura di Epifani senza riserve».

 

Le date però dicono altro. Epifani divenne segretario pro tempore del Pd l’11 maggio del 2013 dopo la non vittoria di Bersani alle politiche e la debacle democratica sull’elezione del presidente della Repubblica che portò al Napolitano-bis e cessò il mandato il 15 dicembre 2013 in seguito alla schiacciante vittoria di Matteo Renzi. Le primarie del Pd a Roma si svolsero il 7 aprile 2013.

 

Delle due l’una: o Bettini ricorda male o Epifani già agiva da segretario Dem. Bersani infatti si dimise dalla guida del Nazareno solo il 20 aprile, due settimane dopo l’investitura di Marino.

rutelli  giachetti  e  bettini (1)rutelli giachetti e bettini (1)

 

E a caldeggiare la discesa in campo del chirurgo fu proprio Bettini, che considerava insufficienti le candidature di David Sassoli e Paolo Gentiloni e, dopo un tentativo di ipotizzare un coinvolgimento di Alfio Marchini (su cui oggi dice: «Non è mai stato di sinistra, sempre trasversale»), virò decisamente su Marino, costruendogli attorno un consenso vastissimo dagli zingarettiani ai popolari sotto la regìa bettiniana.

raffaele ranucciraffaele ranucci

 

Certo, nel libro Bettini dice di aver considerato vincente la carta Marino perché «in quel momento di antipolitica e di grillismo imperante consideravo Ignazio in grado di parlare a un elettorato sfiduciato, molto arrabbiato con Alemanno, ma ben poco entusiasta del Pd».

 

La storia racconta di un fallimento senza precedenti, riconosciuto dallo stesso Goffredo che ora getta la spugna: «Mi sono assunto le mie responsabilità. Quelli che come me lo hanno sostenuto come minimo non hanno previsto bene tutti i pericoli e gli elementi in campo». Non è poco per un kingmaker di professione.

 

piera detassispiera detassis

Bettino oggi volta pagina. Dice di non voler avere più niente a che fare con Roma. Paga dazio e salta un giro. Prova rammarico per amicizie compromesse a causa del suo sostegno al chirurgo (Raffaele Ranucci e Giuliano Ferrara) e non fa sconti a Marino sul Panda-gate e sulle spese con la carta di credito del Campidoglio:

roberto giachetti e goffredo bettini (2)roberto giachetti e goffredo bettini (2)

 

«Quando decidi di basare una parte fondamentale del tuo profilo sul rispetto delle regole, l’irrepresnibilità dei comportamenti e la censura degli altri, anche sulle più piccole imprecisioni, non ti puoi permettere nulla, sottolineo nulla che non corrisponda all’ideale integerrimo di condotta ideale e pubblica che proponi.

 

Non mi suonò il campanello d’allarme su Ignazio, che per confusione, disattenzione, superficialità, presunzione poteva essere caduto anche in passato in qualche contraddizione. Un’incoerenza che in seguito avrebbe pesato molto sulla sua immagine e tenuta».

 

pier giorgio romitipier giorgio romitipaolo taviani saluta goffredo bettini (2)paolo taviani saluta goffredo bettini (2)

Oggi Bettini vive a Bruxelles. A Roma torna pochissimo. Ne parla anche meno. Tanto vale accodarsi sul carro renziano e sostenere Roberto Giachetti: «Ha qualità particolari, può vincere». Il candidato sindaco Dem è stato in fin dei conti capo di gabinetto del «suo» Rutelli. Condanna di Marino, responsabilità su Epifani, evviva Giachetti. Così il kingmaker prova a ripartire.

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