QUANDO LA TESTA “RALLENTA” SONO GUAI – GLI SCIENZIATI HANNO IDENTIFICATO IL MECCANISMO CON CUI LA DEPRESSIONE RIDUCE L'ATTIVITÀ DEI NEURONI NELL'AREA DEL CERVELLO CHE REGOLA LE EMOZIONI E LA RISPOSTA ALLO STRESS, CHIAMATA “CORTECCIA PREFRONTALE MEDIALE” – LA RICERCA DEL NEUROSCIENCE INSTITUTE DELL'UNIVERSITÀ DI TORINO PERMETTE DI FARE UN PASSO IN AVANTI VERSO LA COMPRENSIONE DI UN DISTURBO CHE, SECONDO L'OMS, COLPISCE IL 5% DELLA POPOLAZIONE ADULTA GLOBALE…
(ANSA) - TORINO, 14 NOV - Identificato il meccanismo con cui la depressione riduce l'attività dei neuroni nell'area del cervello che regola le emozioni e la risposta allo stress, chiamata corteccia prefrontale mediale- Il risultato si deve alla ricerca pubblicata sulla rivista Scientific Reports e condotta in Italia, presso il Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi dell'Università di Torino.
Lo studio, condotto sui topi, sposta l'attenzione dai deficit serotoninergici ai deficit di attività neuronale nella corteccia prefrontale, permettendo così di fare un passo in avanti verso la comprensione di un disturbo che, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, colpisce il 5% della popolazione adulta globale.
I ricercatori hanno osservato che nelle cavie che sviluppano comportamenti depressivi dopo uno stress cronico, i neuroni piramidali dello strato 2/3 della corteccia prefrontale mostrano una minore eccitabilità e un maggiore adattamento della frequenza di scarica.
"Nelle cavie suscettibili allo stress cronico, i neuroni perdono parte della capacità di rispondere in modo sostenuto agli stimoli eccitatori", osserva Anita Maria Rominto, prima autrice dello studio. "Questo deficit potrebbe rappresentare una base cellulare della ridotta attività prefrontale osservata nei pazienti depressi".
L'analisi elettrofisiologica indica che la minore eccitabilità è legata all'iperattività dei canali del potassio K+, responsabili del controllo del ritmo di scarica. Sono stati rilevati un innalzamento della soglia di attivazione e una più marcata iperpolarizzazione postuma, condizioni che ostacolano la generazione di potenziali d'azione.
"L'iperattività di specifici canali K+ potrebbe contribuire alla disfunzione prefrontale nella depressione", aggiungono Filippo Tempia ed Eriola Hoxha, ultimi autori della ricerca. "Comprendere questo meccanismo apre nuove prospettive terapeutiche". I nuovi dati forniscono una base biologica che potrebbe spiegare tali effetti e indicano nei canali del potassio potenziali bersagli farmacologici.



